Il governo greco guidato da Alexis Tsipras è stato obbligato dall’Unione Europea a cambiare la legge che difendeva, in una certa misura, i proprietari della casa di abitazione dal pignoramento. La Ue ha preteso che questi restassero senza tutela, quindi immediatamente sfrattabili.
In cambio Tsipras ha ottenuto un miliardo di euro in finanziamenti che era comunque “dovuto” alla Grecia in virtù dei dolorosissimi accordi sottoscritti con una pistola puntata alla tempia (si poteva evitarlo, ma questa è un’altra discussione).
Indignazione sacrosanta per la fellonia di Tsipras e la crudeltà di Bruxelles, ma restava inevasa la domanda: che cavolo gliene frega alla Ue se i mutuatari impossibilitati a pagare le rate (capita spesso a chi perde il lavoro) devono uscire subito di casa oppure dopo un po’? Cosa gliene viene da quattro catapecchie abitate da lavoratori ora disoccupati?
La risposta arriva da una seconda pressione dell’Unione Europea, e in particolare della Bce, che costringe le banche a svalutare i propri Npl (non performing loans, ossia prestiti che “fanno fatica” a essere restituiti o restano iscritti a bilancio anche se tutti sanno che non torneranno mai).
Due mondi in teoria lontani – i mutuatari e le banche – che però si incrociano spesso “sul mercato”.
L’interesse Ue per le due “riforme” richiede una spiegazione un po’ più informata sui fatti, che ci fornisce l’attento Giuseppe Masala.
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Partita a scacchi sugli NPL
Anche su quotidiani generalmente filo-europoidi leggo articoli sdegnati sul fatto che la BCE (via raccomandazione della Commissione) si rifiuta di conferire al governo greco un miliardo di euro che gli è dovuto, se prima non verrà cancellata la legge che protegge dai creditori le prime case dei debitori perché troppo generosa nei confronti dei proprietari in bancarotta.
In realtà il gioco della UE è molto, ma molto, più sporco di quanto appaia. Questi signori muovono le pedine della scacchiera lasciando intravvedere le singole mosse senza far vedere il disegno generale. La partita è questa:
Mossa I°:
La BCE impone regole stringenti sugli NPL (crediti inesigibili + incagli) costringendo le banche dei paesi in difficoltà a vendere per un tozzo di pane (le banche italiane in qualche caso sono state costrette a sbarazzarsene anche a meno di 0,20 cent. per ogni euro di valore nominale, sebbene i crediti siano generalmente sostenuti da ipoteca su immobili e quindi hanno come sottostante un valore reale tangibile):
Mossa II*
L’Eurogruppo chiede di modificare le regole a garanzia dei debitori in bancarotta per facilitare la vendita all’incanto degli immobili dati in garanzia. Voi capite che un titolo cartolarizzato (perché parlo di titoli cartolarizzati lo dirò al punto successivo) costruito su NPL vale di più se gli immobili in garanzia agli NPL sono sgomberati da umani che vi abitano. Eviti contenziosi, perdite di tempo e via discorrendo…
Mossa III* (che unisce Mossa I* e Mossa II*). Scacco Matto.
A) Il Consiglio Europeo inizia le trattative con il Parlamento Europeo per una Direttiva (vedi l’immagine in apertura) che obblighi le banche (soprattutto dei paesi in difficoltà, e dunque anche esse in difficoltà) a vendere gli NPL (ovviamente per un tozzo di pane);
B) Il Consiglio Europeo propone di istituire dei mercati secondari per gli NPL o meglio, per dei titoli cartolarizzati basati su degli NPL (vedi immagine di fianco).
Risultato Finale:
1) Le banche del territorio dei paesi in difficoltà vengono costrette a cedere a prezzi stracciati i loro portafogli crediti;
2) I grandi squali delle entità finanziarie apolidi li acquistano per un tozzo di pane;
3) Grazie al cambio delle regole sulle garanzie a tutela dei debitori in bancarotta riescono ad escutere i beni ipotecati facilmente e senza perdere troppo tempo
4) I loro titoli basati sugli NPL e quotati nel mercato secondario proposto dal Consiglio Europeo guadagnano di valore e vengono liquidati con guadagni stellari.
Questa per sommi capi mi pare la situazione. All’Entità di Bruxelles gli interessa nulla delle banche del territorio che verranno (e già vengono) spennate, gli frega ancora meno dei diritti dei debitori che finiscono magari sotto un ponte.
Gli interessa la grande finanza internazionale e gli fa fare profitti stellari sulla pelle delle economie reali dei territori.
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Paolo De Marco
Peccato che lo Stato non coglie l’opportunità per rilanciare la politica dell’alloggio sociale procedendo anche al consolidamento del bilancio della banche. Ad esempio, creando una società pubblica per il rilancio delle case popolari con l’appoggio iniziale della Cassa di depositi e prestiti. Questa società pubblica comprerebbe le case svendute dalle banche. Dopodiché senza sfrattare la gente si ristrutturerebbe il debito dei focolari, incluso con gli aiuti assistenziali statali in materia. L’operazione diventerebbe cosi sostenibile dal punto di vista etico-politico e finanziario.
Paolo De Marco