Il portavoce dei ribelli libici è intervenuto ieri sera a Porta a Porta, assicurando che la Libia del dopo-Gheddafi rispetterà tutti gli accordi stipulati con l’Italia dal regime del colonnello, inclusi quelli che riguardano la lotta all’emigrazione clandestina e i contratti petroliferi con l’Eni. Le assicurazioni sono venute in un confronto a distanza con un alto esponente del governo libico, il quale ha accusato le potenze della Nato di puntare alla divisione in due della Libia.
A parlare per conto dei ribelli di Bengasi, è stato il presidente de Comitato Nazionale di Transizione (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, il quale ha auspicato che gli “amichevoli rapporti” con l’Italia si rafforzino. Tra gli impegni che verranno rispettati ha anche affermato che “Parteciperemo agli sforzi per fermare l’immigrazione clandestina impedendo loro di entrare in Libia e combattendo le organizzazioni criminali che lo permettono”, ha detto Jalil, ministro della Giustizia del regime libico fino a meno di due mesi fae oggi capo dei ribelli. Jalil intervenuto in collegamento da una località tenuta segreta per motivi di sicurezza, ha detto chiaramente che verrà rispettato anche il vergognoso trattato italo-libico firmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal colonnello Muammar Gheddafi: un’intesa che prevede anche un aiuto delle pattuglie italiane per controllare le coste e impedire la pressione migratoria dal sud. “Qualsiasi trattato o accordo che è stato stipulato” ha detto Jalil, “noi lo rispettiamo e cercheremo di applicare questi trattati”. Una dichiarazione che tranquillizza la Lega ma che offre parecchie delusioni a quella della sinistra italiana che ha investito piuttosto maldestramente sulla discontinuità dei ribelli di Bengasi rispetto agli impegni assunti dal precedente regime libico.
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