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Lavoratori e pensionati dovrebbero impugnare la clava della “rognosa” questione fiscale

I capitali finanziari e le rendite immobiliari pagano molte meno imposte di un lavoratore o di un pensionato. Possibile? Si, anzi vero.

Una sala inaspettatamente gremita di lavoratori ha accolto due giorni fa il convegno dell’Usb su “Fisco: giustizia sociale o aumento delle disuguaglianze sociali?

Il convegno è stata l’occasione per l’Usb  di illustrare le proprie proposte  su una materia strategica, dirimente e di classe come quella fiscale,  per cercare di riavvicinarla al dettato costituzionale invece che alle logiche liberiste e alle minacce di appesantirne ancora gli effetti antipopolari ed a favore dei ricchi.

Il dibattito ha visto gli interventi  del prof. Luciano Vasapollo (Sapienza univ. Roma – Dir. Scientifico CESTES – Centro studi USB) dell’avv. Carlo Guglielmi del “Forum Diritti Lavoro”, del dott. Walter Paternesi Ricercatore universitario  in Economia Politica e i contributi dell’autorità politica con la prof.ssa Maria  Cecilia Guerra Sottosegretario al MEF e l’Onorevole Stefano Fassina che hanno ulteriormente  arricchito il confronto.


Ma quali sono le proposte che l’Usb intende mettere sul piatto e nell’agenda politica? Innanzitutto l’abolizione dell’IVA sui beni di prima necessità,  una forte progressività  dell’imposta  e una patrimoniale  sulle grandi ricchezze. Si tratta, come si dice, del minimo sindacale attorno alle quali costruire  un sistema fiscale redistributivo  e socialmente equo.

La forte partecipazione al Convegno costituisce un ottimo viatico per allargare tra i lavoratori  e nel Paese la discussione  su un sistema fiscale davvero  progressivo.

“E’ paradossale che la polemica anti tasse abbia prodotto nel corso degli anni uno sbilanciamento della tassazione a favore delle società di capitali riducendo la tassazione di quest’ultime (dal 50% del 1974 all’attuale 24%realizzando per le imposte sulla società nei fatti una flat tax) ed invertendo la tendenza a recepire nella legislazione il principio della progressività dell’imposta” ha detto nella relazione introduttiva Alessandro Giannelli dell’Usb. “Per quel che riguarda l’Irpef, se confrontiamo le 32 aliquote della riforma fiscale del 1974 con una progressività che andava dallo scaglione più basso con un’aliquota del 10%  a quello più alto del 72%,con le attuali 5 aliquote che vanno dal 23% al 43%,abbiamo una rappresentazione plastica di questa tendenza”.

Qui potete leggere e scaricare il testo completo della relazione introduttiva curata da Alessandro Giannelli dell’Usb

A sostegno di questa analisi, abbiamo provato a sistematizzare i dati sul prelievo fiscale dovuto alle imposte dirette e indirette. Si conferma che a portarne il carico non sono i capitali né le imprese, ma lavoratori, pensionati e “consumatori”. Fatti i conti questo è il quadro che emerge.

 

 

2018

(miliardi di euro)

2019*

(miliardi di euro)

Irpef (salari e pensioni) 187.457 189.757
Ires  (imprese) 32.646 32.432
Isos (capitali) 8.133 8.036
Imu/Tasi (immobili) 17.330 17.367
Addizionali locali Irpef 16.467 15.874
Iva 133.433 135.578
Accise su benzina, gas, elettricità 31.591 31.744
Irap (imprese) 25.009 24.684

(*)Valore acquisito a settembre 2019, ipotizzando per i restanti mesi dell’anno un gettito pari a quello dei corrispondenti mesi del 2018.

(Dati del Ministero Economia e Finanze)

Le imposte che sono aumentate rispetto allo scorso anno, nonostante la recessione conclamata, sono state l’Irpef (su stipendi e pensioni), l’Iva (che colpisce i consumi senza alcuna progressività) e, più lievemente l’Imu (sugli immobili).

Le imposte su imprese e capitali (Ires e Isos), anche a livello locale (Irap) sono invece diminuite.

Difficile da spiegare la diminuzione degli importi delle addizionali locali dell’Irpef visto che gli importi nazionali dell’Irpef sono invece aumentati. Può essere che alcuni comuni e regioni abbiano deciso di abbassarle, ma visto così il dato appare incongruente.

Sono aumentati invece gli importi delle accise su benzina, gas e luce. In particolare quelle sul gas e l’energia elettrica, quasi ferme quelle sulla benzina.

Nel loro complesso le imposte dirette sono passate dai 247 miliardi e rotti del 2018 a 249 miliardi nel 2019, le imposte indirette sono passate dai 522 miliardi del 2018 ai 524 del 2019, quasi quattro miliardi in più di imposte caricate soprattutto su Irpef (salari e pensioni) e Iva (consumi).

Se andiamo a vedere i dati, con una ricchezza privata di 9.743 milliardi di euro, costituita al 95% da ricchezza finanziaria e immobiliare, dai profitti su attività finanziarie e immobili,  oggi si ricavano solo più o meno 25 miliardi di imposte.

E allora di cosa stiamo parlando? Lasciare le cose come stanno o, peggio ancora, introducendo la Flat Tax, questa insopportabile disuguaglianza sociale non può che aumentare. E noi invece vogliamo ridurla, con ogni mezzo necessario.

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