I nostri media non se ne sono accorti neanche, ma la crisi comincia a manguarsi la mitica coesione sociale germanica. Al massimo riportano, quasi controvoglia e comunque a voce bassa, che ci sono dei dati economici negativi, però tranquilli, vedrete che si riprenderanno presto perché loro non hanno praticamente debito pubblico…
Il problema è che il debito pubblico non c’entra una mazza (bisognerebbe semmai vedere come stanno messi anche altri indicatori strutturali), mentre il modello economico sì. E il modello imposto dalla Germania a tutta Europa è un modello orientato alle esportazioni, con bassi salari e precarietà contrattuale (e a doppio mercatodel lavoro, da una parte i contrattualizzati, dall’altra i mini-jobs).
Solo che con la fine della globalizzazione quel modello non regge più. E ora pagano anche loro.
Qualcuno si dirà: “vabbeh, però i marchi di lusso reggono…”
Sbagliata pure questa. Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa tedesca la storica casa automobilistica Bmw avrebbe in programma di tagliare fino a 6mila posti di lavoro entro il 2022, nell’ambito di un nuovo importante programma di ristrutturazione dei costi che verrà svelato solo a dicembre.
Siccome la Bmw ha delocalizzato poco, per mantenere la proverbiale qualità delle proprie vetture, i licenziamenti dovrebbero interessare principalmente gli impianti situati in Germania, in particolare quello principale di Monaco di Baviera (Bmw, del resto, è l’acronimo di Bayerische Motor Wagen). Ovvero il cuore dell’azienda, come una volta Mirafiori per la Fiat…
L’obiettivo è il solito: risparmiare risorse per contrastare il forte calo delle vendite registrato dall’intero settore automobilistico in Europa negli ultimi mesi, riducendo i costi per quasi 12 miliardi di euro.
La ristrutturazione in ballo è comunque gigantesca, perché si sono accorti soltanto ora di essere in grave ritardo per l’auto elettrica e dunque hanno deciso di anticipare al 2023 l’obiettivo di avere almeno 25 modelli elettrici da presentare sul mercato e almeno un milione di auto di questo tipo vendute.
Inutile dire che la Borsa ha apprezzato la notizia, facendo salire le quotazioni azionarie, il sindacato Ig-Metall forse meno. Ma se hai fatto fin qui una politica filo-padronale e “europeista” (cioè nazionalista, visto il ruolo di Berlino nella Ue), non puoi mica lamentartene troppo…
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