Manifesto della politica economica di Trump
Il 7 agosto Miran è entrato nel sancta sanctorum dell’economia americana, con la nomina nel Consiglio della Federal Reserve. Le voci che sarà lui a sostituire Jerome Powell nel 2026 si moltiplicano, ma ciò che conta veramente è che l’architetto della strategia economica di Trump è entrato definitivamente nella stanza dei bottoni.
All’annuncio della sua nomina, sono in molti ad osservare che questo permetterà di accelerare una serie di azioni che hanno come obbiettivo finale il salvataggio del debito pubblico. A partire dal primo abbassamento dei tassi previsto a settembre che dovrà far proseguire il graduale indebolimento tattico del dollaro.
E come emerge dalle teorie contenute nel manuale di Miran è che il percorso di risanamento del debito e di rilancio dell’economia americana dovranno passare attraverso un disegno politico fatto di colpi bassi e vere e proprie spallate al sistema di funzionamento della politica monetaria.
Spallate e colpi bassi
La prima spallata è già avvenuta ed ha abbattuto gli ostacoli posti dal consiglio della Fed con l’uscita di Adriana Kugler, tornata a insegnare alla Georgetown University. La nomina di Miran al suo posto dovrà essere approvata dal Senato, ma non ci sono segnali evidenti che si possa impedirlo.
Resta l’ultima parola ai mercati che però non si sono troppo allarmati per quella che può considerarsi a tutti gli effetti la presa della Fed da parte di Trump. I rendimenti dei Treasury, i titoli di Stato a lungo termine, sono saliti leggermente nelle ore successive all’annuncio della nomina di Miran.
La Banca Centrale secondo Trump-Miran
Le sue teorie sul ruolo della banca centrale si possono riassumere nelle dichiarazioni riportate da Reuters: «La tanto celebrata indipendenza della Fed l’ha resa irresponsabile e inefficace. Sarebbe meglio adottare un nuovo sistema in cui il presidente possa licenziare a piacimento i sette membri del Board of Governors con sede a Washington».
Da qui il cambiamento delle regole con la riduzione da 14 a 8 anni del mandato dei governatori fino al renderli rimuovibili dal presidente e a dare diritto di voto sulla politica monetaria a tutti i 12 presidenti delle banche regionali.
Tutto il potere alla Casa Bianca
«Se questo è l’obiettivo, si sta scendendo ulteriormente lungo la china della perdita di indipendenza della Fed dal ramo esecutivo. Vogliono agitare le acque, e questo è preoccupante per la democrazia americana», ha affermato Ellen Meade, ex consigliera di vertice del Board della Fed e ora docente alla Duke University.
Dollaro e criptovalute
Il secondo ‘colpo’ di Trump, sempre sulla scia del pensiero del suo ideologo economico, e uno dei più grandi sostenitori delle criptovalute, è la nuova legge sulla regolazione delle monete digitali, il cosiddetto ‘Genius Act’ (acronimo che sta a significare Guiding and Establishing National Innovation for U.S. Stablecoins Act).
L’obbiettivo della legge si riassume come segue: con il debito pubblico a rischio di andar fuori controllo emerge l’urgenza di stabilizzare il dollaro come riserva di valore. Con gli accordi di Bretton Woods venne stabilito il dominio del dollaro garantito dall’oro; con il Genius Act si ribalta questo ordine ed è il digitale che garantisce il dollaro, ovvero sono le Stablecoin a fare da collaterale del dollaro.
L’attacco dei Paesi Brics
Il dollaro subiva già l’attacco dei paesi Brics, e in particolare della Cina, i quali stanno sperimentando le criptovalute (yuan digitale) per fronteggiare il potere politico della valuta americana. Secondo alcuni osservatori del mondo cripto, questa operazione viene fatta anche per erodere il potere tradizionale delle banche centrali e trasferirlo alle ‘Repubbliche digitali’ e dunque alle Big Tech, in nome della supremazia del dollaro.
Iper capitalismo coi privati a battere moneta
Le criptovalute e anche le Stablecoins non sono emesse dalla banca centrale, ma da soggetti privati. ‘Soggetti’ come lo stesso Trump che nel business delle cripto prospera con la sua World Liberty Financial, posseduta al 60% con il figlio Eric e di cui è socio anche il figlio di Steve Witkoff, l’inviato speciale in Medio Oriente e a Mosca.
Il Bloomberg Billionaires Index indica che le sue iniziative cripto l’azienda dei Trump ha aggiunto almeno 620 milioni di dollari dall’inizio del suo mandato ad oggi. Un gioco di potere dalle dimensioni enormi, a base e conflitti d’interesse e abbattimento delle regole che solo un navigato speculatore di Wall Street avrebbe potuto assecondare.
* da RemoContro
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