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Referendum acqua, un altro golpe?

Dopo il nucleare, il Governo tenta di bloccare anche il referendum sull’acqua. Un vero e proprio furto di sovranità popolare e di democrazia nei confronti di un movimento, quello per l’acqua pubblica, che è stato in grado di raccogliere quasi un milione e mezzo di firme contro la privatizzazione del servizio idrico. Se il referendum dovesse raggiungere il quorum, come ci dicono i sondaggi, e i “si” dovessero vincere, la lobby dell’acqua e del nucleare, perderebbe una somma simile a 64 miliardi di euro per i prossimi 30 anni (dati La Repubblica). Una possibilità che non può essere discussa, nemmeno a costo di incrinare definitivamente questa nostra già debole e malmessa democrazia. Le interpretazioni da dare alla scelta del governo di «fare un approfondimento legislativo» per usare le parole del ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani sono poche: i profitti di imprenditori e costruttori non possono essere toccati, costi quel che costi. E forse in questo caso è corta anche la coperta che vorrebbe nascondere questa operazione dietro a una debacle ideologica, come da mesi accade per il nucleare, espressa dalle parole di Roberto Bazzano, presidente di Federutility, la federazione che riunisce i gestori degli acquedotti che ha affermato: «chiediamoci seriamente se non sia il caso di evitare un referendum che ha sempre più il taglio puramente ideologico». Significative anche le parole della Marcegaglia pubblicate su La Repubblica del 21 aprile in relazione allo stop al nucleare: «abbiamo chiesto noi lo stop al nucleare. Era l’unico modo per impedire il referendum. I sondaggi davano per scontato il raggiungimento del quorum e con la prevedibile vittoria del sì, sull’emozione dopo Fukushima, il capitolo nucleare l’avremmo chiuso per sempre. E, ancor più grave, avremmo chiuso per sempre la liberalizzazione dell’acqua». Senza sorprese e con molta meno ideologia di quanta ce ne vogliano far credere il Governo ha scelto di sottrarre ai cittadini un diritto e questa volta la speranza è che debba rispondere veramente ad almeno un milione e mezzo di persone. In carne ed ossa. Come quelle che nei mesi scorsi hanno presentato il proprio documento e hanno firmato per il referendum. Almeno il popolo dell’acqua ha dimostrato di far paura ai poteri forti che governano questo paese anche se, qualora veramente il blitz del governo riuscisse a bloccare il referendum, il prezzo da pagare per il popolo italiano potrebbe essere più alto di una semplice manovra politica. E’ la democrazia diretta ad essere in gioco, quella che non si esercita nemmeno con il voto alle elezioni.

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