È stato pubblicato ieri il rapporto della Corte dei conti europea di valutazione dei megaprogetti co-finanziati dalla commissione UE. L’audit fa seguito a una richiesta del parlamento europeo che nel 2017 aveva chiesto maggiore trasparenza e “accountability” nella concessione dei fondi. Tra le otto infrastrutture con finanziamento oltre il miliardo di euro, c’è anche la seconda linea ad alta velocità tra Torino-Lione. Invitiamo tutti a leggere il documento, in calce all’articolo e che di seguito riassumiamo. In poche pagine la Corte mette nero su bianco ciò che i notav affermano da decenni.
Innanzitutto si punta il dito contro i numerosi ritardi accumulati dai promotori dell’opera e l’esplosione dei costi. Il progetto TAV ha accumulato 15 anni di ritardo e, nonostante sia stato concepito nel 1998, a oggi viene considerata irrealistica la messa in servizio della linea per il 2030, tanto per il tunnel che per le infrastrutture di collegamento di cui, a ora non esiste ancora neanche un progetto lato Francia.
Un’affermazione che smentisce clamorosamente le dichiarazioni fatte da TELT solo pochi mesi fa. Inoltre, rispetto alle stime iniziali, il costo del progetto, che inizialmente prevedeva una sola canna e che invece oggi ne prevede due, è aumentato dell’85%, passando da 5,2 miliardi a 9,6 miliardi al netto dell’inflazione.
Questo perché, come spiega la Corte, la presenza di co-finanziamenti UE può “indurre i promotori dei progetti ad aumentare le specifiche progettuali fino ad un livello che va al di là degli standard usuali o a costruire strutture più grandi senza una valida ragione”, con conseguente sotto-utilizzo delle infrastrutture esistenti.
Altro tasto dolente sono le previsioni di traffico che costituiscono la chiave di volta che giustificherebbe la convenienza del progetto. Sull’attuale linea ferroviaria Torino-Lione, ammodernata nel 2011, può transitare l’80% dei mezzi pesanti (compresi camion tipo P400, container tipo ISO e high cube).
A oggi accoglie 3 milioni di tonnellate di merci. I promotori del progetto TAV assicurano che, grazie al raddoppio del tunnel, il traffico aumenterà magicamente di otto volte, arrivando a 24 milioni di tonnellate al 2035. Vista la mancanza di interoperabilità e l’assenza di politiche vincolanti, le cifre sono giudicate dalla Corte “oltremodo ottimistiche” e il che porta ad un “alto rischio di sovrastimare i benefici ecologici” del TAV. Quel che è sicuro è che i vari cantieri produrranno 10 milioni di tonnellate di CO2.
I promotori del TAV assicurano che dopo 25 anni dall’inizio dei lavori le emissioni inquinanti saranno compensate da uno spettacolare aumento del traffico su rotaia del 700%. Visto il carattere poco realistico delle previsioni di traffico, il recupero del mega-inquinamento generato dal cantiere potrebbe invece prendere 50 anni o più, periodo in cui la Val Susa e l’area metropolitana torinese saranno invase da CO2 e polveri sottili proveniente dal cantiere del tunnel.
Per quanto riguarda l’uso come linea passeggeri, il rapporto parla di “sostenibilità economica incerta sul lungo termine” dopo aver preso in conto il bacino di utenza interessato dalla nuova Torino-Lione. Perché sia conveniente creare una nuova linea ad alta velocità devono esserci almeno 9 milioni di persone a meno di 60 minuti dall’infrastruttura. Lungo la tratta del TAV invece si arriva a 7,7 milioni.
Ultima criticità messa in evidenza dalla Corte è lo scarso coinvolgimento degli “stakeholder”, ossia dei cittadini e delle comunità locali. Il caso TAV viene citato come particolarmente critico, con le sue oltre 30 cause giudiziarie intentate da privati e associazioni per motivi ambientali e per lo scarso rispetto delle procedure.
Il giudizio della Corte è impietoso e demolisce letteralmente il progetto TAV, giudicato al contempo troppo oneroso, dai dubbi benefici in termini economici ed ecologici, basato su previsioni di traffico errate ed insostenibile sul lungo periodo.
Davanti a un documento così pesante speriamo che chi in questi anni ha blaterato di “esperti” e di Europa non metta per l’ennesima volta la testa sotto la sabbia. Per fortuna, siamo ancora in tempo per fermare questo disastro annunciato chiamato TAV che per troppo tempo ha drenato soldi pubblici sottraendoli alle reali necessità del paese, come la recente crisi sanitaria ha dimostrato.
[Come di consueto, a differenza della stampa sitav, aggiungiamo i link ai documenti e alle fonti perché tutti possano verificare dati e affermazioni, facendo proprio il primo motto che ha animato la lotta notav: informarsi attivamente e farsi un’idea con la propria testa:
– Rapporto completo in italiano SR_Transport_Flagship_Infrastructures_IT.pdf
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