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I “ristori” insufficienti per la sopravvivenza di molte attività commerciali

A Montecitorio ieri è stata una giornata piuttosto tesa. In piazza c’erano gli esercenti ambulanti e di bar e ristoranti. Hanno provato a forzare il cordone di polizia davanti alla Camera ma sono stati bloccati e respinti dagli agenti in assetto antisommossa. A Napoli gli esercenti dei mercati, ristoratori e di impianti sportivi sottoposti a chiusure da mesi hanno bloccato l’Autostrada A 1 Napoli-Canosa e Caserta Sud.

Mentre la produzione manifatturiera e l’export volano nonostante la pandemia di Covid, i contributi a fondo perduto ricevuti tra il 2020 e il 2021 dai titolari di bar e ristoranti vengono ritenuti poco o nulla efficaci da quasi nove esercenti su dieci. Nel primo caso le chiusure non ci sono state affatto e le fabbriche e gli hub della logistica hanno girato a manetta, nel secondo lo stillicidio di aperture, chiusure, mezze chiusure va avanti ormai da tredici mesi e le attività commerciali sono ridotte ormai a poco o niente.

In una audizione al senato sul decreto Sostegni, il direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi ha affermato che otto titolari di attività commerciali su dieci hanno ricevuto appena il 10% circa di quanto hanno perso lo scorso anno.

La drammaticità di questo dato era stata già denunciata dettagliatamente da un ristoratore in una recente intervista al nostro Telegiornale.

La situazione per le aziende dei pubblici esercizi è disastrosa” e sono stati “persi 250mila posti di lavoro“, sottolinea la Fipe. “Siamo consapevoli dello sforzo enorme fatto dal precedente governo per dare risposte ai titolari dei pubblici esercizi, in una situazione di pandemia, ma non possiamo nasconderci che le misure non sono state minimamente sufficienti. È importante dare aiuti di maggiore intensità a chi ha perso fatturato perché è stato costretto a chiudere”, ha affermato Calugi nell’audizione.

Tirando le somme sul 2020 l’Istat ha certificato una forte flessione per il commercio al dettaglio. Complessivamente viene registrato un calo tendenziale del –5,4%, che per le vendite non alimentari raggiunge un picco negativo del –12,2%. Solo la vendita dei prodotti alimentari ha tenuto botta aumentando anzi del 2,4%.

A incassare i benefici di questa situazione è soprattutto il commercio elettronico che ha prosegue la sua corsa al rialzo, chiudendo il 2020 con un incremento del +34,6%”.

E’ evidente come – con o senza i vaccini e il ritorno alla “normalità” – la platea degli esercizi commerciali sopravvissuta fino a prima della pandemia subirà una riduzione  pesante e dolorosa per moltissime attività.

Una selezione economica e sociale brutale incombe su molte attività economiche nel nostro paese. Draghi dixit.

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