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Sanzioni al business delle slot. Finisce a tarallucci e vino?

Ha impiegato ben 8 anni, per ridursi da 98 miliardi di euro a 857 milioni di euro ed ora sta giungendo a conclusione. Stiamo parlando dell’annosa e infida questione della sanatoria fatta dal governo Monti-Letta-Renzi, della sanzione di 98 mld di € (novantotto miliardi di euro!!) alle società concessionarie del gioco d’azzardo legalizzato.

La sentenza ha riguardato le sole due società (Bplus e Hbg) che avevano fatto ricorso alla precedente sentenza di condanna; accettata invece dalle altre (Cogetech, Sisal, Gamenet, Snai, G.Matica, Cirsa, Gtech e Codere), che avevano invece già chiuso la vertenza pagando il 30 per cento delle somme dovute (430 milioni di euro) con il condono deciso nel 2013 dal governo Letta attraverso il decreto sull’Imu.

La vicenda ancora non è conclusa e definita in quanto è in arrivo un’ulteriore sessione giudiziaria prevista il prossimo 12 marzo, quando il Tar del Lazio sarà chiamato a pronunciarsi su una interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Roma (norma prevista dai regolamenti di autorizzazione, per la installazione delle Slot-machine, che nel sistema del “gioco Legalizzato” limita le autorizzazione alle società che hanno residenza fiscale nei “paradisi fiscali” o hanno contatti o collegamenti con associazioni di stampo illegale, mafioso e criminale, ndr).

Essendo stata emessa a fine luglio, la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio, tra gli altri, di Francesco Corallo (proprietario della Bplus, oggi presente con altro nome societario ma erede diretto della precedente gestione) per un presunto finanziamento illecito elargito dalla Bpm (Banca Popolare di Milano) vicenda sulla quale è in corso un’inchiesta da parte della procura milanese: Inoltre la società ha oggi cambiato nome continuando però a drenare risorse verso la casa madre: 12 milioni a giugno, più altri 15 a luglio, riducendo la liquidità.

Su questo sta indagando la Direzione Distrettuale Antimafia per una presunta evasione fiscale da 23 milioni, in parte finiti all’estero; nel dicembre scorso, è stata emessa una nuova interdittiva, che segnala “rapporti contrattuali con esercenti con precedenti penali”, infrangendo così una delle normative previste dalla legge di autorizzazione per la concessione delle licenze per il settore “gioco”; prolungandone così il commissariamento. Si decide tutto il 12 marzo.

Che finisse a “tarallucci e vino” era cosa ormai accertata, e accettata dai molti esponenti; sia del governo che da parte di quei parlamentari facente parte, delle lobbies delle stesse aziende del settore del “gioco d’azzardo legalizzato”!

L’altro, e forse ben più grave aspetto, consiste nel fatto che tutta questa vicenda si tramuti poi in una vera e propria “beffa” ai danni sia dei contribuenti che delle autorità che hanno indagato su questo business collocato in una “zona grigia”, soprattutto per quanto riguarda i danni dell’erario attraverso l’enorme elusione-evasione fiscale per non aver collegato gli apparecchi al sistema informatico di controllo dei Monopoli, gestito dalla Sogei.

Su questo annoso problema, è tornato in questi giorni a parlare “Il Fatto quotidiano”. In particolare con un servizio dedicato alla vicenda del ten. Colonnello della Guardia di finanza Umberto Rapetto. In un verbale inedito, l’ex comandante del Nucleo Speciale Frodi Telematiche, spiega quanto resocontato all’autorità competente di allora, rappresentata da un generale di Corpo d’Armata. In questa nota, tra le altre si evidenzia come si sia tentato di bloccare l’inchiesta che i Gat (Gruppo Antifrode Telematiche, creato dallo stesso Rapetto. Nella nota, l’ufficiale della Guardia di Finanza scrive che: “Ricordo una nota del Generale xxxx che mi invitava a comunicare al magistrato contabile la nostra incompetenza formale, proponendo di rivolgere la delega al Nucleo di PT. Il dott. xxxx non accolse l’invito verso il quale fu anzi molto critico, pregandomi di segnalare a lui eventuali tentativi d’interferenza con le indagini da parte dei miei superiori”.

Si configura così un vero e proprio “blocco” delle indagini che il Gat della Guardia di Finanza, stava effettuando e che poi avrebbe portato alla formulazione sia della condanna che della colossale cifra da sanzionare. La “beffa” finale è rappresentata dall’improvviso (ma non tanto strano) allontanamento del fondatore e comandante del Gat al tempo delle indagini, Umberto Rapetto (poi dimessosi). Su queste “dimissioni volontarie” ci sono state numerose interrogazioni parlamentari e un ampio dibattito pubblico, alimentato soprattutto dal Movimento 5 Stelle. Rimosso un funzionario scomodo, l’intera vicenda è potuta passare così dai 98 mld previsti nella sentenza del 2012 agli 857 milioni di euro, una cifra distante anni luce.

Come in tutte le vicende che vedono sanzioni contro allegri o ambigui “proprietari aziendali” chi ci perderà sicuramente sono gli incolpevoli protagonisti, cioè i lavoratori del settore. Infatti questa sentenza complica non poco il futuro di Bplus, vero colosso del settore – 300 posti di lavoro e un miliardo di euro versato all’Erario. La società, con base a Londra, ha già depositato ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, ed è commissariata dallo scorso agosto. Se la casa madre non paga, partirà una complessa procedura permessa da un legge Ue del 2001 per ottenere il denaro, altrimenti si provvederà a un difficile pignoramento dei beni in capo a Bplus Italia.

Che tutto questo avvenga senza colpo ferire nè reazioni significative, appare emblematico dell’intreccio di interessi tra le società concessionarie, il business del gioco d’azzardo legalizzato e le istituzioni.

Indicativi delle frustrazioni ma anche della rabbia di quei pezzi di società meno distratti o meno indulgenti verso questa “macchina da soldi”, sono alcuni commenti comparsi sul blog de il Fatto e che vi segnaliamo come ulteriori elementi di riflessione:

– Dopo otto anni di causa per non aver collegato gli apparecchi al sistema informatico, la multa di 90 miliardi è stata ridotta a 857 milioni complessivi: ma sì, dai, che tanto, dal 2007 ad oggi, tra aumento dell’IVA, saccheggio delle pensioni dei lavoratori dipendenti del settore privato (20 mld l’anno!), aumenti delle tasse sulla casa, pedaggi autostradali, bollo auto, accise carburanti, utenze domestiche, etc. etc. … …ma da mo’ che lo Stato li ha abbondantemente recuperati dai soliti fessi, quei soldi là!

– V’auguro a tutti una serena e felice ludopatia!

– Ragazzi facciamo ancora in tempo, bisogna cercare di capire che la fortuna non è nel gioco d’azzardo, sono tasse occulte che possiamo evitare di pagare, basta un po’ di coscienza. Io ho smesso di giocare nonostante non fossi dipendente, però quelle 100 euro al mese me le giocavo, ed ero cosciente che le perdevo ,poi mi son fermato un attimo ho ragionato, ho pensato a chi specula dietro alle nostre debolezze, gente senza scrupoli a partire dallo Stato, che campano alle nostre spalle, poco gli importa se ti vendi la casa ,se distruggi la tua vita, bene con me hanno trovato la persona sbagliata ,non avranno più un centesimo del mio lavoro .Speriamo che anche voi prendiate il mio esempio. Ciao.

– Quindi, volendo estendere tale benevolenza anche ai cugini greci, questi, da quei 40 mld di euro che ci dovrebbero, ci sarebbero debitori solo per circa 400 mln?

– Otto anni per passare da 98 miliardi a 857 milioni in tutto: grosso modo, meno di un centesimo della somma iniziale! Come si vede, che con Renzi e il fu “Pdr” Napolitano, l’aria che tira è proprio cambiata! Altro che prima!

– La vicenda descritta, con l’allontanamento e le dimissioni del Col. Rapetto, è una delle pagine più nere della nostra Repubblica e ricorda tante storie raccontate nei film in cui i Poteri Forti alla fine riescono sempre a sconfiggere gli Onesti. Povera Italia !

– Con i 98 miliardi iniziali si poteva tranquillamente finanziare un reddito di cittadinanza a favore di tutti coloro che in questo periodo sono senza lavoro. Si sarebbero potute salvare molte persone dalla disperazione e l’economia dell’intero paese sarebbe in crescita. Purtroppo, i vari governi, soprattutto quelli di sinistra, hanno preferito far arricchire singole persone. Questa è l’Italia.

– Una vicenda estremamente schifosa, con risvolti politici (tanto per fare un esempio, ricordate il caso dell’intervento ‘d’urgenza’ di La Boccetta, PdL, che si presentò sul luogo di una perquisizione sostenendo che un certo PC fosse suo e contenesse dati della sua attività politica per evitare che finisse sequestrato dalla GdF?) e “a famigghia” con gli “amici degli amici” al comando… Sarà populismo il mio, ma il pensiero degli sconti milionari ai potenti, mi fa imbufalire

– “Slot machine, Corte dei Conti fa sconto da 500 milioni al gruppo Bplus dei Corallo”.-

– La cosa è così assurda da essere incredibile! Come fa’ questa gente ad avere l’arroganza di decidere delle cose dello Stato, come se fosse cosa loro, che loro possono decidere come pare e piace!

– Danno i soldi a chi rovina le famiglie gestendo il gioco d’azzardo…….

– Levano i soldi a pensionati e ai disabili rovinando le famiglie fragili !

– I nemici dello Stato e della politica sono le famiglie, i poveri, gli anziani, i disabili: tutti tranne i gruppi di potere, le lobbies, le mafie e quanti altri hanno sponsorizzato le nomine di parlamentari e governanti che nessuno ha mai eletto e che fanno gli interessi di chi li sponsorizza tenendoli a libro paga.

– Da una vicenda come questa cosa si può ricavare? Il messaggio appare chiaro. Se sei un poveraccio e rubi un salame al supermercato questo stato t’impicca al pennone più alto. Se invece rubi miliardate di euro, ti da una mano per alleggerire la tua posizione. Ti fa pure lo sconto sui denari e anche di pena. E se sei un recidivo ti apre pure le porte del parlamento cosi potrai partecipare alla produzione legislativa e potrai organizzare come far pagare il risanamento del cosiddetto stato ai soliti cittadini pantalone. Evviva!

– Migliaia di italiani si rovinano ogni giorno davanti a queste macchine mangia soldi e lo stato fa lo sconto. Secondo me si chiama complicità in truffa.

Ma l’indignazione, anche se urlata nei giornali, non appare affatto sufficiente per una inversione di tendenza. Anche su questo occorre perseguire la rottura delle regole… del gioco, appunto.

 

 

 

 

 

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