Ieri su Il Messaggero Romano Prodi parla del processo inflazionistico in corso, individuando la causa in “crisi di offerta”. Lui stesso ammette che non è crisi da domanda, si può vedere in Csc Confindustria il grafico consumi, ancora molto al di sotto del 2019 (circa il 7.5%), ma crisi energetica e crisi da reperimento di componenti per la produzione.
Lo stesso Sole 24 Ore dà conto oggi di uno studio Csc su questo, che frena la produzione industriale nel quarto trimestre. Ebbene, ieri mi sono letto il China Daily; tra l’altro c’era questa notizia: “Secondo il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology, l’industria della carta di Cina ha registrato una crescita delle entrate e dei profitti nei primi 10 mesi di quest’anno.
Le entrate del settore sono state pari a 1,22 trilioni di yuan (circa 191 miliardi di dollari) nel periodo gennaio-ottobre, con un aumento del 16,8% anno su anno, ha affermato il ministero. Durante il periodo, i profitti dell’industria cartaria hanno raggiunto i 70,72 miliardi di yuan, un aumento del 22,4% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati del ministero, la produzione di carta è aumentata dell’8,4% su base annua a 111,64 milioni di tonnellate nei primi 10 mesi. Nel solo ottobre, la produzione di carta si è attestata a 11,01 milioni di tonnellate, in calo del 6,7% anno su anno.“.
Quante industrie cartarie sono state chiuse in Italia negli anni novanta grazie al processo di privatizzazioni di Ciampi, Prodi, Draghi, ecc? A Crotone ce n’era una, che dava lavoro a operai ben pagati.
Anche oggi Rampini parla di “regime autoritario cinese”, mai che provi a prendersela con la follia degli ultimi 30 anni della classe dominante, a caccia di costi del lavoro più bassi e di trasferimento di tecnologia, che in Cina non ci sono più.
Mai farsi un interrogativo su questi decenni, con chiunque parli – di varie parti d’Italia – mi dice di processi di distruzione di capitale industriale, facendo un deserto con lavori precari (se ti va bene contratti da 4 ore, ma ne lavori 10).
Ribadisco quanto dico da mesi: il +6.3-7% della probabile crescita italiana non è dovuta a Draghi, ma alle politiche espansive mondiali e alla diminuzione dell’enorme tasso di risparmio della famiglie italiane dopo la Pandemia.
Lui si è trovato tutto pronto, non ha capacità di analisi, il Pnnr è solo debito a carico degli italiani, che lo pagheremo caro e amaro, e tra l’altro non è ancora operativo.
Ora ci si ritrova con questa inflazione da “crisi di offerta”. Gli industriali non trovano carta, acciaio, allumunio, zinco, tutte cose che produceva l’Iri.
La generazione del ’77 bestemmiò i democristiani, e con molte ragioni. Ma a sentire diversi di loro, a distanza di 4 decenni, mi dicono che erano almeno preparati, rispetto agli asini attuali capaci solo di scriver editoriali ipocriti.
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