Quando, qualche mese fa, Donald Trump ha sparato l’idea di sviluppare le stablecoin denominate in dollari e contemporaneamente vietare le monete digitali “straniere” (come l’euro, in fase di preparazione), in molti hanno spiegato che questa mossa avrebbe enormemente avvantaggiato la finanza internazionale basata negli Usa e il ruolo non più troppo egemonico del dollaro.
Lo squilibrio complessivo atteso dall’affermarsi di criptomonete “simil-dollaro” – emesse da società private, ma “garantite” dall’aggancio alla moneta ufficiale, al contrario delle crypto “speculative” tipo Bitcoin – è immaginato enorme, al punto da scatenare una vera e propria ondata di “anti-americanismo anche tra i più fedeli cortigiani del neoliberismo stelle-e-striscie dagli anni ’80 a oggi.
Ondata temporanea, ci mancherebbe, presto rientrata perché la prola d’ordine resta “difenderci dalla Russia che sicuramente vuole invaderci” – anche se nella Storia, anche recente, è sempre avvenuto il contrario – ma comunque significativa della dimensione dello sconvolgimento atteso, con i capitali europei fatalmente “attratti” oltre Atlantico, con buona pace del riarmo europeo a basso costo e delle possibilità di “competere” dell’Europa sul piano internazionale.
La Cina aveva sostanzialmente taciuto. Il che non significava affatto che fosse indifferente o poco preoccupata. E infatti si vede ora, pochissimi mesi dopo, con l’ingresso di Pechino nella gara per quanto meno “pareggiare” la capacitù di manovra del capitale finanziario “based in Usa”. Poche chiacchiere, tanti fatti, regole, istituzioni. E capitali veri…
A voi la “rivelazione”, ad opera della Reuters.
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Un funzionario dell’autorità di regolazione della Borsa di Shanghai ha annunciato di aver tenuto questa settimana un incontro con i funzionari del governo locale per valutare risposte strategiche alle stablecoin e alle valute digitali, segnando un netto cambiamento di tono per la Cina, dove il trading di criptovalute è tuttora vietato.
L’incontro di giovedì è stato organizzato dalla Commissione per la Supervisione e l’Amministrazione delle Attività Statali di Shanghai e segue le richieste di esperti e grandi aziende cinesi di sviluppare una stablecoin agganciata allo yuan.
“È necessaria una maggiore sensibilità verso le tecnologie emergenti e un approfondimento della ricerca sulle valute digitali“, ha dichiarato He Qing, direttore del regolatore, durante l’incontro, secondo un post pubblicato sull’account WeChat ufficiale dell’ente.
Le foto dell’evento mostravano circa 60-70 partecipanti.
Shanghai è il principale hub finanziario internazionale della Cina e spesso guida i programmi pilota per i cambiamenti normativi.
“Considerando il solido ecosistema fintech della Cina, il paese ha il potenziale per diventare un attore chiave nel plasmare il futuro dei pagamenti basati su blockchain“, ha affermato Nick Ruck, direttore di LVRG Research.
Le stablecoin basate su blockchain, tipicamente ancorate a valute fiat e caratterizzate da transazioni più veloci ed economiche, hanno guadagnato grande slancio a livello globale. Una stima di ARK Investment Management valuta il volume delle transazioni in stablecoin nel 2023 a 15,6 trilioni di dollari, superando quello di Visa (V.N). Si nota inoltre che il valore per transazione tende a essere molto più elevato.
Negli Stati Uniti, dove il quadro normativo è più sviluppato, sempre più aziende come Amazon e Walmart stanno valutando il lancio di stablecoin.
In Asia, il nuovo governo della Corea del Sud si è impegnato a consentire alle aziende di introdurre stablecoin legate al won e sviluppare le infrastrutture necessarie, sebbene la banca centrale abbia avvertito che l’adozione dovrebbe essere graduale.
Fonti hanno riferito che il colosso dell’e-commerce JD.com e il gigante fintech Ant Group stanno spingendo la banca centrale cinese ad autorizzare stablecoin legate allo yuan per contrastare la crescente influenza delle criptovalute collegate al dollaro statunitense.
Le aziende intendono richiedere licenze per stablecoin a Hong Kong, dove la normativa è prevista entrare in vigore il 1° agosto.
Durante l’incontro di Shanghai, un esperto politico di Guotai Haitong Securities ha illustrato la storia, i tipi e le caratteristiche delle criptovalute e delle stablecoin, analizzando i quadri normativi globali e gli approcci strategici, secondo il post del regolatore.
L’esperto ha anche spiegato le opportunità e le sfide delle stablecoin, proponendo suggerimenti politici per lo sviluppo delle valute digitali.
Inoltre, Yang Tao, vicedirettore del think tank National Institution for Finance and Development, ha affermato questa settimana che la Cina dovrebbe esplorare l’emissione di stablecoin legate allo yuan nella Zona Pilota di Libero Scambio di Shanghai e ad Hong Kong simultaneamente.
Tuttavia, qualsiasi cambiamento in Cina potrebbe non essere semplice, poiché i controlli sui capitali rappresentano un ostacolo chiave per lo sviluppo delle stablecoin, hanno osservato i partecipanti al mercato.
Anche il governatore della banca centrale Pan Gongsheng ha dichiarato lo scorso mese che il boom delle valute digitali e delle stablecoin pone enormi sfide alla regolamentazione finanziaria.
La Cina continentale ha vietato il trading e il mining di criptovalute nel 2021 per timori di destabilizzazione del sistema finanziario.
Mentre il dibattito sulle stablecoin in Cina si è recentemente intensificato, il futuro delle altre criptovalute rimane meno chiaro. Al di fuori della Cina continentale, le valute digitali non-stablecoin continuano a guadagnare popolarità, con il bitcoin che venerdì ha raggiunto un massimo storico superiore a 118.000 dollari.
* Summer Zhen è una corrispondente di Reuters con base a Hong Kong, specializzata in hedge fund e mercati finanziari asiatici. Con oltre un decennio di esperienza nel giornalismo finanziario e nel settore, prima di unirsi a Reuters ha lavorato in relazioni con gli investitori per un hedge fund ed è stata reporter per il South China Morning Post. Vincitrice del premio Best Young Reporter agli Hong Kong News Awards 2014.
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