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Ricchi e poveri, analizzare senza voler capire

Nel numero 606 di “Le Scienze”, febbraio 2019, sono stati dedicati quattro articoli sulla disuguaglianza, le cause e le conseguenze, scritti tutti da studiosi statunitensi.

Tre articoli affrontano le conseguenze delle diseguaglianze, ma sono poco significativi, perché, senza tante analisi, è chiaro che la povertà e l’arroganza della ricchezza (in USA, ma non solo) comportano ricadute negative sulla salute pubblica e sull’ambiente, e soluzioni che si basino solo sulla tecnologia rischiano di aggravare i problemi.

E’ però interessante l’articolo “Un’economia truccata” di J.E. Stiglitz, professore e premio Nobel  per l’economia del 2001 ed esponente della componente “Roosveltiana”, il quale descrive chiaramente le storture del modello neo-liberista statunitense, che è poi visto come riferimento anche dai governi europei, tutti a cominciare da quelli sovranisti/razzisti.

L’economia USA è per l’autore esplicitamente un’economia truccata, tutta impostata a favore dei ricchi (sempre più pochi e sempre più ricchi), in un paese che ha il primato della spesa militare più alta al mondo – è pari a quella complessiva delle prime dieci nazioni che la seguono – con la spesa sanitaria pro capite più elevata ma con l’aspettativa di vita più bassa del mondo occidentale, con il falso sogno americano delle opportunità di scalata sociale dal basso ma presentato quale luogo comune, con lo 0,1% più ricco che ha quadruplicato i redditi negli ultimi 40 anni mentre l’1% più ricco lo ha raddoppiato, e il 90% della restante popolazione USA si è impoverita falcidiando la “classe media”.

Il tono del disequilibrio economico è dimostrato dal fatto che solo tre (3) statunitensi posseggano la ricchezza del 50% più povero negli USA, in un quadro dove il 50% della popolazione a stento può far fronte a bisogni basilari e dove si può scivolare rapidamente nella povertà a causa di problemi di cure sanitarie da sostenere.

L’analisi si dilunga su come le leggi siano fatte tutte a favore dei ricchi e come la democrazia sia manipolata da loro, che con i loro soldi ne guidano l’azione.

L’elenco delle storture dell’economia USA, in cui le banche (e i banchieri dai stratosferici guadagni, anche quando le fanno fallire) vengono stigmatizzate, per la mancanza o la rimozione di regole che riportino controllo ed equilibrio.

L’articolo finisce con una serie di indicazioni/proposte che l’autore sa già essere considerate utopiche (ci diranno che non possiamo permettercele):

– controllo e limite del finanziamento ai partiti,

– esclusione dello scambio/assunzione di funzionari nelle autorità di regolazione e pubbliche da settori privati,

– tassazione progressiva,

– istruzione pubblica finanziata dallo stato, comprese le università,

– leggi anti monopolistiche,

– leggi a difesa dei lavoratori,

– leggi contro la discriminazione,

– leggi sulle successioni ereditarie.

Le soluzioni proposte da Stiglitz, al di là del merito, mostrano come l’autore sia intriso dei valori “americani” impedendogli di argomentare, quindi pensare, come i ricchi, egoisti e avidi (tranne poche mosche bianche), conducano una guerra (di classe) assoluta per mantenere i propri privilegi, anche a scapito di un crollo generale della società americana, senza assolutamente mettere in dubbio il valore del “libero mercato” e senza proporre un drastico taglio delle spese militari (pur evidenziato) escludendolo dalle possibili soluzioni alle storture, in un quadro in cui l’autore si illude sulla democrazia USA, però messa in dubbio da diseguaglianze che potrebbero portare le masse ad affidarsi a demagoghi.

L’autore non immagina neppure che la diseguaglianza sia dovuta al sistema elettorale USA (maggioritario sorto 250 anni fa dal sistema congregazionale delle chiese protestanti) la cui soluzione democratica è solo con un sistema elettorale proporzionale, non propone un sistema di welfare pubblico (istruzione, sanità, previdenza) e cosa più importante non propone di mettere un limite alla proprietà privata.

E’ perciò illusorio aspettarci un’azione contro le diseguaglianze, a cominciare da quelle economiche, dai roosveltiani USA o dai social democratici nostrani, tra l’altro quaquaraquà come Zingaretti che appena eletto segretario del PD si è dichiarato per la mega speculazione (Sì) TAV Torino-Lione.

C’è una risposta a tutto questo? La sinistra riesce a unirsi e smettere ogn’uno di sollevare la sua inutile bandierina? Riesce la sinistra a dire chiaramente che neo-liberismo, USA, UE e Nato sono i nostri nemici che dobbiamo respingere con tutta la forza e la chiarezza possibile?

La vera lotta alla diseguaglianza, per me, è possibile solo se si riparte dal basso, da rivendicazioni concrete del territorio in cui si vive e con chi ci sta senza bandierine inutili.

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