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Italia. Per “loro” 19 miliardi di dividendi. Per “noi” solo austerity e recessione

Continuano a raccontarci che l’Italia è in recessione, che la stagnazione economica influirà pesantemente sulla prossima Legge di Stabilità, che i salari sono troppo alti, che le famiglie vivono troppo al di sopra delle proprie possibilità, che conti pubblici vanno tagliati etc. etc. Eppure dal mondo delle blue chip (le azioni quotate in Borsa) arrivano dati del tutto diverso. Si parla di dividendi da distribuire agli azionisti per ben 19 miliardi di euro. Dopo avere chiuso il 2018 in profondo rosso, i dividendi distribuiti agli azionisti da inizio anno sono in deciso rialzo: +14%. Nonostante ci martellino tutti i giorni sulla disgraziata economia italiana, qualcuno ci sta guadagnando e di brutto. Milano infatti risulta la migliore Borsa d’Europa, facendo segnare nuovi massimi di periodo.

Il Corriere della Sera riferisce che “limitando lo sguardo alle sole blue chip, nelle tasche degli investitori entreranno circa 19 miliardi di euro, pari a un rendimento che sfiora il 4%. Cifra a cui si dovrebbe aggiungere l’impatto dei buyback (riacquisti di azioni proprie) nel corso dell’anno, che potrebbe valere altri 3 miliardi”.

Le pagine economiche del Corriere hanno messo in rassegna i 40 titoli dell’indice Ftse Mib e li ha confrontati con i rendimenti delle principali scadenze dei Btp (i titoli di Stato), ossia degli investimenti a basso rischio.

In cima alla lista dei generosi dividendi agli azionisti c’è il fondo di investimento Azimut (1) che, nonostante un rialzo del 44% da gennaio ad oggi, promette ancora una rendimento del 10,9%, grazie a una cedola di 1,5 euro pagata per tre quarti in contanti e il rimanente attraverso azioni proprie della società. Sul secondo gradino c’è il gruppo Intesa Sanpaolo, che ha annunciato un dividendo di poco meno di 0,20 euro, pari a uno yield (rapporto tra dividendo e prezzo) di circa il 10%. Seguono ancora gruppi bancari/finanziari come UnipolSai, Generali, Banca Generali.

Il primo gruppo non finanziario della classifica è l’Eni. Che distribuirà ai suoi azionisti una cedola di 86 centesimi, pari a una crescita del 3,6% sull’anno precedente e corrispondente a uno yield che sfiora il 6%, a cui vanno aggiunti i benefici di un piano acquisto di azioni proprie: 400 milioni di euro per il 2019 e altri 400 l’anno per i successivi, con uno scenario del prezzo del petrolio Brent tra oscilla tra 60 e i 65 dollari al barile. Una cifra che salirebbe a800 milioni, qualora il prezzo del petrolio superasse questo livello.

Insomma quando qualcuno porrà la solita, ipocrita, domanda: ma dove prendiamo i soldi? La risposta è semplice: lì dove stanno!!

(1) Il Fondo Comune di Investimento Azimut gestisce i seguenti fondi: Azimut Reddito USA, Azimut Trend Tassi, Azimut Solidity, Azimut Scudo, Azimut Dinamico, F1 Absolute, Formula Target 2017, Azimut Strategic Trend, Azimut Trend America, Azimut Trend Europa, Azimut Trend Pacifico, Azimut Trend e Azimut Trend Italia.

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