La metà delle famiglie italiane ha cominciato a tagliare di brutto le spese per l’alimentazione a causa dell’aumento dei prezzi e la riduzione del potere d’acquisto di salari e pensioni.
Il dato emerge dai risultati dell’indagine pubblicata dalla Coldiretti dalla quale si evidenzia che un altro 18 per cento di cittadini dichiara di aver ridotto anche la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese. Solo il 31 per cento delle famiglie non ha modificato le abitudini di spesa.
Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.
Nel 2022 le famiglie italiane hanno speso per i prodotti alimentari il 3,1 per cento in più ma per acquistare una quantità di generi alimentari ridotta del 3 per cento.
La situazione varia naturalmente da prodotto a prodotto con gli italiani che – spiega la Coldiretti – hanno tagliato ad esempio gli acquisti di frutta e verdura che crollano nel 2022 dell’11 per cento in quantità rispetto allo scorso anno scendendo a 2,6 milioni di tonnellate, su valori minimi da inizio secolo, sulla base dei dati Cso Italy/Gfk Italia nel primo semestre.
A pesare è stato l’aumento dei prezzi che sono rincarati al dettaglio per gli ortaggi del 12,4 per cento e per la frutta dell’8,3 per cento anche se nelle campagne sono riconosciuti valori che non coprono sempre i costi di produzione con i raccolti falcidiati da grandine e siccità, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat ad agosto. Un taglio – sostiene la Coldiretti – destinato nel tempo ad avere un impatto anche sulla salute se si considera che è di 400 grammi per persona la soglia minima di frutta e verdure fresche da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana.
Ma a rischio alimentare ci sono soprattutto gli oltre 2,6 milioni di persone che in Italia – evidenzia Coldiretti – sono costrette a chiedere aiuto per mangiare con i pacchi dono o nelle mense di carità e rappresentano la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui rischia di trovarsi un numero crescente di famiglie a causa dell’inflazione spinta dal carrello della spesa per i costi energetici e alimentari.
L’esplosione di costi – sottolinea la Coldiretti – ha un impatto devastante dal campo alla tavola, in un momento in cui prima la siccità e poi il maltempo ha devastato i raccolti con perdite stimate a 6 miliardi di euro, pari al 10 per cento della produzione nelle campagne – denuncia la Coldiretti – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13 per cento) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e ben oltre 1/3 del totale nazionale delle imprese agricole (34 per cento) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.
In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170 per cento dei concimi al +90 per cento dei mangimi al +129 per cento per il gasolio ma aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 30 per cento in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15 per cento per il tetrapack, del 35 per cento per le etichette, del 45 per cento per il cartone, del 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70 per cento per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
Una situazione destinata ad esplodere in autunno colpendo una filiera agroalimentare vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, oltre 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio.
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