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Riscoprire Marx contro la comunicazione deviante, risorsa strategica del capitale

«L’informazione e la comunicazione hanno ormai assunto un ruolo dominante sia sul terreno della produzione e dell’accumulazione sia su quello del consumo, reinventando l’impresa non solo nei suoi assetti strutturali ma come fabbrica sociale generalizzata; una fabbrica flessibile che si rigenera soprattutto nei suoi meccanismi di condizionamento di ogni struttura sociale in modo da imporre la cultura e i parametri di efficienza aziendale come valori sociali, come nuovi paradigmi del divenire sociale. E i nuovi media, il cui sviluppo prorompente è la conseguenza della ancor più incontrollabile espansione di Internet, rappresentano oggi fattori decisivi in tutti i processi economici». Lo afferma il prof. Luciano Vasapollo, esperto docente di economia dell’Università La Sapienza, in un’intervista a FarodiRoma.

«Per rispondere alla complessità dei bisogni aziendali postfordisti in un’ottica di accumulazione flessibile, la quantità e la qualità dell’informazione si trasforma dalla classica comunicazione aziendale in una comunicazione strategica sociale deviante che invade il territorio per imporre la cultura del profitto e del mercato come ultima spiaggia per l’umanità», spiega il docente, fondatore della Scuola di economia marxista decoloniale, d’ispirazione marxista, nell’ambito dell’ateneo romano, che è il più grande d’Europa.

S.I.: Professore, è possibile analizzare con le categorie di Marx lo sviluppo imperioso dell’informazione nel mondo di oggi?

Siamo davanti a un capitalismo selvaggio che punta su un nuovo ruolo svolto dallo Stato-Impresa, da un Profit State del dominio tecno-economico con sempre più forti connotati di coercizione globale sociale.
E’ sulle speculazioni finanziarie, sul nuovo ruolo assunto da una comunicazione deviante, risorsa strategica del capitale, che si giocano gran parte degli scontri della competizione globale; si tratta di dinamiche che vedono sempre più soccombere l’economia produttiva reale, ormai divorata da una economia virtuale la quale è fortemente basata su risorse immateriali ed è al contempo struttura della strategia dell’impero del capitale; un potere determinato nel distruggere i bisogni primari e le aspirazioni redistributive e ugualitarie dell’umanità.

S.I.: Ma quali sono i rischi e le conseguenze di questo nuovo approccio alle notizie? Si parla molto di influencer capaci di orientare il mercato, addirittura altri media stanno “processando” le loro presunte scorrettezze…

Nell’attuale fase di competizione capitalistica globale, c’è una propensione a sottoporre l’intera realtà – in tutte le dimensioni e i campi dell’umano, a partire da quello economico – alla logica del business, del profitto creando un potere ideologico dominante. Chi subisce le maggiori conseguenze è chi decide di subire la realtà del capitale come individuo singolo e non come entità sociale collettiva, e che quindi si omologa, si sottomette e accetta le verità preconfezionate e funzionali a chi detiene il potere economico (prima che politico) senza opposizioni collettive e sociali ed anzi adeguandosi e omologandosi al sistema, rinunciando alla propria libertà e personalità.

S.I.: Ma esiste una resistenza possibile a questo evidente tentativo di soggiogarci?

Siamo davanti a una sorta di sottomissione collettiva a causa degli stimoli massicci e quotidiani che la società dell’informazione e del capitale impone, volti a una conversione di massa, compatibile e assimilabile all’impero del capitale. L’industrializzazione della conoscenza sfiora il controllo dell’energia umana, della fatica umana di pensare, con un enorme potere concentrato nelle mani dei proprietari dei mezzi di produzione, cui di fatto è attribuita attualmente la forma dominante di generazione della conoscenza.

La novità della cosiddetta società della conoscenza consiste nel fatto che accelera la velocità della sua diffusione e la sua portata globale attraverso cultura, classi e geografia fino ad arrivare ad un’espansione del dominio globale, di un dominio sociale complessiva e non limitato alla sola sfera della produzione. Questa trasformazione avviene per impulso di un cambiamento radicale nel significato della conoscenza, in questo modo la conoscenza si applica non solo ai processi produttivi ma anche alla propria conoscenza.

S.I.: In realtà tentare di opporsi alla pervasiva dominazione dei social media appare spesso inutile se non controproducente, come lo era opporsi all’arrivo delle carrozze a vapore.

Non è esattamente così perché è forse possibile utilizzare questi mezzi per diffondere un’informazione corretta. In ogni caso possiamo fare l’esempio classico del telefono come espressione dell’incremento della velocità nell’applicazione dei progressi scientifici tecnologici ci dice che ci vogliono sette anni per raggiungere i primi 50 milioni di utenti. Internet ha raggiunto la stessa cifra nella metà di quel tempo ed attualmente ci sono 5,16 miliardi utenti di Internet, il 64,4% della popolazione mondiale è ora online. Il totale degli utenti Internet globali è aumentato del 1,9% negli ultimi 12 mesi, ma alcuni ritardi nella comunicazione dei dati indicano che la crescita effettiva è probabilmente superiore a quanto suggerito da questa cifra.

Diventano dunque incalcolabili le possibilità di comunicazione l’impatto delle tecnologie di informazioni e comunicazioni vivrà l’uso dell’informatica e della telematica rivoluzione non l’informazione lo sviluppo della tecnologia in fibra ottica a elevato enormemente la velocità di trasmissione dei dati e ha reso possibile l’esistenza di vere e proprie autostrade di informazioni attraverso paesi continenti ed oceani per distanze già vicini al milione di chilometri e con altri velocità fino a 10 GB per secondo questi cambiamenti sono profondi epocali ed ovviamente superano per la loro portata internazionale e per le trasformazioni nel flusso di informazione la rivoluzione che in questa sfera provocò nel 1450 Gutenberg inventando i tipi di carattere ed introducendo in Europa le prime macchine tipografiche il capitalismo misurerà sempre il valore della sua ricchezza a partire dal tempo di lavoro come creatore di valore

S.I.: Tutto questo ci chiama a un diverso modo di esercitare le responsabilità come studiosi dell’economia e del sociale?

È responsabilità degli economisti politici di oggi sviscerare le condizioni dell’ampia diffusione della conoscenza e della sua mercificazione, sviscerare le basi metodologiche e concettuali per le quali transita la creazione del valore nell’epoca dell’economia della conoscenza. Risulta che nel momento di negoziare conoscenze, la produzione che si vende come merce è la conoscenza che appare qui come prodotto finale (per esempio i brevetti). In questo modo la vendita del prodotto conoscenze è una merce e questo prodotto ha un valore ed anche un prezzo che è il risultato del lavoro complesso punto sorge così una contraddizione tra la trasformazione della conoscenza in valore ed il valore della conoscenza come merce.

Si tratta di un campo del tutto inesplorato per gli studiosi di ispirazione marxista o, come lei tiene a distinguere, marxiana?

Anche la Banca Mondiale riconosce l’apporto della conoscenza alla crescita economica, ma nella tradizione economica, soprattutto nel secolo scorso, si era capita già la formula matematica che permetteva di avvicinarsi a questo fenomeno per cui il progresso tecnico era determinante per spiegare le dinamiche di crescita ma contemporaneamente riconosceva che questo aveva un carattere esogeno. La conoscenza si è applicata sempre nel sistema produttivo, il lavoro e scambio di forze fisiche e mentale tra l’uomo e la natura ma non è possibile identificare un settore della conoscenza separato dal resto delle attività produttive e di servizio punto di intangibilità della conoscenza permette di arrivare a tutte le sfere della vita dell’uomo.

Il capitale informazione rappresenta in effetti un importante risorsa come il lavoro e il capitale materiale e finanziario anzi la stessa operatività del sistema azienda è sempre più legato al fattore produttivo e materiale informazione in quanto capitale intangibile da accumulare poiché determinato per i processi di incremento valoriale di impresa e dell’intero sistema capitalistico. Ecco, quindi, che si ha necessità dell’impresa di ottimizzare la risorsa in formazione in modo da avere una gestione sociale complessiva generalizzata che sappia fornire ai livelli aziendali e le basi per costruire coerenti ed efficaci e modelli decisionali.

Uno specifico tema di approfondimento per la sua Scuola di economia marxista decoloniale?

È responsabilità degli economisti politici evidenziare le condizioni di ampia diffusione della conoscenza e della sua mercificazione, sviscerare le basi metodologiche e concettuali per le quali transita la creazione del valore nell’epoca dell’economia della conoscenza.

Oggi una corretta analisi marxista deve partire dalla considerazione che la supposta specificità del processo di elaborazione di coscienza sociale, di conoscenza, non è tale, e assomiglia piuttosto a processi anteriori di sottomissione diretta del lavoro non mercantile al lavoro mercantile: la mercificazione della produzione di alimenti e della preparazione degli stessi per i lavoratori industriali, la generazione di leggende e miti, attività che non tanti tempo fa si realizzavano in larga misura nel contesto domestico, sono passate a far parte della realtà mercantile in forma di supermercati, ristoranti e programmi televisivi.

Infine la società della conoscenza, essendo essenzialmente una società capitalista, si caratterizza per avere sottomesso l’attività spirituale dell’uomo alla relazione mercantile ed il valore mercantile non ha altro contenuto materiale che il valore-lavoro, l’applicazione di energia umana fisica e mentale, la produzione di merci tra le quali si trova, ora, la propria conoscenza; la possibilità di brevettare la conoscenza e di tradurre il rendimento finanziario privato.

Questo riguarda in particolare alcuni aspetti…

Per esempio, i brevetti sul genoma umano o di determinate secrezioni di specie vegetali, in una chiara dimostrazione che l’economia della conoscenza è un’altra espressione dell’economia mercantile o capitalista, che applica sistematicamente la misura del rendimento mercantile alla conoscenza, e non costituisce pertanto nessuna eccezione all’applicazione della teoria del valore-lavoro, che spiega precisamente come si costituisce questa nozione di rendimento mercantile.

Allo stesso tempo l’economia della conoscenza non può reputarsi esterna, o estranea, alla relazione sociale predominante nel capitalismo cioè la relazione capitale-lavoro; determinando una configurazione dello stesso conflitto cavità e lavoro nella cosiddetta fase post-fordista.

L’introduzione dell’informatica, e in particolare della robotica, telematica e dei sistemi esperti, nel mondo del lavoro porta un’evoluzione profonda e irreversibile nel modo di produzione e distribuzione di beni e servizi; parallelamente anche l’organizzazione sociale tende ad evolvere sotto la spinta delle nuove tecnologie: si modifica per l’uomo il modo di intervenire nella produzione ma anche il modo di collaborare, interagire socialmente, di rapportarsi nel privato.

Sorgono però nuovi rischi…

I mezzi principali di diffusione della cultura aziendale sono, all’esterno l’impresa, all’interno della stessa invece le organizzazioni sindacali queste devono svolgere il ruolo di diffusori di cultura viva gli stimolo culturale tra tutti i dipendenti si noti la completa sussunzione dei sindacati e alle esigenze politiche aziendali diventano una vera e propria ramificazione punto a loro volta i dipendenti devono essere produttori autonomi di cultura e stimoli continui, in modo tale che interagendo con l’intera impresa, con il territorio, tutte le relazioni divengano stimoli per la produzione culturale.

Cosicché tutta la società svolge un ruolo indirettamente e imprenditoriale. Ma un simile sistema flessibile non implica la scomparsa di gerarchie, i poteri decisionale di pianificazione accentrati anzi stimola tale struttura flessibile e decentrata operativamente e maggiormente accentrata nelle funzioni generali di controllo, direzione pianificazione. Prima di Gutenberg c’erano solamente circa 30.000 libri in tutto il continente europeo e per la stragrande maggioranza si trattava di bibbie e di commenti.

Marx scrisse le Tesi su Feuerbach in un quaderno di note nel 1845 all’età di 26 anni nella quale aveva già elaborato i fondamenti della sua filosofia materialista della storia; quando Engels li pubblicò nel 1888 li considera come il primo documento in cui è contenuto il germe iniziale della nuova concezione del mondo.

Nel materialismo storico, il materialismo di Marx ed Engels, i fenomeni spirituali, quelli che si generano e si percepiscono attraverso la conoscenza, sono un numero limitato di fenomeni, caratterizzati dal situarsi ad un livello superiore a quello dei processi puramente sensibili. La conoscenza fa parte della realtà oggettiva data dalle sensazioni ed appartiene allo stesso campo della natura tangibile.

Il problema se al pensiero umano può essere attribuita una verità oggettiva, non è un problema teorico… bensì un problema pratico: l’uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà, il potere, la mondanità del suo pensiero. La lite sulla realtà o in realtà di un pensiero che si isola dalla pratica, è un problema puramente scolastico dice Marx nelle tesi su Feuerbach.

In realtà la conoscenza e la coscienza non sono una riflessione sulla realtà bensì il contenuto della realtà. Ma nasce solo come realtà materiale mediante un processo sociale storicamente determinato. Il processo sociale si struttura precisamente mediante il lavoro. La conoscenza non nasce spontaneamente, non è frutto di atteggiamento individuale di riflessione intima sulla realtà esterna all’individuo pensante, ma appare nel processo di produzione della vita sociale come vita materiale in ogni epoca storica la conoscenza si vede determinata dalle condizioni dello sviluppo sociale, esprimendo portate ai limiti propri della società del momento.

E per questo motivo che la conoscenza è storicamente determinata, ma non solo è anche determinata dalla classe di appartenenza. La conoscenza non è neutrale ma è di classe l’industrializzazione della conoscenza e il controllo dell’energia umana della fatica umana da parte dei proprietari dei mezzi di produzione è attualmente la forma dominante di generazione della conoscenza; ed oggi è maggiormente dotata di un maggior potere di dinamizzazione delle forze produttive materiali della società che in altri fasi dello sviluppo storico del capitalismo.

Ogni produzione di beni materiali o di servizi richiede una determinata quantità di conoscenza. La questione consiste nel determinare e precisare quando la conoscenza si trasforma nella componente fondamentale di questi processi e diventa imprescindibile per lo sviluppo delle nuove produzioni di beni e servizi.

L’analisi di Marx si focalizza sempre sul carattere storico del capitalismo, e come la forza del capitale si determini per la sua distruzione e non al suo sviluppo. In altri termini il suo sviluppo conduce irrimediabilmente alla sua distruzione; lo stesso Marx spiega che “il valore oggettivato delle macchine si presenta come ipotesi di fronte alla quale la forza valutata della capacità lavorativa individuale sparisce come qualcosa di infinitamente piccolo. L’accumulazione del sapere e della destrezza-capacità delle forze produttive generali del cervello sociale è assorbita così rispetto al lavoro dal capitale e si presenta come proprietà del capitale e più precisamente del capitale fisso nella misura in cui questo entra come vero mezzo di produzione nel processo produttivo.

Una dimostrazione che riflette l’analisi storica concreta del ruolo delle macchine, posto in funzione del capitale è la seguente: il volume quantitativo e l’efficacia con i quali il capitale si è sviluppato come capitale fisso indicano in generale il degrado in cui il capitale non appena capitale, si è sviluppato e ha sottomesso a sé stesso il processo di produzione in generale.

Nella stessa misura in cui il tempo di lavoro è posto dal capitale come unico elemento determinante spariscono il lavoro immediato e la sua quantità come principio determinante della produzione. Marx continua spiegando come il lavoro immediato è ridotto ad una proporzione residua e subordinata nell’applicazione tecnologica delle scienze naturali punto questa analisi gli permette di concludere che il capitale lavora a beneficio della propria dissoluzione come forma dominante della produzione.

Marx sottolinea che, sebbene da una parte la trasformazione del processo produttivo a partire dal processo semplice di lavoro sia un processo scientifico che mette al suo servizio le forze naturali e, in questo modo, le obbliga ad operare al servizio di necessità umane, si presenta come qualità del capitale fisso di fronte al lavoro vivo.

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2 Commenti


  • Claudio Ursella

    Oltre che estremamente interessante il tema è anche complesso… spiace notare che il testo mi sembra presentato un po’ curiosamente, con punteggiatura inadeguata e frasi di cui in alcuni casi mi risulta difficile capire il senso… e l’impressione è che non dipenda da me… Comunque è apprezzabile che su tali temi si approfondisca… Anche perchè se le dinamiche di valorizzazione sussumono tutta la realtà sociale nel processo produttivo, la “nuova fabbrica” è il territorio e questo dovrebbe aprire a nuove riflessioni, sul carattere del blocco sociale e sui suoi possibili modelli organizzativi…


  • Luigi Schilirò

    Ripubblicatelo in modo corretto, per favore. Così è veramente di difficile lettura.

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