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La BCE regala ogni anno centinaia di miliardi di soldi pubblici alle banche private

Mentre l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie europee e a mettere pressione sul sistema produttivo, la Banca Centrale Europea (BCE) ha messo in moto un meccanismo che, di fatto, regala decine di miliardi di euro ogni anno alle banche commerciali. Un regalo pesante, che nessun cittadino ha scelto, ma che viene pagato con i soldi pubblici, prelevati da una fiscalità che grava sulle spalle dei contribuenti.

Come si è arrivati a questa situazione? Nel 2015, in piena crisi economica, la BCE ha dato il via a un massiccio programma di acquisto di titoli di Stato – il cosiddetto Quantitative Easing (QE). Questo intervento ha letteralmente inondato il sistema bancario di liquidità: le banche si sono viste accreditare enormi somme sui loro depositi presso la BCE, i cosiddetti “bank reserves”. Una mossa che ha permesso di evitare il collasso del sistema finanziario, ma che ha cambiato radicalmente il modo in cui la BCE gestisce la politica monetaria.

Fino a quel momento, la BCE poteva controllare i tassi di interesse semplicemente aggiustando la quantità di liquidità offerta, mantenendo il cosiddetto “corridor system” che permetteva ai tassi di mercato di fluttuare liberamente all’interno di un intervallo. Dopo il QE, però, la liquidità è diventata abbondante in modo eccessivo, e questo sistema non funzionava più.

Il problema è che per aumentare i tassi d’interesse – considerati lo strumento chiave per combattere l’inflazione – la BCE non poteva più semplicemente limitare la liquidità. Infatti, dopo il QE, le banche si sono trovate a bilancio quantità impressionanti di liquidità in eccesso, grazie alla quale possono portare avanti le loro attività di prestito e investimento senza dipendere dall’offerta di ulteriore denaro da parte della Banca Centrale.

Ora, per portare su i tassi di interesse, la BCE deve aumentare il tasso di interesse che paga sui depositi delle banche stesse. Tradotto: se la BCE vuole alzare i tassi per combattere l’inflazione, deve pagare di più le banche per convincerle a tenere i loro soldi presso di sé. Ed è così che, nel 2023, le banche europee si sono viste accreditare interessi intorno al 4%, un tasso più alto di quanto la maggior parte dei cittadini possa guadagnare da investimenti sicuri.

Questo meccanismo comporta trasferimenti annui di almeno 140 miliardi di euro dal bilancio della BCE – e quindi indirettamente dai contribuenti – direttamente nelle tasche delle banche. Una cifra enorme, che si avvicina al totale della spesa annuale dell’Unione Europea, un dato che dovrebbe far riflettere chiunque.

Non stiamo parlando di un vantaggio economico legittimo o di un premio per i rischi assunti dalle banche: questi depositi sono praticamente privi di rischio, garantiti dalla stessa Banca Centrale. Si tratta piuttosto di un sostanziale sussidio pubblico, che finanzia i profitti delle banche senza alcun controvalore per l’economia reale.

Questa situazione è tanto paradossale quanto ingiusta. I profitti che la BCE genera dalla creazione di moneta – il monopolio che le è stato concesso – dovrebbero tornare ai cittadini, tramite politiche redistributive o investimenti in servizi pubblici, e non finire nel portafoglio di istituti privati… per il semplice fatto di esistere. Il frutto di un diritto pubblico viene dirottato in modo automatico e incondizionato verso una ristretta élite finanziaria.

Il problema non è solo di equità, ma anche di efficacia della politica monetaria. Gli economisti Paul De Grauwe e Yuemei Ji hanno in pratica spiegato che una remunerazione così generosa limita gli effetti delle strette monetarie, come quella effettuata dalla BCE prima di cominciare a tagliare i tassi di interesse lo scorso anno. In pratica, le banche hanno guadagnato due volte: facendo schizzare in alto gli interessi dei mutui a tasso variabile, e facendosi pagare percentuali da capogiro sui propri depositi.

Inoltre, questo sistema crea un pericoloso conflitto di interessi. La BCE stessa è responsabile della vigilanza sulle banche, ma remunerare i loro depositi significa fornire loro un’assicurazione implicita contro i rischi di tasso d’interesse. Ciò riduce l’incentivo delle banche a gestire correttamente i propri rischi e aumenta il pericolo di comportamenti irresponsabili, con possibili effetti destabilizzanti per l’intero sistema finanziario.

Va anche ricordato che le perdite che la BCE sta subendo per questi pagamenti non sono un rischio tecnico per la stabilità monetaria, ma rappresentano comunque un peso sulle finanze pubbliche. Alcune delle principali banche centrali europee stanno accumulando perdite ingenti, una situazione destinata a durare anni, con la conseguenza che i cittadini europei finanziano direttamente un sistema che favorisce i grandi gruppi bancari privati.

Per risolvere tale situazione, ad esempio, i due economisti prima citati hanno proprosto di introdurre un sistema a due livelli per le riserve bancarie, congelando una parte dei depositi in conti non remunerati e pagando interessi solo sulle riserve eccedenti. Così si ridurrebbero drasticamente i trasferimenti di denaro pubblico verso le banche, mantenendo comunque strumenti efficaci per la politica monetaria.

È una proposta che non solo restituisce un minimo di giustizia in un sistema diventato troppo sbilanciato a favore dei potenti, ma che potrebbe anche migliorare la capacità della BCE di controllare l’inflazione, tutelando al tempo stesso l’interesse generale. Ma è evidente che si tratta di una pezza messa un sistema che è esso stesso il problema.

Il nodo, tutto politico, è che questa misura sarebbe come una chiave inglese gettata negli ingranaggi impazziti della finanza europea, ormai abituata a condizioni di credito totalmente anormali, e perciò potrebbe rivelarsi difficile da realizzarsi malgrado la semplicità teorica. E ciò fa anche sorgere la domanda: la finanza del nostro continente reggerebbe senza questo trasferimento abnome e continuo di miliardi e miliardi di euro? È tenuta in piedi in maniera artificiale, mentre la crisi si fa sempre più profonda?

In definitiva, quello che va messo in discussione è questo sistema scandaloso. Non è più tollerabile che i soldi pubblici siano usati per finanziare profitti privati senza alcuna trasparenza o controllo democratico. La BCE deve smettere di essere un bancomat per le banche e servire il bene comune.

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2 Commenti


  • angelo

    ma non si fa prima a dire che le banche sono composte solo da ladri?


  • marco

    le banche sin dal loro esordio(1500…) sono sempre state un modello di usura legale e si sono integrate nel sistema rendendosi indispensabili per un suo corretto funzionamento. È il sistema che è sbagliato e truffaldino e di conseguenza gli istituti di credito ne hanno approfittato sempre.Per tenersi buone le banche e quindi il potere finanziario.La combricola bruxelliana ha ben pensato di foraggiarle lautamente con denari pubblici ricevendo dalle stesse favori inimmaginabili.Inoltre gli istituti creditizi fungono da strumento per tenere d occhio il gregge in tutti i suoi aspetti.Le banche sono un braccio del sistema.
    Il contante rimane l unico nemico del sistema in ambito finanziario e infatti sotto la falsariga della lotta all evasione.la combricola cercherà in ogni modo di eliminarlo totalmente.togliendo così anche l ultimo scampolo di libertà in capo all individuo.Ci ritroveremo lentamente e senza quasi poter reagire. con un codice stampato sulla schiena come fossimo bestiame da utilizzo.L UE non è quello che la maggior parte delle persone pensano bensì una trovata per renderci ancora più schiavi identificabili e perseguibili..Sempre più lontani dalla tanto agognata democrazia .Un grande inganno. L UE si .ma ben diversa.

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