Qui da noi ci si prova. I ragazzi riuniti in assemblea a piazza San Giovanni non hanno ansie da prestazione. Ieri, per dire, non c’era il pienone. In una delle scorse riunioni, invece, pare fossero in 400. «Il turn over è altissimo, non c’è nessun obbligo di stare in piazza», spiega uno di loro. Ancora stasera, alle 19, è possibile partecipare a un assembramento che ha le modalità della classica assemblea di piazza: striscioni, banchetti, eccetera. Ma chi è interessato a prendere la parola, può trovarli allo stesso posto tutti i giorni alle 19. Come comunicare, è ovvio: Facebook, e il sito italianrevolution.org. Democrazia diretta è facile a dirsi, difficile a farsi. Loro lo sanno, ma dello slogan vanno fieri: «Democrazia reale ora». In quanto al fatto che il tutto sia apartitico (ma non apolitico, tengono a specificare) è ovviamente un buon modo per intercettare un sentimento diffuso. Ed è sicuramente una volontà genuina, esercitata con il massimo della correttezza. Ma non è che tutti nascano in piazza. E certi atteggiamenti, certe parole d’ordine, non si fa fatica a riconoscerli. Intercettiamo anche un ragazzo con la maglietta arancione degli umanisti. Come è vero che a qualcuno dal «microfono aperto» parte il termine «compagno», ma si corregge subito: «amico, confratello, cugino, come vi pare». Grande sfarfallio di mani. Perché questa è una delle poche regole. Non si interrompe chi parla, ma chi ascolta può inviare segnali silenziosi. Ad esempio, sfarfallio di mani significa mi piace, braccia a X, non mi piace. Le altre regole sono: non violenza e niente droga o alcol in piazza. Questa ultima decisione è stata mutuata dalla piazza spagnola: «Per prendere decisioni, meglio essere lucidi».
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