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Stretta del Fisco sugli appalti, gli imprenditori piangono

Questo articolo di Leo Essen merita una brevissima introduzione. In parte perché è scritto in linguaggio abbastanza “tecnico”, in parte perché – in questo Paese, dove nessuno fa la sua parte e tutti pensano di poter coprire qualsiasi ruolo – conclude in modo paradossale un ragionamento lineare.

E’ vero infatti che “lo Stato è ormai soltanto un Sostituto di imposta che lavora per conto terzi; che i veri enti di riscossione si trovano oltralpe”. Ossia che il sopra-governo dell’Unione Europea ha assunto in proprio la decisione sulle politiche economiche e fiscali nazionali, e che buona parte della ricchezza raccolta e trattenuta dallo Stato finisce a finanziare “enti” che poi non restituiscono nulla – sotto qualsiasi forma (investimenti, welfare, servizi vari, ecc) – alla popolazione che l’ha materialmente creata.

Ed è vero che anche, se non si distinguono gli interessi della varie classi sociali, si finisce per “unirsi al coro degli imprenditori“. Che nel caso indicato – consegnare effettivamente i moduli F24 certificanti l’avvenuto pagamento delle varie imposte “trattenute in busta paga” ai lavoratori e controllare che i salari delle imprese subappaltanti siano “congrui” e non di fantasia – fingono di essere “soffocati” dalla richiesta.

Detto questo, crediamo che nessuno possa più equivocare sul senso di quanto scritto.

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Stretta del Fisco sugli appalti, gli imprenditori piangono

Mercoledì 12 febbraio, con la circolare 1/E, l’Agenzia delle entrate ha chiarito quanto stabilito dall’art. 4 del cosiddetto Decreto fiscale in materia di appalti. L’articolo del decreto, che prevede obblighi più stringenti, ha fatto insorgere le organizzazioni di categoria.

L’Agenzia chiarisce che l’intervento normativo ha lo scopo di contrastare l’omesso o insufficiente versamento, anche mediante l’indebita compensazione, di ritenute fiscali, ovvero Irpef, addizionale regionale e comunale, di contributi previdenziali e assistenziali e di premi assicurativi obbligatori. Si tratta, perlopiù, di imposte dovute dai lavoratori dipendenti, ma che sono trattenute alla fonte dal datore di lavoro, il quale si sostituisce (Sostituto di imposta) allo Stato nella riscossione di quanto dovuto dal lavoratore.

In primo luogo, obiettivo della norma è impedire al Sostituto di non versare le imposte trattenute. In secondo luogo, obiettivo della norma è contrastare l’utilizzo indebito della compensazione.

Il meccanismo della compensazione permette al Sostituto di versare il saldo risultante dalla differenza tra i debiti e i crediti maturati nei confronti dell’Erario. L’obiettivo della norma è impedire che i debiti vengano azzerati mediante l’utilizzo di finti crediti, derivanti, per esempio, dall’emissione di fatture false. A tal proposito la norma impone alle imprese appaltatrici o affidatarie e subappaltatrici il versamento delle ritenute con distinte deleghe (F24) per ciascun committente, senza possibilità di compensazione. Inoltre, e qui la misura mostra il suo aspetto più duro, è fatto obbligo alle aziende appaltatrici di rilasciare al committente copia degli F24 dei versamenti effettuati per nome e per conto dei lavoratori.

Ogni sostituto è tenuto, entro la metà del mese successivo, al versamento delle imposte. Entro 5 giorni dal versamento, il sostituto appaltante e subappaltante è obbligato a trasmettere al committente copia degli F24 di pagamento, un elenco nominativo di tutti i lavoratori, identificati mediante codice fiscale, impiegati nel mese precedente direttamente nell’esecuzione di opere o servizi affidati dal committente, con il dettaglio delle ore di lavoro prestate da ciascun percipiente in esecuzione dell’opera o del servizio affidato, l’ammontare della retribuzione corrisposta al dipendente collegata a tale prestazione e il dettaglio delle ritenute fiscali eseguite nel mese precedente nei confronti di tale lavoratore, con separata indicazione di quelle relative alla prestazione affidata dal committente.

La urla degli imprenditori già si sentono. Lo Stato, dicono, pretende da noi adempimenti impossibili e onerosi. Non ne possiamo più di tutta questa burocrazia! Lasciateci fare, lasciateci lavorare!

Senonché, a guardare le cose come effettivamente stanno, lo Stato non aggiunge alcun nuovo adempimento a quelli già in essere. Gli imprenditori non devono assumere un ragioniere che reperisca dati chissà dove o compili nuovi registri eccetera, perché tutti questi dati (versamenti irpef, codici fiscali, elenchi, eccetera) sono già disponibili e memorizzati negli archivi di Entratel e Fisconline.

L’unico vero obbligo imposto al committente, ma per appalti singoli superiori ai 200 mila euro, è la sospensione del pagamento all’azienda subappaltatrice, qualora questa non abbia consegnato al committente gli F24, o non abbia versato, in tutto o in parte, le imposte. Sospensione che può essere pari al 20% del valore dell’opera o del servizio, ovvero pari all’ammontare delle ritenute non versate.

Si tratta di una punizione eccessiva per il committente, certo. Il quale, da oggi in poi, si guarderà bene dall’affidare a imprese esterne, lavori che, in molti casi, e a tutti gli effetti, sono organici con la sua attività principale, creando un regime odioso, soprattutto, dice l’Agenzia, nei i settori della logistica, dei servizi alle imprese, nonché nei settori alimentare e meccanica.

Un regime che pone gli uni di fronte agli altri, lavoratori, uomini e donne, che spesso eseguono le medesime mansioni dei colleghi assunti direttamente dal committente, ma in condizione di maggiore sfruttamento. Lavoratori che, per di più, si vedranno costretti, in prima istanza, a ripianare il debito con lo Stato maturato dal Sostituto.

Se poi qualcuno vuol sostenere, non senza ragione, che anche lo Stato è ormai soltanto un Sostituto di imposta che lavora per conto terzi; che i veri enti di riscossione si trovano oltralpe; che imprenditori e lavoratori sono una vacca da mungere per sostenere i fondi e le assicurazioni estere, è giusto unirsi al coro degli imprenditori e dire: “Lasciateci fare, lasciateci andare.”

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1 Commento


  • Giuseppi

    L’articolo parte accusando (a ragione) il governo, di essere un mero esecutore di ordini impartiti da Governi extranazionali, un mero esecutore fallimentare, e di agire per conto di questi, per depredare gli italiani dei loro guadagni, dei loro diritti, della loro dignità. L’articolo finisce con la solita solfa, con il solito luogo comune, il solito blablabla: gli italiani sono buoni solo a piangere ma in fondo l’unica verità è che nessuna partita iva, nessun imprenditore vuole pagare le tasse.

    Anche voi articolisti, alla fine, dovrete mettervi d’accordo e decidervi se essere dalla parte delle vittime o dei carnefici, non potete rimanere con i piedi in due staffe. Non potete scassare la minchia partendo dal: gli italiani sono vessati, gli italiani sono solo cespiti, gli italiani sono solo degli schiavi senza un cazzo i diritto e poi concludere con il solito tiritera: gli italiani non pagano le tasse, perché cari giornalai dei miei zebidei, è vero che le tasse sono messe dalle ” Istituzuoni” e vanno pagate, ma se le Istituzioni sono rappresentate da cocainomani (vedi il servizio delle Iene), sono rappresentate da mafiosi (vedi le quotidiane maxiretate dei magistrati), se le istituzioni sono rappresentate da soggetti messi li in modo anticostituzionali ed antidemocratico, da non si sa chi (vedi Mario Monti, Matteo Renzi, Giuseppi Conte ecc ecc ecc ecc ecc ecc ecc ecc ecc ecc), non solo è LEGITTIMATA la sopravvivenza tramite evasione fiscale, ma non solo: pagare le tasse, diventa essere complici di mafiosi e quindi passibili di concorso in associazione mafiosa. Questo vale soprattutto per voi, cari difensori delle “Istituzioni”

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