Fin qui soltanto l’Usb – che “ereditando il Sult, poi SdL, ha una presenza rilevante tra gli assistenti di volo – aveva denunciato questo tipo di “voli conto terzi”. Mentre la compagnia metteva contemporaeamente in cassa integrazione quote importanti di personale Alitalia.
Frode in commercio. Questa l’ipotesi rubricata in un nuovo fascicolo d’indagine aperto dalla procura di Civitavecchia rispetto all’incidente avvenuto sabato scorso all’aeroporto di Fiumicino e che ha riguardato un aereo della compagnia romena Carpatair andato fuori pista.
In questo caso l’apertura delle indagini è d’obbligo, come per ogni incidente aereo. E di primo acchitto ha investito soprattutto i piloti dell’aereo, perché bisogna capire – anche dal confronto tra le loro testimonianze e la scatola nera del velivolo – se ci sono stati errori “umani”, problemi tecnici o metereologici.
Ma il veloce “cambio” di livrea apportato al mezzo – era scomparsi nella notte, dall’aereo, tutti gli adesivi che lo facevano identificare come Alitalia – disposto dalla compagnia per contenere il “danno di immagine” ha confermato, indirettamente, che c’era qualche inghippo anche commerciale, ovviamente a svantaggio dei “clienti”.
Il procuratore di Civitavecchia Gianfranco Amendola ha così aperto nell’ambito della stessa inchiesta un nuovo fascicolo questa volta sull’Alitalia.
L’ipotesi di reato è semplice e chiara: l’Alitalia “privatizzata” da Colaninno & soci avrebbe frodato i suoi clienti omettendo di dire che avrebbero volato con una compagnia diversa.
Non si tratta qui soltanto del “normale” sharing tra compagnie diverse (se non si riesce ad effettuare un volo per mancanza temporanea di mezzi, ci si fa “prestare” un aereo e un equipaggio da una società “amica”), né una delle tante altre forme di abbattimento dei costi inventate dopo la “liberalizzazione” dei cieli. Qui ci sarebbe una vera e propria truffa in stile “la stangata”, perché sia l’aereo che l’equipaggio erano vestiti come Alitalia, pur essendo a tuti gli effetti pratici e giuridici di CarpatAir. Insomma, è come se un rivenditore ci vendesse un’auto cinese (che comunque stanno migliorando molto sul piano della qualità) “camuffata” da Audi o Toyota.
Naturalmente il prezzo del volo era “pieno”, non “low cost” come sarebbe stato nel caso di una titolarità ufficiale di CarpatAir. Ma la cosa più grave è comunque l’aver abbindolato i passeggeri, attirandoli verso un volo di qualità complessiva diversa da quella reale.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa