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L’economia italiana che tira è trascinata dalla Cina

28 ottobre, ore 10:00. Sul sito dell’Istat compare la pubblicazione del dato del commercio estero a settembre. Se agosto era un mese particolare, in cui di solito ci sono forti oscillazioni temporanee, a settembre il dato è molto più indicativo.

Ebbene, mese su mese vi è stata una forte crescita dell’export: +8.2%. Nel trimestre luglio-settembre addirittura del 34%.

Ma il dato significativo è che per la prima volta da febbraio la crescita anno su anno è positiva. Del 3%, come se il Covid non ci fosse stato e non falciasse vite umane anche i Italia.

Questo dato è segno che il capitale industriale italiano, a differenza del capitale commerciale e delle piccole e micro-aziende dei servizi, gode di ottima salute e si sta riprendendo il posto lasciato libero ai servizi a seguito dell’autunno caldo del 1969 e della crisi petrolifera del 1973.

Gli industriali italiani stanno facendo affari d’oro ed è per questo che alcune categorie – tipo Federalimentare e Federlegno – vanno contro i dettami di Bonomi, mostrandosi disponibile a discutere e firmare il rinnovo dei contratti.

Voci dissonanti da Bonomi si avvertono presso diversi industriali, quelli pieni di commesse e ordinativi per lo stesso anno 2021 e che non vogliono rischiare impicci e scioperi, o tensioni nelle fabbriche.Entrambe le “ali” di Confindustria, dunque, sono contrarie ad ogni lockdown, anche se per ragioni spesso opposte…

L’agroalimentare nel corso dell’anno è cresciuto complessivamente del 3%, grazie all’export, mentre il settore pasta addirittura del 30%.

Se vediamo i dati disaggregati di settembre, notiamo il ritorno dell’export verso gli Usa (+11%) e l’America Latina (+16%),

Ma il dato straordinario è quello verso la Cina: +33% annuo.

A maggio ci avevano avvertito che i “commissari politici” presso le aziende cinesi consigliavano di importare merci italiane per sostenere questa economia. Già a luglio il dato era stato clamoroso: +24%. O la conferma di settembre.

La Via della Seta è una realtà industriale, economica, finanziaria, ma non politica, a causa delle pressioni euroatlantiche e della fragilità della classe dirigente italiana.

Ma la Cina va avanti, onora il Memorandum firmato lo scorso anno e se ne frega dei media, dei politici e della presunta intellighenzia italiana.

Ma noi, che cerchiamo di vedere l’altra faccia della Luna, scolpiamoci questi dati nella mente, a futura memoria.

C’è vita, fuori nel neoliberismo occidentale. Anzi: soltanto fuori.

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