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Il gattopardismo bolognese e la nascita di una nuova sinistra indipendente

Dopo la fuga di Cofferati, dopo lo scandalo “sessuale-economico” di Del Bono, dopo un anno di commissariamento e di guerra tra bande dentro al PD bolognese, la cosiddetta triade emiliana tiene: l’asse pd-cooperative-cgil si riconferma come la principale forza radicata dentro i quartieri popolari di Bologna. Se in altre città si è manifestato un visibile cambio di indirizzo da parte di diversi settori imprenditoriali che hanno dato direttamente indicazione di voto al centro-sinistra, visto come elemento forte sul piano progettuale, rispetto ad una destra iper-localista e miope, a Bologna questo non è successo, perché era già cosi. Il sistema di potere è già collocato a sinistra, e neppure la giunta di centro-destra guidata dall’allora sindaco Guazzaloca, riuscì minimamente a destabilizzare questo stato di cose.
La calata della Lega a Bologna, strumentalizzata anche a sinistra dal partito di La repubblica per compattare i ranghi si è infranta contro questo muro.
Se questo avviene sul piano rappresentativo, sul piano materiale i passaggi di ristrutturazione del welfare-state e di marginalizzazione dei settori popolari portate avanti dal centro-sinistra si inseriscono in quella che possiamo definire la ricetta liberista di sinistra, che privilegia interessi privati a scapito della collettività. In questo senso la differenza con la destra è nulla, l’economia guida la politica e non viceversa. Sono state significative le parole del commissario Cancellieri, che salutando la città, ha ringraziato tutte le forze politiche e sindacali, elogiando la loro disponibilità e collaborazione, rimarcando invece la sua contrarietà per l’azione dell’USB, del sindacalismo di base, in quanto unico soggetto non inserito in questo consorzio di collaborazione fraterna….
Il voto bolognese ha tuttavia delle novità importanti, la più visibile è la scomparsa di una sinistra all’interno del consiglio comunale; la lista Frascaroli (legata a SEL), unica lista di sinistra passata in consiglio comunale, è di fatto organica a quel sistema a triade sopra descritto. Se non sta con il partito sta con il sindacato, se non sta con il sindacato sta con il sistema cooperativo. Il coro quindi non presenta voci stonate.
La composizione della giunta vede questi tre soggetti primeggiare ed inoltre si presenta numericamente molto più compatta, anche perché i processi di ristrutturazione dovranno essere fatti in modo veloce, senza che nessuno possa disturbare il manovratore.
Si assiste quindi ad uno strano meccanismo, più viene propagandata una idea di partecipazione dentro il centro sinistra, più si sviluppano parallelamente sul piano materiale dei processi di centralizzazione del potere decisionale e dell’estrema personalizzazione della politica, a scapito della capacità diretta di gestione e decisione delle fasce popolari.
La FdS è uscita praticamente distrutta da questa tornata elettorale; fuori dal consiglio e da tutti i quartieri, per la prima volta nella storia repubblicana i comunisti non hanno nessuna rappresentanza amministrativa a Bologna. La sua posizione di appoggio acritico a Merola è stata letta come una fotocopia sbiadita di SEL.
Il boom di voti al Movimento 5 Stelle indica chiaramente il tentativo di chi voleva rompere il meccanismo della triade bolognese e il suo immobilismo. Un voto quindi che non si può leggere unicamente dentro l’attuale divisione tra destra e sinistra, ma come un tentativo di andare oltre ai medesimi blocchi di potere. Le contraddizioni dei grillini rimangono, cosi come quelle della lista Franscaroli (Sel); si aspetterà il primo dibattito comunale per il bilancio per studiare la vera faccia di queste due liste.
Di fronte a tutto questo, settori della sinistra indipendente hanno lanciato una nuova ipotesi di lavoro comune, che sappia coniugare la rappresentanza politica con gli interessi popolari, offrendo uno spazio a chi anche se fuori dal piano amministrativo non ha deciso di arrendersi e di continuare a pensare alla politica come cosa pubblica. Ma al tempo stesso questa ipotesi prova ad essere una risposta a tutti quei settori giovanili e popolari che vogliono in prima persona difendere i loro interessi non delegando ai grillini un tale compito. E’ nato quindi un comitato promotore del MAS, movimento a sinistra, che ha presentato alla città il suo progetto, in un’assemblea pubblica dove sono intervenuti attivisti politici e sindacalisti. I punti su cui ruoterà il progetto del MAS sono: la democrazia partecipativa: “Il nostro tentativo e creare momenti di confronto e controllo collettivo del territorio istituendo assemblee permanenti nei quartieri di Bologna, per intervenire direttamente dentro le grandi/piccole questioni che investono i cittadini. Perché pensiamo che finchè non c’è un livello di azione diretta le scelte ci verranno sempre imposte dall’alto a scapito dei nostri interessi.” e i beni comuni e diritti sociali “Oggi siamo di fronte ad un devastante processo di distruzione di quelli che sono i beni comuni. Processi di privatizzazione o di dismissione vera e propria hanno di fatto annullato quello che era il sistema di garanzie sociali nel nostro territorio. Accanto a questo si inasprisce il caro vita, che colpisce lavoro, servizi, casa, ecc…. Occorre quindi partecipare e promuovere campagne per rimettere al centro un idea di welfare comune e il rilancio delle garanzie sociali popolari.”.
Questo progetto nato sul piano locale ovviamente si richiama indirettamente al dibattito che oggi attraversa molti settori della sinistra di classe in merito alla costruzione di una organizzazione nazionale della sinistra indipendente che si ponga il compito di dare rappresentanza ai settori sociali popolari.

Contropiano
redazione di Bologna

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