Menu

Vita da spie

L’agente della Cia Ryan C. Fogle, arrestato ieri a Mosca con la copertura di terzo segretario del dipartimento politico all’ambasciata degli Stati Uniti, operava per ottenere informazioni sul recente attentato alla maratona di Boston. Lo scrive il quotidiano russo Kommersant, ricordando l’origine cecena dei fratelli Tsarnaev, provenienti entrambi dalla regione del Daghestan. Fogle aveva con sé un biglietto con cui aveva tentato di corrompere un agente russo, sul quale c’era scritto: ”Siamo pronti a pagare 100.000 dollari e discutere della vostra esperienza, capacita’ e collaborazione. Il pagamento puo’ essere molto maggiore, se sarete disposto a rispondere a domande concrete”. Il messaggio era indirizzato a un non specificato ”Caro amico” e firmato come ”I suoi amici”. Le autorita’ del Cremlino, dopo averlo colto in flgarante con tanto di parrucca bionda, contanti e vari apparati lo hanno consegnato immediatamente all’ambasciata americana, ma lo hanno dichiarato persona non gradita e ordinato l’espulsione. Mosca ha convocato per oggi l’ambasciatore statunitense in Russia, Michael McFaul, il quale non ha rilasciato alcun commento sull’accaduto.

Se non è certo un mistero che molti “diplomatici” siano in realtà agenti dei servizi segreti, il rapporto tra giornalisti e servizi segreti è però una connessione sentimentale che affonda le sue radici nel tempo e non solo negli Stati Uniti.
Quella di Mosca infatti non è l’unica rogna per l’intelligence statunitense. Un’altra è scoppiata sul “fronte interno” dove investigatori federali, lo scorso anno, avrebbero registrato le conversazioni fatte attraverso più di venti linee telefoniche degli uffici dell’Associated Press e dei suoi giornalisti, comprese quelle di casa e cellulari. Secondo il New York Times, lo spionaggio nei confronti dei giornalisti della Ap è collegata a un’indagine per scoprire la fonte di una notizia divulgata dall’agenzia il 7 maggio 2012, su un attentato terroristico sventato. In quella notizia, l’Associated Press aveva rivelato alcuni dettagli su un’operazione della Cia nello Yemen, che fece fallire il piano per far esplodere un aereo.

In una lettera di protesta ufficiale inviata al segretario alla Giustizia, Eric Holder, il presidente e amministratore delegato dell’agenzia di stampa, Gary Pruitt, ha scritto che “non c’è giustificazione possibile per una raccolta così vasta di comunicazioni telefoniche dell’Associated Press e dei suoi reporter. Queste informazioni potenzialmente rivelano le comunicazioni con le nostre fonti confidenziali, danno un tracciato della nostra raccolta di notizie, svelano dati sulla nostra attività che il governo non ha alcun diritto di sapere”. In evidente imbarazzo, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha dichiarato che l’amministrazione di Barack Obama non ne sapeva nulla ed ha appreso tutto questo dai giornali perchè “non viene coinvolta in alcuna decisione presa nell’ambito di indagini penali, poiché si tratta di questioni gestite dal Dipartimento della Giustizia”.

Nel 1996, l’allora direttore della Cia John Deutch scrisse una lettera ai presidenti della Cnn e della Associated Press, volta a rassicurare gli americani sulla correttezza delle attivita’ spionistiche americane. La lettera era la risposta alle polemiche scoppiate dopo le rivelazioni secondo cui i direttori della Cia hanno il potere di fare eccezioni alla regola di non reclutare i giornalisti, secondo una prassi seguita da 19 anni. “Non usiamo giornalisti come agenti ne’ testate americane come copertura, ne’ io ho intenzione di farlo”, aveva afermato Deutch. I giornalisti sono sempre stati reclutati in gran numero dalla Cia e non solo come spie. Uno dei piu’ famosi 007 americani in Italia fu Peter Tompkins, giornalista inviato a Roma. Il giornalista-spia più noto in Italia è invece l’ex direttore di Libero Renato Farina, nome in codice l’agente “Betulla”. Di recente i servizi di intelligence hanno invaso anche il campo del web e dello spionaggio sui socialnetwork. L’agenzia nazionale di sicurezza, NSA, sette anni fa aveva diffuso un manuale interno, per insegnare agli agenti come spiare sul web. Documento rimasto segreto fino a quando, in base alla Freedom of Information Act (FOIA, Legge per la Libertà di Informazione), la NSA è stata costretta a renderlo noto. Come dire “scoprire l’acqua calda”.
L’aspetto da ragazzo del college dell’agente Cia beccato a Mosca con la parrucca smantella sicuramente ogni suggestione estetica sugli spioni, così come l’aspetto da nonnetto inacidito dell’agente Betulla difficilmente richiama alla memoria il fascino di James Bond. E’ più facile che le spie abbiano un aspetto dimesso, una immagine di prossimità a “quelli della porta accanto”. Sono i loro superiori a vestire abiti costosi, usare profumi esclusivi, frequentare circoli esclusivi, muovere le fila ed a combinare guai che spesso provocano ulteriori e peggiori guai.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *