La prima pagina di Milano Finanza ieri riportava la notizia che il governo italiano ha chiesto alla pubblica Cassa Depositi e Prestiti di intervenire con capitale in Tim. E’ dal lockdown che tali richieste si susseguono, nelle aziende e nei settori più disparati, a partire da Borsa Italiana.
Ci chiediamo: questo Paese ha 8 mila miliardi di ricchezza finanziaria. Come viene investita? E’ possibile che debba intervenire ogni volta la pubblica Cdp e le banche, le assicurazioni, i fondi di investimento e il risparmio gestito pensino ad altro?
Ora sappiamo che IntesaSanPaolo assorbe la banca Ubi. Sommato ai depositi di Intesa, 1200 miliardi, il nuovo gruppo avrà depositi pari a 1500 miliardi, poco meno del pil del nostro Paese. Dove vengono allocate queste masse finanziarie?
E’ una beffa quando i banchieri si fanno intervistare in prima pagina affermando che destinano quest’anno chi 50, chi 30, chi 10 miliardi all’economia reale. E’ il resto, dove va a finire? In prodotti finanziari strutturati, affibbiati alla clientela spesso ignara.
Intesa San Paolo distribuirà nel 2021 agli azionisti la bellezza di 6,4 miliardi di dividendi; 3,4 del 2019 bloccati quest’anno dalla Bce, e 3 miliardi del 2020.
Come li fa gli utili, se non attraverso commissioni su prodotti dati alla clientela? Ci sono 2.230 miliardi frutto di export investiti all’estero, lo stesso fanno i fondi di investimento. 8 mila miliardi che non servono all’economia reale, anche quando il governo dà le coperture attraverso le garanzie. E se qualcuno chiede prestiti, una marea di garanzie da presentare li aspetta.
L’abolizione della riforma bancaria del 1936, che faceva divieto del cumulo tra banca di deposito e banca di investimento, avvenuta alla fine degli anni novanta, ha portato a questo risultato.
Non c’è nessun soggetto finanziario privato italiano che scommetta sull’Italia, non credete alle interviste ai banchieri, il credito alle imprese in pochi anni ha perso parecchi punti percentuali.
La Cdp si dovrebbe occupare di infrastrutture pubbliche, e sociali, di interventi sul territorio sostenendo gli enti locali, sull’edilizia sanitaria. Passa invece il tempo a tappare buchi di un capitalismo privato che fa acqua da tutte le parti, mentre le banche italiane non pensano minimamente di intervenire per rilanciarle.
Triste epilogo delle famose “privatizzazioni”.
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