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La Cina vola, l’Occidente arranca

Anche questa volta i reazionari di tutto il mondo devono rimandare le loro sicure previsioni di crollo e implosione della Cina. Alle 4 di questa notte sono usciti i dati del Pil del primo trimestre: 6.4% contro previsioni del 6.3%.

In queste settimane tutti i siti dell’informazione ufficiali, nonché le dichiarazioni di Fed e Bce parlavano di crisi globale dovuta al rallentamento cinese.

Ebbene, a marzo la produzione industriale cinese ha avuto un balzo dell’8.5% annuo, contro previsioni che non superavano il 5.9%, il maggiore incremento degli ultimi 5 anni.

Interessanti i sottoindici: il manifatturiero fa +9%, il minerario il 4.6% (contro stime dello 0.3%), i trasporti 13.6%, i macchinari +15.2% contro stime dell’8%. Le vendite al dettaglio salgono dell’8.7% contro stime dell’8.2% Ottime performance anche per il cemento e i materiali da costruzione.

Secondo il National Bureau of Statistics i dati risentono degli stimoli fiscali varati dal Governo tra il 24 dicembre e il 6 marzo, che Reuters stima pari a 5.800 mila miliardi di yuan; ossia 850 miliardi di dollari, di cui 150 miliardi di investimenti infrastrutturali.

Analisti che vivono in Cina avevano previsto a gennaio che il taglio delle tasse ai lavoratori cinesi, pari a 200 miliardi di dollari, avrebbe avuto un impatto su auto e immobiliare, perché in Cina vige il costume per cui, se ti vuoi sposare, devi avere la casa e l’auto.

Ieri era uscito il dato della produzione industriale Usa, in calo mese su mese dello 0.1% contro attese del + 0.2%.

Siamo dunque in presenza di una forte divaricazione tra Cina e Occidente, sia nella tendenza che nelle dimensioni.

La preoccupazione di Trump è ora che la Fed abbassi i tassi di interesse per far schizzare Wall Street di altri 5 mila punti. Asset inflation, carta finanziaria contro stimoli fiscali all’economia reale.

In Cina si stimola l’acquisto di case mentre solo a Los Angeles, a detta dell’artista Cher, ci sono 50 mila homeless.

Il contributo dei consumi interni al pil cinese, nel primo trimestre, è pari al 65%; ma è molto probabile che nei prossimi mesi questo rapporto salga ancora. Gli è che i lavoratori cinesi sono in attesa di capire a quanto ammonta in un anno la riduzione fiscale applicata alle loro buste paga: quando avranno certezza aumenteranno gli acquisti in una misura ancora più forte.

Il 1° ottobre si festeggia il 70° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare. Non sono escluse altre clamorose decisioni, tra cui aumenti salariali e riduzioni di orari di lavoro, di cui abbiamo precedentemente dato conto.

La rifocalizzazione dell’economia cinese sulla domanda interna, iniziata nel 2008 con la legge sul lavoro – che spostava l’obbiettivo dell’estrazione di valore dal pluslavoro assoluto al pluslavoro relativo – ha ormai segnato la traiettoria dell’economia cinese, diversamente dall’Occidente. Segno che a marzo l’import di beni di consumo è salito del 10.5%.

Focalizzarsi sulla domanda interna rende la Cina al riparo dalla crisi mondiale. Lo stesso non si può dire dalle nostre parti.

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