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Di chi è la Banca d’Italia?

La proprietà del controllore e del controllato non possono coincidere

In questo periodo si parla spesso di banche, di finanza e di moneta: forse è bene sapere anche che cosa è e di chi è la Banca d’Italia, visto che in molti sono convinti che sia di proprietà dello Stato.

NON È COSÌ!

Senza entrare nel merito di aspetti giuridici ed economici che ci porterebbero lontano, possiamo dire che la modifica strutturale della Banca d’Italia è iniziata nel 1981 con la separazione tra lo Stato e la banca centrale che definì uno status diverso per cui essa non era più obbligata ad acquistare le obbligazioni che lo Stato emetteva ma non riusciva ad immettere sul mercato.

In pratica con tale modifica terminava la monetizzazione del debito pubblico italiano, cioè più banalmente la possibilità di stampare moneta per coprire le necessità dello stato senza fare ulteriore debito pubblico.

Poi con successive modifiche e soprattutto con l’ascesa dell’Euro e della BCE, il ruolo della Banca d’Italia si è del tutto modificato.

Ma leggiamo alcuni passaggi tratti dal sito ufficiale della Banca d’Italia per comprendere meglio di che cosa stiamo parlando.

La Banca d’Italia è la banca centrale della Repubblica italiana … È parte integrante dell’Eurosistema, composto dalle banche centrali nazionali dell’area dell’euro e dalla Banca centrale europea… Persegue finalità d’interesse generale nel settore monetario e finanziario: il mantenimento della stabilità dei prezzi, obiettivo principale dell’Eurosistema in conformità al Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea; la stabilità e l’efficienza del sistema finanziario, in attuazione del principio della tutela del risparmio sancito dalla Costituzione (Art. 47 – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito), e gli altri compiti ad essa affidati dall’ordinamento nazionale...”

In altre parole possiamo dire quindi che è un braccio operativo e locale della Banca Centrale Europea e che conserva però alcune funzioni di controllo del credito in Italia, cioè anche del funzionamento delle banche italiane.

Tra l’altro, si legge ancora nel sito ufficiale “La Banca espleta servizi per conto dello Stato quale gestore dei compiti di tesoreria, per gli incassi e pagamenti del settore pubblico, nel comparto del debito pubblico, nell’attività di contrasto dell’usura… Come Autorità di Vigilanza, l’Istituto persegue la sana e prudente gestione degli intermediari, la stabilità complessiva e l’efficienza del sistema finanziario, nonché l’osservanza delle disposizioni che disciplinano la materia da parte dei soggetti vigilati…”.

E ancora: “La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Il quantitativo totale di oro di proprietà dell’Istituto, a seguito del conferimento alla BCE di 141 tonnellate, è pari a 2.452 tonnellate (metriche), costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete….

La Banca d’Italia ha un capitale di 7.500.000.000 euro e qui viene il bello: “Le quote di partecipazione possono appartenere a: banche e imprese di assicurazione e riassicurazione … fondazioni … enti ed istituti di previdenza e assicurazione…

I partecipanti al capitale possono avere al massimo il 3% ma visto che le partecipazioni precedenti erano maggiori di tale percentuale, per le quote in eccesso non si ha diritto di voto e i dividendi finiscono nelle riserve della Banca.

Il totale di bilancio del 2019 stato di 960 miliardi.

Tra le partecipazioni esterne è interessante rilevare che la Banca d’Italia possiede anche il 100% di SEDIEF, Società Italiana Iniziative Edilizie e Fondiarie che gestisce di fatto il patrimonio immobiliare della Banca d’Italia e che colloca questa società “tra le primarie società immobiliari italiane…”.

Dal sito della società: ”Il patrimonio immobiliare di Sidief si compone di 103 complessi immobiliari, che comprendono circa 8.100 unità immobiliari, in prevalenza a destinazione residenziale, ma anche commerciale e uffici. I beni sono localizzati in 13 regioni e 20 province, in modo particolare a Roma, ma sono molte le proprietà anche a Milano, Napoli e L’Aquila.

Quasi la metà degli immobili è situata nei centri storici cittadini. Numerosi i palazzi storici riconosciuti di rilevante valore storico artistico o architettonico. Tra gli immobili di maggiore pregio, Sidief ha in portafoglio i palazzi romani di piazza Borghese, 3 e via Cavour (Palazzo Giolitti), e una porzione della Galleria Umberto I di Napoli.

Sidief è proprietaria, inoltre, del Quartiere Banca d’Italia a L’Aquila, di un palazzo nel Sestiere San Marco a Venezia, del complesso di pregio Residenza Poggio a Milano Due.”.

Descritto sommariamente tutto ciò si arriva però al centro del problema. Chiunque abbia a cuore gli interessi del paese affermerebbe con sicurezza che la proprietà ed il controllo di un Istituto bancario che svolge funzioni così importanti, sia sicuramente in mano al soggetto pubblico, cioè allo Stato.

INVECE NON È COSÌ! Chi sono i principali proprietari della Banca d’Italia?

Intesa Sanpaolo S.p.A. 23,99%

UniCredit S.p.A. 12,81%,

Generali Italia S.p.A. 4,34%

Banca Carige S.p.A. 4,03%

INPS 3,00%

INAIL 3,00%

Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense 3,00%

Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti – INARCASSA 3,00%

Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri – Fondazione ENPAM 3,00%

Cassa Nazionale Previdenza Assistenza Dottori Commercialisti – CNPADC 3,00%

Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 2,83%

Crédit Agricole Cariparma S.p.A. 2,69%

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 2,50%

Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura – Fondazione E.N.P.A.I.A. 2,15%

Fondazione CARIPLO 2,00%

UnipolSai Assicurazioni S.p.A. 2,00%

Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 2,00%

Seguono poi una lunga serie di partecipazioni minori.

LA MAGGIORANZA DELLE QUOTE DELLA BANCA D’ITALIA È QUINDI IN MANO A BANCHE PRIVATE, CIOÈ QUELLE CHE DOVREBBERO ESSERE COORDINATE E CONTROLLATE DALLA STESSA BANCA D’ITALIA.

Un modo certo non per tutti comprensibile per strutturare un istituto che svolge funzioni di carattere pubblico a livello nazionale ed europeo.

I soliti esperti ci diranno che la Banca d’Italia è un “istituto di diritto pubblico” e come tale, a prescindere dalla natura della proprietà, “i componenti dei suoi organi operano in autonomia” e “non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati”: tutto vero, è scritto sullo Statuto della Banca d’Italia, ma noi siamo abituati a situazioni nelle quali la realtà supera di gran lunga la fantasia!

Senza ulteriormente perderci in discorsi di carattere giuridico, costituzionale ed economico, possiamo più semplicemente affermare che una Banca centrale nazionale, se pur con funzioni limitate dal ruolo preminente della Banca Centrale Europea, dovrebbe però essere saldamente in mano allo Stato e non a soggetti privati.

Tutto questo non rappresenta una novità, sono cose ben note agli addetti ai lavori. Quando però ci troviamo ad affrontare una situazione di gravissima crisi economica come quella attuale, è bene che tutti e non soltanto gli esperti sappiano di che cosa si sta parlando, di come il nostro paese nel passato e con governi di centro-destra come di centro-sinistra, abbia accettato di cedere la propria sovranità monetaria ed economica, lasciandola in mano alla BCE, cioè ad un soggetto bancario esterno al paese che ha il suo braccio destro in Italia nella Banca d’Italia, posseduta principalmente da soggetti privati: Banche, Assicurazioni, Fondazioni e Fondi Pensione.

Tutto regolare dal punto di vista giuridico e legale. Ma non sarà forse che sia invece sbagliato affrontare questi temi solo dal punto di vista giuridico e legale?

Lasciare ai cosiddetti “esperti” la gestione dei problemi è cosa buona e giusta. Lasciargli il controllo e la definizione di tutti gli aspetti che riguardano la nostra esistenza è invece del tutto sbagliato.

* da Essere il cambiamento per non sperare nel cambiamento

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