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L’Ocse vede nero per l’economia italiana e per “il mondo a parte”

La crescita economica dell’Italia nel 2023 scenderà allo 0,4 per cento, dopo il 3,4 per cento rilevato quest’anno. Il dato, piuttosto pesante per le situazione con cui dovrà fare i conti il nuovo governo, emerge dalle stime dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Il dato ha subito una riduzione dello 0,8 per cento rispetto a quello che era stato annunciato a giugno scorso cioè solo tre mesi fa.

Non consola, ma la previsione al ribasso riguarda la crescita in tutta l’eurozona dove l’Ocse stima che sarà solamente dello 0,3 per cento, contro l’1,6 per cento stimato in precedenza.

Infine l’Ocse ha abbassato le previsioni di crescita mondiale per il 2023: il Pil globale dovrebbe crescere del 2,2 per cento, una revisione al ribasso rispetto al 2,8 per cento annunciato a giugno. Ma è bene ricordare che l’Ocse ragiona come se il mondo fosse solo quello rappresentato nella propria organizzazione cioè i paesi capitalisti occidentali o legati all’occidente.

Oggi l’OCSE è costituita da 37 Paesi membriAustralia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Colombia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria.

Dalle analisi e dalle previsioni dell’Ocse mancano dunque economie come Russia, Cina, India, Iran, Brasile, Sudafrica, in pratica i BRICS.

 

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