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La migliore fotografia della lotta di classe arriva da Banca d’Italia

Dialogo con una Dirigente pubblica. Ho finito. Inizio da una citazione della bilancia dei pagamenti di oggi della Banca d’Italia:

“Nei dodici mesi terminanti in luglio 2021 il surplus di conto corrente è stato pari a 65,7 miliardi di euro (il 3,8 per cento del PIL), da 51,0 miliardi nel corrispondente periodo del 2020. Sono aumentati i surplus delle merci (75,2 miliardi, da 61,3) e dei redditi primari (18,6 miliardi, da 14,7) e si è lievemente ridotto il disavanzo nei servizi (-6,4 miliardi, da -7,7). Il saldo mercantile è la differenza tra export e import.

Come vede è schizzato in alto, tra i primi paesi al mondo. 

I redditi primari sono dividendi, interessi su prestiti che italiani fanno all’estero e sono aumentati. Il conto corrente è la somma di queste voci.

Come vede è schizzato in alto e costituisce oramai il 3.8% del pil. Cioè siamo non solo in pareggio annuale, ma in surplus per diversi punti di pil.

Veniamo ora alla posizione finanziaria netta estera. Nel comunicato non c’è, occorre vedere le tabelle allegate, cosa che ho fatto.

Dalla lettura ne esce fuori che la differenza tra crediti e debiti verso l’estero, tutti, complessivi, è positiva per 27 miliardi di euro, una mostruosità rispetto agli anni di crisi nera del debito. Hanno concorso le politiche salariali deflazionistiche attuate da Monti in poi, che hanno aumentato il surplus delle merci sempre più, con il passare degli anni.

Risultato? Un’enorme ricchezza di cui non gode la stragrande maggioranza degli italiani.

Per inciso: lavoro in un ente locale. La somma stanziata per tre anni di contratto dal mio datore di lavoro, lo Stato, è di 84 euro lordi. Chi si ingrassa? Industriali, finanzieri, banchieri e tutto il circo Barnum associato, che non serve a nulla.

La ricchezza, di questi dati, la fanno i lavoratori.

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