Nella manifestazione di Roma uova e vernice rossa sono stati lanciati contro una filiale della Deutsche Bank e il Ministero della Funzone Pubblica da alcuni manifestanti del corteo dell’Usb, all’altezza di Torre Argentina. I manifestanti hanno colpito il portone, le insegne ed anche le finestre della banca e degli uffici del ministero. Il corteo è arrivato poi in piazza Navona dove si è fronteggiato con la polizia sulla stradina che conduce al Senato, anche qui lanci di uova verso il Senato e i blindati. Sulla piaza sono comparse le prime tende e gazebi, ci si organizza per rimanere a oltranza. Alle 16.00 a piazza Navona arriverà anche la Fiom.
Lamezia Terme. Occupata la stazione centrale
Alcune centinaia di lavoratori aderenti all’USB, hanno manifestato questa mattina a Lamezia Terme, per protestare contro una manovra finanziaria ingiusta e iniqua, che colpisce ancora una volta i dipendenti, i pensionati ed i soggetti deboli, lasciando indenni i ceti alti e chi la crisi ha provocato.
La manifestazione si inserisce nella giornata di sciopero generale indetta da tutto il sindacalismo di base, in contrapposizione con quella della Cgil, sia nei contenuti, che nelle piattaforme rivendicative.
I manifestanti, esasperati dalla situazione creata dalla crisi e dalle contromisure del tutto inadeguate assunte dal governo, hanno deciso anche di occupare le stazione ferroviaria centrale di Lamezia, scendendo tra i binari e provocando disagi alla circolazione, peraltro già ridotta a causa dello sciopero del sindacato dei trasporti O.R.S.A. che ha aderito allo sciopero del sindacalismo di base.
L’occupazione dei binari, si è svolta pacificamente e, dopo una trattativa con le forze dell’ordine, è stata rimossa.
La manifestazione è continuata all’insegna della protesta sia contro il governo nazionale, che sotto il ricatto della Lega, sta adottando misure che affossano sempre di più l’economia della Calabria, che contro il governo regionale che ha scelto di impegnarsi nelle varie manifestazioni folkloristiche, anziché adottare misure in difesa del territorio, della nostra economia e dei cittadini calabresi.
Lo sciopero di oggi è per USB non è un punto di arrivo, bensì la base di partenza per rilanciare un programma di lotta che coinvolga sempre di più tutti i lavoratori, le associazioni libere, i cittadini, i movimenti e tutti coloro che si oppongono concretamente a questa manovra e a tutte le azioni che colpiscono in modo sempre più indiscriminato i soggetti deboli.
All’iniziativa di Lamezia, oltre all’USB ed ai Sindacati di Base, hanno aderito anche la RDT (Rete Difesa del Territorio), il Comitato Acqua Pubblica ed il Collettivo Altralamezia.
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Torino alza la testa: “Il vostro debito non lo paghiamo”
Oggi in piazza a Torino , il Sindacalismo di Base ha espresso la propria contrarietà alla Manovra finanziaria imposta dalla BCE, e della UNIONE EUROPEA , ma anche per contestare l’accordo sindacale sottoscritto il 28 giugno anche dalla stessa C.G.I.L. che oggi mobilita la piazza contro i contenuti di quell’accordo inseriti nella manovra economica dal governo.
Migliaia di lavoratori hanno scioperato in tutto il pubblico impiego con chiusura generale di intere sedi di lavoro , INPS , INAIL , INPDAP , SANITA’ , COMUNI E CIRCOSCRIZIONI , PROVINCE , MINISTERI , AGENZIE FISCALI , PROVVEDITORATI , ENTE REGIONE , VIGILI DEL FUOCO , SCUOLE , UNIVERSITA’ , nelle municipalizate con LAVORATORI DEL TRASPORTO LOCALE (GTT, METROPOLITANA) DELLE FERROVIE , DELL’IGIENE AMBIENTALE, DELL’ENERGIA , nel settore privato , massiccia è stata la presenza dei lavoratori FIAT e del suo indotto , dalla CARROZZERIE alle MECCANICHE , dalla POWERTRAIN alla NEW HOLLAND , dalla KUEHNE-NAGEL ( EX IVECO ) alla BERCO-THYSSENKRUPP fel Canavese , folta anche la presenza dei migranti truffati nell’ultima sanatoria .
Alcune migliaia di lavoratori di tutte le provincie del Piemonte hanno sfilato in corteo da PORTA SUSA a PIAZZA CLN , condividendo la piattaforma sulla quale il sindacato di base aveva convocato lo sciopero generale .
Durante il percorso , non sono mancate le contestazioni alla BANCA D’ITALIA , dove un centinaio di lavoratori hanno simbolicamente donato il “sangue “ consegnandone le sacche , visto che i lavoratori non hanno più nient’altro da offrire .
Dalla sede dell’INPS PROVINCIALE è stato calato uno stricione di 20 metri con la scritta TORINO ALZA LA TESTA e NOI IL VOSTRO DEBITO NON LA PAGHIAMO .
Il corteo si è concluso in piazza CLN – luogo simbolico della RESISTENZA e della LIBERAZIONE dall’OPPRESSIONE NAZIFASCISTA in questo PAESE .
Abbiamo registrato con piacere il clima di consapevolezza e di determinazione da parte dei manifestanti e come USB siamo convinti che la manifestazione odierna altro non sia che l’inizio di una nuova stagione di lotte che attraverserà l’intero Paese .
Bologna. Manifestazione del sindacalismo di base. Dal Consolato greco alla Banca D’Italia: grande la partecipazione alla “via crisis”
Questa mattina il corteo del sindacalismo di base ha attraversato le strade del centro, corteo cresciuto fino a diecimila partecipanti. Ad aprire lo striscione con la scritta “Cancellare il debito, conquistare diritti e reddito”.
La USB, insieme agli inquilini dell’ASIA, allo Snater, all’Orsa, dall’USI e a vari collettivi hanno dato vita all’annunciata “Via Crisis”: ben visibile la partecipazione di tanti giovani precari, immigrati, operatori coop dei servizi sociali, dei trasporti, logistica, del pubblico impiego, delle telecomunicazioni, industria, cassaintegrati, vigili del fuoco, inquilini, studenti, gli attivisti del movimento per l’acqua, tassisti.
Prima tappa il Consolato Greco per la solidarietà ai lavoratori greci in lotta e per rimarcare il valore europeo della mobilitazione; passaggio successivo la Cattedrale di San Pietro con lo striscione semplice e chiaro “Chiesa: paga l’ICI”, a seguire Palazzo D’Accursio con il messaggio appeso all’ingresso di Via Ugo Bassi per ricordare al sindaco Merola e all’assessore Frascaroli le responsabilità sui tagli agli stipendi e ai servizi comunali e agli appalti alle cooperative sociali.
Il corteo si è diretto poi al Palazzo del Governo con la parola d’ordine “Que se vayan todos”, contro un Governo del malaffare che sta già pensando ad una terza manovra finanziaria, dopo quella di luglio e di agosto, contro lavoratori e settori popolari.
La manifestazione è proseguita lungo via Barberia, con fermata davanti alla sede regionale della Confindustria, che per gli organizzatori dello sciopero generale e della manifestazione non può essere un soggetto con cui fare patti sociali anticrisi, regalando uno striscione di monito “La crisi la paghino di padroni”.
Arrivati in piazza Cavour, la manifestazione ha avuto una altra importante tappa con la sede della Banca D’Italia, dove ha campeggiato lo striscione contro le banche “Via gli speculatori” e i simboli dell’euro cancellati: per sottolineare il rifiuto dei diktat della Unione Europea e della BCE, e la necessità di rompere con le logiche di rientro del debito pubblico a fronte di una speculazione finanziaria sulle rendite dei titoli pubblici.
Il corteo si è poi diretto come previsto in Piazza Santo Stefano, ricordando il contributo negativo di Prodi per le politiche di sacrifici per l’ingresso nell’euro, dove diversi interventi si sono alternati a chiusura della manifestazione.
Tra i punti, le “lacrime di coccodrillo” della Camusso: che oggi si lamenta dell’art.8 della manovra su licenziamenti e accordi aziendali in deroga, mentre questi erano già i contenuti dell’accordo firmato con la Confindustria con CGIL-CISL-UIL il 28 giugno scorso; e l’ipocrisia degli amministratori locali che partecipando alla giornata di sciopero si preparano comunque ad operare tagli insostenibili ai beni comuni.
Dal palco l’invito alla mobilitazione permanente, dando appuntamento per prossime iniziative generali, dall’incontro di sabato a Roma per la difesa dei Beni Comuni, alla preparazione della giornata di mobilitazione internazione del 15 ottobre lanciata dal movimento degli indignados.
Sulla giornata di ieri a Milano Luce Manara – MILANO – Centri sociali e Usb occupano piazza Affari. Oggi sciopero con due cortei «O la Borsa o la vita» Per dirla in spagnolo, questa prima protesta milanese d’autunno è tutt’altro che campada per aria. E forse siamo oltre la simpatica messinscena del flash mob o del gesto estemporaneo fine a se stesso. Hanno piantato sette tende da campeggio, hanno litigato con la polizia che ha provato inutilmente a cacciarli, ma alla fine ce l’hanno fatta. Sono tornati in piazza Affari, davanti al dito medio di Cattelan. Più forti di qualche tempo fa. E intendono restarci, almeno per una notte (la prima?). E dove bisognerebbe andare a protestare, il giorno prima dello sciopero generale, se non davanti al simbolo del potere finanziario? I ragazzi e le ragazze del centro sociale il Cantiere o i lavoratori del sindacato Usb oggi sono meno sgomberabili di una volta – per non parlare della Fiom che in serata è scesa nella stessa piazza con il segretario Landini per collegarsi con Gad Lerner su La7 -semplicemente perché le loro parole ormai godono di un consenso che ribolle sottotraccia; e se non tutti possono permettersi di passare la notte a far casino in tenda, sono comunque una moltitudine quelli che pur mugugnando in silenzio ormai non esiterebbero a sottoscrivere l’appello dei promotori del blitz di ieri mattina in piazza Affari. Soprattutto questo passaggio. «Se l’Italia è un paese di merda è sicuramente in buona parte per colpa della cricca che la governa da quasi vent’anni. Mentre Berlusconi e i suoi si arricchivano, hanno indebitato il paese e hanno impoverito tutti noi. Vogliamo aiutare Berlusconi ad andarsene, cacciandolo e sequestrando i beni e le ricchezze che appartengono al popolo e che lui ha accumulato. A noi che siamo qua e non abbiamo ville ai caraibi in cui rifugiarci, non rimane che indignarci, come in Spagna, ribellarci come in Maghreb, incazzarci, come a Londra». Forse è chiedere troppo, ma forse no. Perché andando a chiedere in giro, sul tram, in coda dal benzinaio, alla cassa del supermercato, nelle tavolate imbandite alle recenti cenette vacanziere, si avverte una inedita e strana coincidenza di vedute tra la classe media moderatamente di sinistra e -solo per fare un esempio – un tipo agitato da una vita come Riccardo Germani, l’esponente delle segreteria provinciale di Usb Milano che ieri con una decina di persone ha occupato per due ore il secondo piano della Borsa di Milano per dire cose semplici ma chiare: «Basta con le politiche di bilancio che impongono ai ceti subalterni enormi e oramai improponibili sacrifici, i nostri conti sono già in rosso grazie a chi attraverso la crisi ha speculato, non intendiamo pagare nessuna manovra e non vogliamo manovre correttive né tanto meno contro manovre targate con sigle sindacali o partiti di maggioranza o opposizione. La soluzione alla crisi è la cancellazione del debito». Senza fronzoli anche gli slogan, segno che forse è arrivato il momento di badare alla sostanza: Rubano ai poveri per dare ai soliti e Predicate austerity raccoglierete rivolte. Non c’è solo una gran voglia di sciopero generale, c’è soprattutto voglia di andare oltre e anche fretta di sapere che si fa dopo. Subito. E senza prendere troppo sul serio quell’unica presenza estranea al presidio, una signora bionda di mezza età che dalla protesta di piazza Affari si aspettava qualcosa di più – «mah… io prenderei direttamente il bazooka…» – ormai è chiaro che da domani rimanere in trincea o organizzare cene con la Marcegaglia non è esattamente la stessa cosa. I tempi per preparare questo sciopero sono stati strettissimi ma non si poteva fare altro. E anche se ci sono fabbriche e uffici che solo ieri hanno cominciato a funzionare a pieno regime (e le scuole sono chiuse), tutti sono pronti a scommettere che quello di oggi non sarà uno sciopero qualunque. Intanto a Milano i cortei sono due, e almeno uno – promettono gli organizzatori del blitz – tornerà nuovamente a farsi sentire davanti alla Borsa. Il corteo convocato dalla Cgil, dove confluisce anche la Fiom, parte alle 9 come sempre da Porta Venezia. Mezz’ora dopo, invece, muove i primi passi da piazza Cairoli la manifestazione convocata da una serie di sigle sindacali (Usb, Slaicobas, Orsa, Cib-Unicobas, Snater, SiCobas e Usi). La fusione avverrà intorno a piazza Duomo… e zone limitrofe, «perché se ci vogliono schiavi ci avranno ribelli». da il manifesto del 6 settembre *****
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