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Renault e Nissan scaricano la Fiat

Il “campione europeo” dell’auto muore prima di cominciare a combattere. Fiat Chrysler Automobiles (Fca) ha ritirato la sua proposta di matrimonio a Renault perché in Francia “mancano le condizioni politiche”. Ma il comunicato ufficiale che annuncia la rottura non è naturalmente oro colato.

Il cda presieduto da John Elkann, tenuto a Londra, è stato molto lungo, circa sei ore. Renault, poco prima, aveva fatto sapere di non aver potuto “prendere una decisione a causa della richiesta manifestata da rappresentanti dello stato francese di posticipare il voto ad un altro consiglio”.

Quindi la narrazione implicita sarebbe quella solita: uno Stato che si “impiccia” di questioni economiche e produttive che sarebbe invece meglio lasciare agli “intenditori”, ossia le imprese totalmente private (quelle che, come Fiat dalla fondazione ad oggi, dallo Stato pretende solo aiuti diretti e scelte infrastrutturali fatte su misura).

Le cronache del tempestoso cda di Renault sono però un po’ più complesse. Contro la proposta di fusione ha voato certamente il consigliere rappresentante dell’Eliseo (lo Stato francese detiene il 15% delle azioni), oltre al consigliere espresso dai sindacati, evidentemente preoccupati dei prevedibili tagli occupazionali che risulterebbero da una fusione tra due produttori con innumerevoli sovrapposizione di modelli negli stessi segmenti di mercato (utilitarie, compatte, city car, berline medie e station wagon, soprattutto).

Ma va segnalata anche l’astensione del consigliere in quota Nissan, colosso giapponese impegnato come molti altri produttori nella sfida tecnologica per riconvertire l’auto dal motore a scoppio ad altro tipo di trazione.

E proprio l’arretratezza tecnologica di Fiat-Fca sarebbe il vero buco nero che ha sconsigliato francesi e giapponesi dall’andare a nozze con casa Agnelli. Lo afferma apertamente il Wall Street Journal, secondo cui i due rappresentanti del colosso giapponese avrebbero ritirato il loro appoggio alla proposta di fusione; minacciando implicitamente di abbandonare, nel prossimo futuro, l’alleanza con Renault.

Di fatto, la conferma è arrivata dal ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire: “Un accordo era stato raggiunto su tre delle quattro condizioni. Restava di ottenere il supporto esplicito di Nissan”. Che non è arrivato…

A ben guardare, in effetti, la galassia Fca ha ancora qualche asso da calare soprattutto nel segmento delle quattro ruote motrici, grazie all’integrazione del marchio Jeep. Ma, anche qui, si tratta di tecnologia “matura”, non più implementata da decenni. Mentre in questo comparto è proprio Nissan a poter vantare un’esperienza pluridecennale.

Che sia questa la vera motivazione emerge indirettamente anche dalle dichiarazioni del ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire. “Non appena questa offerta è stata fatta, il governo, azionista al 15,1% di Renault, l’ha accolta con apertura e ha lavorato in modo costruttivo con tutte le parti interessate”. Ma fin dall’inizio era stato chiaro: le nozze non si celebreranno “a qualsiasi condizione”. Anche perché, secondo lo schema proposto da Fca, la quota azionaria dello stato francese sarebbe scesa al 7,5%, che non consente alcuna “minoranza di controllo”.

Se si mettono insieme i tre interessi (stato francese, sindacati, giapponesi) si vede che per tutti Fiat-Fca è il peggior partner possibile: non porta tecnologie d’avanguardia, costringe a tagliare drasticamente l’occupazione (per eccesso di sovrapposizioni) e a ridurre i salari al livello italiano (i più bassi dell’Europa industrializzata).

Un po’ troppi difetti, per renderla una sposa desiderabile…

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1 Commento


  • Walter

    Va pure aggiunto che FCA, pur non apportando alcun valore aggiunto alla fusione, pretendeva di avere la maggioranza in cda, scontrandosi così con la stessa aspettativa da parte di Nissan-Renault. Elkan, allievo di Marchionne, voleva tutto senza dare nulla in cambio…
    E da buon allievo di Marchionne non ha perso l’occasione per assestare un colpo al sindacalismo francese, reo di non sottoscrivere supinamente tutti i desiderata degli industriali ultraliberisti. Un assist a Macron in tempi di gilets jeunes

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