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Licenziata dopo un cancro; azienda obbligata a riassumere Patrizia

Alla fine sembra proprio che Patrizia – o Zoe, come ormai è stata ribattezzata da molti – abbia vinto la sua battaglia: la dipendente di Brindisi, cacciata dalla sua azienda dopo essersi ammalata di cancro, la settimana prossima tornerà a lavoro. La Lyondell Basell, società chimica statunitense che produce polipropilene all’interno del petrolchimico sito nell’area industriale della città pugliese, ha deciso dopo un lungo tira e molla di rinunciare alla procedura di licenziamento avviata lo scorso autunno. E di assegnare un nuovo incarico all’impiegate 52enne. 

Merito soprattutto delle azioni legali intraprese dalla lavoratrice e della solidarietà espressa da alcuni sindacati oltre che da tanti amici e sconosciuti attivisti che hanno portato avanti una lunga campagna di denuncia e sensibilizzazione. La petizione su Change in suo favore è stata firmata da più di 80mila persone attirando così anche l’attenzione dei media sulla assurda vicenda.

Una vicenda nata nell’autunno del 2014 quando, dopo 25 anni di lavoro, Patrizia si era vista recapitare la notifica di avvio della procedura di esubero. Ufficialmente per ragioni legate al riassetto economico dell’azienda ma in realtà perché l’azienda voleva liberarsi di una lavoratrice che “non produceva più”, visto che affetta da tumore era costretta a lunghe assenze per le cure e la convalescenza. Sospetti più che fondati, visto che su 130 lavoratori solo lei “non rientrava più nei piani aziendali dello stabilimento brindisino” nonostante che avesse usato anche molti dei suoi giorni di ferie per evitare di gravare troppo sull’azienda.

La vertenza è stata non certo facile e l’addetta alla contabilità ad un certo punto ha anche rifiutato un indennizzo economico pari a 27 mensilità, anche più di quanto previsto dalla legge, pur di poter riavere il suo posto di lavoro.   

Di fronte alla sua determinazione e all’ampia solidarietà dimostrata dalla città e non solo nei confronti della lavoratrice, la Lyondell è stata costretta a fare marcia indietro, la procedura di licenziamento è stata sospesa e l’esonero dal servizio revocato. L’accordo firmato dalle parti prevede il distaccamento in un’azienda del gruppo che si trova nello stesso stabilimento per 6 mesi, e poi l’assunzione a tempo indeterminato, mantenendo l’anzianità di servizio e il livello di retribuzione. «Abbiamo difeso con coraggio e con tenacia la sua dignità di donna e di lavoratrice, questa è una grande vittoria», spiega soddisfatto il suo avvocato, Giuseppe Giordano. «Certo – conclude il legale – forse questa soluzione poteva essere trovata prima, senza arrivare allo scontro. Ma tutto è bene quel che finisce bene». 

Di seguito l’appello della lavoratrice che riassumeva la vicenda diffuso tramite Change.org e di cui abbiamo dato conto nei mesi scorsi su Contropiano.org:

Il mio nome è Patrizia e sono stata licenziata da LyondellBasell, una società chimica americana che produce polipropilene e opera all’interno del petrolchimico dell’area industriale di Brindisi.

Il licenziamento sarebbe avvenuto per ragioni legate al riassetto economico dell’azienda, o almeno questa è la spiegazione ufficiale. Su questi licenziamenti non si discute di possibilità di reintegro, è la strategia per opporsi alle impugnazioni davanti ai magistrati del lavoro. Tuttavia io ritengo di esser stata licenziata perchè affetta da cancro. Sono diventata insomma il simbolo di una logica che non è solo quella della prevalenza delle ragioni del profitto sulla vita delle persone, ma è anche il simbolo della logica dell’eccedenza e della rottamazione.
L’agonia è durata oltre due anni, senza parole ma solo ombre apparse improvvisamente nella stanza 22, il 17 novembre 2014 alle 15, ombre armate di un foglio.
Erano in due, uno dei due leggeva velocemente, le parole mi sfuggivano, chiedevo spiegazioni ma quella voce continuava a farsi sentire finendo tutto di un fiato la lettura del testo per concludere: “tutto è irrevocabile e non ci sono margini di conciliazione”.
Pochi istanti per capire di essere soli e di aver perso tutto.
Il rullino della vita si riavvolgeva su se stesso, si sgretolava anche quel tetto costruito con tanti sacrifici, con i risparmi di tutta una vita e con tanti impegni futuri.
In ottobre 2014, l’impianto di Brindisi festeggiava il record di produzione. Posso solo dire “uno su mille non ce la fa” sono infatti oltre mille i dipendenti della società in Italia.
E quindi a 52 anni, dopo 25 anni di servizio, vengo licenziata in tronco, perchè non rientro più “nei piani economici ed organizzativi dell’azienda”. Un licenziamento senza avviso di apertura, nonostante io per il mio lavoro abbia dato l’anima e negli anni scorsi lo abbia fatto nonostante una malattia che non può dirsi risolta definitivamente.
In questi giorni aspetto la lettera definitiva di licenziamento, ma chiedo a tutti voi di firmare per chiedere a Basell di gettarla nel cestino quella lettera e darmi un’altra possibilità.
Ringrazio con forte emozione tutti coloro che hanno manifestato in mio favore solidarietà e affetto; tutti quelli che mi hanno circondato con innumerevoli testimonianze di sincero affetto e calore umano e quanti sono stati presenti in un momento della vita in cui ci si chiedono tanti perchè senza trovare una risposta.
Ho bisogno di ritornare al lavoro, anche perché è statisticamente provato che svolgere la normale attività lavorativa riduce significativamente le probabilità di recidiva della malattia oncologica. 

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