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Debito pubblico, il re delle fake news

Un editoriale da Teleborsa, testata economica specializzata, a firma del solito, impagabile, Guido Salerno Aletta. Stavolta è sotto esame il ricorrente “allarme per il debito pubblico fuori controllo”.

Anche ad un profano verrebbe in mente la domanda: ma diavolo, sono venti anni che i governi ci massacrano di tagli ai servizi essenziali, aumenti delle tasse in busta paga (locali, per non prendersene la responsabilità), blocco della assunzioni e degli stipendi nella pubblica amministrazione (poliziotti e militari esclusi, ci mancherebbe…), ecc, e ancora ci troviamo davanti a un “debito pubblico fuori controllo”?

In effetti c’è qualcosa che non quadra. Soprattutto nell’informazione che dà questo tipo di notizie, univocamente dedicata a favorire ulteriori giri di vite per nutrire – in modo equanime – mercati finanziari ed interesse tedeschi.

L’analisi, necessariamente un po’ tecnica e matematica, scopre il trucco. Che è poi abbastanza grossolano: basta prendere i periodi in modo tale da tagliare quelli “positivi” ed enfatizzare quelli “negativi”, tacere sui normali movimenti di conto sottostanti ai numeri… ed il gioco è fatto.

Quando vi dicono che il “debito pubblico è fuori controllo”, ricordatevelo, vogliono svuotarvi le tasche.

Come scriveva il vecchio saggio: “Il debito pubblico, ossia l’alienazione dello Stato – dispotico, costituzionale o repubblicano che sia – imprime il suo marchio all’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è… il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita”. 

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Bibitari & Bufalari

Le verità fuorvianti sul debito pubblico fuori controllo.teleborsa,

Gira in rete, in questi giorni, l’allarme per l’andamento fuori controllo del debito pubblico italiano.

Ecco la notizia: “secondo i dati Unimpresa, è aumentato di 71 miliardi al ritmo di 6 miliardi al mese con un incremento del 3,1%; nei dodici mesi precedenti era cresciuto della metà, ovvero 35 miliardi annui, circa 3 miliardi al mese, con un incremento dell’1,5%“.

Finta costernazione per i destini dell’Italia, e malcelato gaudio per i tifosi dell’opposizione.
Ci siamo abituati: ogni dato deve essere controllato, ma non con riferimento alla tale o talaltra organizzazione che ha elaborato i dati, ma andando direttamente alle
fonti ufficiali: per il debito pubblico, alle pubblicazioni di Banca d’Italia, “Finanza pubblica: Fabbisogno e Debito“.
Una domanda, incuriosisce: ma perché mai non si fanno i conti del 2018, rispetto al 2017, contando i mesi da gennaio a dicembre di ciascun anno, ed invece stavolta si contano i dodici mesi partendo da febbraio del 2018 per arrivare al gennaio 2019?

Qui, vi anticipiamo la risposta…

A gennaio scorso, è successo di tutto: sui mercati finanziari c’era il terrore che la Fed alzasse ancora i tassi di interesse facendo crollare il mercato del debito denominato in dollari. Tutti si sono riversati sui titoli sicuri, ed il Tesoro ne ha approfittato.

La verità, dunque, è che il debito non è affatto fuori controllo, e che il Tesoro invece ha fatto man bassa di capitali sul mercato finanziario, mettendo tutto a riserva presso la Banca d’Italia.

Spiegare che cosa è successo, è assai semplice.

Il Tesoro si indebita sul mercato per finanziare la quota delle spese che non è coperta dalle entrate: è il “fabbisogno di cassa”, che equivale al deficit delle entrate. Ovvio, no?

Accade però che il profilo annuo dei versamenti delle tasse da parte dei contribuenti e l’andamento delle spese mensili non siano assolutamente costanti: le entrate e le spese si concentrano in alcuni mesi dell’anno. Anche questo è risaputo.

Accade, infine, che anche i rinnovi dei titoli emessi in precedenza e le nuove emissioni non siano mai allineate con i fabbisogni mensili.

Il Tesoro intrattiene quindi un Conto di Tesoreria presso la Banca d’Italia: una sorta di salvadanaio, a cui fa affluire le risorse che non servono per fare fronte al fabbisogno mensile.

Vediamo i numeri, tirati giù dal Bollettino “Finanza pubblica: fabbisogno e debito” pubblicato dalla Banca d’Italia. Già il titolo conferma che bisogna guardare a due fenomeni diversi.

Il fabbisogno delle Pubbliche Amministrazioni è stato di 62 miliardi di euro nel 2017 e di 42 miliardi nel 2018. Nessun aumento del deficit di cassa, dunque; anzi, c’è stata una riduzione di 20 miliardi netti tra il 2018 ed il 2017.

Il debito pubblico, che tiene conto delle disponibilità liquide del Tesoro presso la Banca d’Italia, è passato dai 2.263 miliardi di fine 2017 ai 2.317 miliardi di fine 2018: è aumentato dunque di 54 miliardi, di cui 42 sono serviti per coprire il fabbisogno. Le disponibilità liquide sono passate dai 7 miliardi di fine 2017 ai 32 miliardi di fine 2018: il salvadanaio del Tesoro ha accumulato ben 25 miliardi di scorta.

Andiamo a vedere che cosa è successo nel mese di gennaio 2019: il debito pubblico è schizzato, passando dai 2.317 miliardi di fine dicembre 2018 ai 2.357 miliardi di euro. Una botta da 40 miliardi secchi, in un mese solo.

Che cosa è successo?

Il Salvadanaio si è gonfiato ancora passando dai 32 miliardi di fine dicembre a 62 miliardi di fine gennaio: sono loro, esattamente i 40 miliardi di maggior debito, che sono andati ad incrementare la scorta di cassa del Tesoro.

A gennaio, il mondo finanziario era terrorizzato per il comportamento della Fed americana: un ulteriore aumento dei tassi avrebbe creato seri problemi a chi ha accumulato debiti in dollari, provocando default sistemici. Anche Donald Trump si era infuriato.

Meglio correre a comprare titoli di Stato italiani: ed il Tesoro ne ha approfittato.

La notizia è vera, ma le considerazioni ed i calcoli effettuati in conseguenza sono assolutamente fuorvianti: il Tesoro, oggi, ha in cassa 75 miliardi di euro di scorta, una somma enormemente superiore al deficit del 2019.

Le finte verità sul debito pubblico fuori controllo.

Bibitari & Bufalari.

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