Nulla di fatto dall’incontro di questa mattina a Roma fra una delegazione USB ed il Questore della Camera dei Deputati, Paolo Fontanelli, in merito alla vertenza dei lavoratori in appalto presso i palazzi della Camera. Si tratta di 265 lavoratori della Milano 90, impegnati nella mensa e nei servizi di pulizia, licenziati dall’azienda a motivo del recesso anticipato del contratto da parte della Camera e senza alcuna garanzia di ricollocazione.
Ci sono inoltre altri 18 lavoratori, dipendenti della società Progetto lavoro, il cui appalto è in scadenza al prossimo 31 dicembre. La nuova società vincitrice dell’appalto, Cedat 85, ha imposto come condizione per la riassunzione le dimissioni anticipate dei lavoratori dalla vecchia società ed un taglio della retribuzione di oltre 8.600 euro annui pro capite. In questo modo la Cedat si gioverebbe degli sgravi fiscali previsti dalla legge, mentre i lavoratori perderebbero persino l’indennità di preavviso relativa al licenziamento. L’operazione verrebbe inoltre effettuata applicando, in barba alle leggi vigenti, un contratto sottoscritto dalla sola UGL, e non riconoscendo i premi ad personam che i lavoratori hanno conquistato dopo tanti anni.
L’USB, al fianco dei lavoratori in appalto, ritiene inaccettabile che proprio la Camera dei Deputati, pur perseguendo una condivisibile politica di risparmio, consenta che nei suoi palazzi si consumino le peggiori forme di sfruttamento dei lavoratori.
L’USB richiama pertanto la Camera dei Deputati ad assumersi la responsabilità morale di imporre sia il mantenimento dei livelli occupazionali, sia trattamenti economici dignitosi, attraverso chiare e specifiche nome che debbono essere inserite all’interno delle gare d’appalto.
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