Menu

La spesa è più magra. Consumi ridotti in termini reali rispetto al pre-Covid

Ora che i dati sembrano mostrare il riaccendersi dell’inflazione, il Centro di formazione e ricerca sui consumi, in collaborazione con Assoutenti, ha pensato bene di analizzare i dati Istat relativi ai consumi e all’inflazione dal 2019 ad oggi. Il risultato era scontato, ma forse è anche peggiore di quello che ci si poteva aspettare.

Infatti, la spesa delle famiglie italiane rispetto al periodo precedente alla pandemia Covid-19 si è ridotta mediamente, in termini reali, del 9%. E ovviamente, è stato soprattutto l’aumento dei prezzi a causare questa contrazione dei consumi, che ha di certo colpito in maniera più pesante chi spende la maggior parte del proprio reddito in beni di prima necessità.

La spesa media mensile è passata da circa 2.560 euro nel 2019 a 2.738 euro nel 2023, con una crescita nominale del 7%. Nello stesso arco di tempo, però, l’inflazione è stata pari al 16,1%. Se si analizzano gli ultimi dati Istat delle vendite al dettaglio per il 2024, il trend rimane lo stesso: spesa in valore maggiore dello 0,7%, ma in volume ridotta dello 0,4%.

Insomma, si paga di più e si compra di meno, cosa che su questo giornale è stata ribadita più volte, esponendo i dati più vari e gli studi di diversi enti. E se si osservano le voci scorporate, bisogna essere ancora più preoccupati, perché ad essere fortemente penalizzate sono delle uscite così basilari che significano una cosa sola: la condizione di vita dei settori popolari sta velocemente peggiorando.

La spesa alimentare diminuisce in termini reali dell’8,6%, a cui bisogna aggiungere un -1% nei volumi venduti nel 2024. L‘esborso fatto in termini reali per i trasporti (carburanti, manutenzione, e così via) ha registrato un -15,8%, mentre per calzature e vestiti si è ridotto addirittura del 16,5%.

I segnali più preoccupanti provengono dalla spesa per la salute, in calo del 5%, e da quella per la casa, che segna un -33% e un’inflazione al 44% negli ultimi anni. E bisogna sottolineare che molti costi per interventi e ristrutturazioni sono stati abbattuti da incentivi vari e dal famoso Superbonus.

Da Assoutenti hanno così commentato: “prima il Covid, che ha depauperato i redditi di milioni di famiglie, poi il caro-bollette e l’inflazione alle stelle che hanno imperversato tra il 2022 e il 2023, sono stati elementi che hanno costretto i cittadini a modificare radicalmente le proprie scelte economiche, non solo riducendo le spese non indispensabili, ma mettendo il prezzo e il risparmio come fattori principali che orientano gli acquisti“.

Parlare di “riorientamento delle abitudini di consumo” è un eufemismo per dire che, certo, non siamo ancora un paese povero, ma la spesa viene fatta sempre più stringendo la cinghia, rinunciando a qualcosa, e scegliendo prodotti usati o più scadenti. E la nuova ondata di incrementi dei costi dell’energia finirà col peggiorare ancora la situazione.

Il governo ha licenziato un nuovo decreto contro i rincari, ma è evidente che c’è un problema di fondo: il libero mercato. In tanti hanno detto che con la fine del mercato tutelato la libera concorrenza avrebbe spinto i prezzi al ribasso. Gli ultimi dati resi pubblici da Arera hanno mostrato come le spese sono aumentate di centinaia di euro per centinaia di migliaia di persone.

Ancora qualcuno si ostina a puntare il dito sul telemarketing selvaggio e sulla complessità delle voci che compongono la bolletta. Che è sicuramente vero, ma non è forse il momento di cominciare a mettere alla sbarra gli speculatori?

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • Giovanni Scavazza

    Buongiorno (e’ un eufemismo 😊).
    … L’articolo chiude con la domanda: Non e’ forse il momento di mettere alla sbarra gli specularori?…Certo, come chi vorrebbe anticipare la data del Natale, e pretendere che siano i tacchini a farlo!…


  • Giovanni Scavazza

    La sfera storica ha esaurito le sue promesse perche’ il sommarsi di tre collassi irreversibili spinge la maggioranza della popolazione nella demenza: Il collasso geopolitico, il collasso ambientale, il collasso psichico. Poi c’e’ un quarto collasso -quello demografico- l’inesorabile restringimento della popolazione planetaria, che appare come una via d’uscita dalla storia. Le donne sembrano orientarsi verso un rifiuto conscio ed inconscio di generare le vittime dell’inferno che si sta delineando: Il genere umano per la prima volta si predispone a divenire nulla. Chi e’ nato in questo secolo parla di se’ come generazione ultima. L’illusione che la generazione ultima sa riconoscere quando i nonni soffrono di presbiopia e non sanno vedere ne riescono a presagire l’apocalisse. Ai posteri l’ardua sentenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *