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La guerra tra capitali nel sistema finanziario euroatlantico  

Sono tre le notizie principali che stanno agitando il sistema finanziario euroatlantico. 

La prima, ampiamente preannunciata, è la scelta della Fed in materia di regolamentazione bancaria di dimezzare il capitale aggiuntivo che gli otto maggiori istituti statunitensi sono obbligati a detenere nelle proprie casse. 

Queste banche, tra cui Citigroup, Bank of America e JP Morgan, dovranno aumentare il capitale, secondo le modifiche, del 9% anziché del 19% come in origine previsto dal Basilea III.

Secondo Michael Barr, vicepresidente della Fed, le modifiche apportate “dovrebbero alleviare le preoccupazioni delle banche, scaturite dalla presentazione delle proposte iniziali, avvenuta nel luglio 2023”. 

In soldoni, è il caso di dire, alle banche statunitensi è concesso disporre di maggiore liquidità per aggredire il mercato e di presentare minori garanzie a copertura di quest’aggressione rispetto a quanto stabilito in fase negoziale internazionale dell’accordo. 

Vale la pena ricordare che Basilea III è il terzo round di accordi di regolamentazione bancaria internazionale stipulato per affrontare le ricadute della crisi finanziaria del 2007/08 e che dovrebbe garantire le norme tramite cui gli istituti di credito possano mantenere un livello di capitale e liquidità sufficiente per adempire ai loro obblighi e non fallire in caso di perdite inattese. 

La sua implementazione è stata prima rimandata dalla Commissione europea al gennaio 2026 e ora disattesa dal partner a stelle e strisce, manifestando una certa “inquietudine concorrenziale” tra le due sponde dell’Atlantico. 

La seconda notizia, che ha colto invece di sorpresa gli addetti ai lavori, è il blitz con cui Unicredit, banca italiana più importante assieme a Intesa San Paolo, ha acquisito il 9% di Commerzbank, secondo istituto tedesco dietro solo allo zombie Deutsche Bank

L’istituto guidato da Andrea Orcel ha dichiarato in una nota che la metà della quota è stata acquisita direttamente dal governo tedesco, che sta cedendo le sue quote di Commerz, mentre l’altra metà è stata rastrellata sul mercato. 

La manovra ha provocato l’ira del governo Scholz (ma non quello dei vertici dell’istituto, almeno pubblicamente), preoccupato della scalata di un istituto straniero ai vertici di un importante operatore finanziario nazionale. 

Nei prossimi 90 giorni infatti il governo metterà sul mercato il restante 12% delle quote ancora detenute di Commerz, con Unicredit pronta a presentare di nuovo l’offerta più alta su piazza per salire al 20% della banca e dare vita così al più grande “campione europeo” del sistema finanziario al pari di BNP Paribas (comunque ben lontani dai colossi statunitensi). 

Draghi ordina e Orcel ubbidisce”, suggerisce l’editoriale di Repubblica, a proposito della partita per il futuro dell’Ue.  

La terza notizia riguarda l’attesissima riunione odierna del Consiglio direttivo della Bce che dovrebbe allentare la politica monetaria dopo mesi di strangolamento dell’economia e dei salari nel nome della lotta all’inflazione. 

I dubbi aleggiano sull’entità dei tagli (25 o 50 punti base), ossia sul peso della riduzione del costo del denaro che ha effetti a cascata per esempio su mutui e prestiti, su cui a gran voce soprattutto dall’Europa mediterranea si chiede di intervenire per alleviare le sofferenze generate dal lungo ciclo di politica restrittiva imposta da Francoforte. 

Ma se “l’esito della lunga attesa dovrebbe deludere”, ammonisce Angelo De Mattia su Milano Finanza, “il disorientante sarebbe rilevante”, dando ulteriore corda ai miopi falchi europei in rappresentanza anche di “una Germania prossima alla stagnazione” su cui alleggiano dubbi se possa davvero “non continuare a non sostenere un mutamento del governo della moneta in chiave meno restrittiva”. 

Insomma, nel rimodellamento dell’ordine mondiale su scala multipolare, i maggiori attori del capitale finanziario occidentale portano avanti la loro personale “guerra tra capitali”, manifestando una inquietudine ben maggiore di quanto non farebbe pensare la sbandierata coesione del blocco euroatlantico.  

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