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In nome del Papa Re

L’Avvenire, il quotidiano della Cei, definisce nell’editoriale di oggi “una piccineria” la denuncia del Papa e dei cardinali Sodano, Bertone e Levada alla corte penale internazionale dell’Aja con l’accusa di stupro, violenza sessuale e tortura per aver “tollerato e permesso” abusi sessuali sui minori. “Una follia – insiste il quotidiano della Cei – tanto più che con tutta evidenza mai bersaglio poteva essere più sbagliato”. Perché Benedetto XVI – denunciato dallo Snap e dal Centre for Costitutional Rights – secondo l’Avvenire “è lo stesso che, ancora cardinale, col suo predecessore Giovanni Paolo II iniziò l’era della tolleranza zero riguardo a questo odioso crimine”.

Ieri alcune associazioni delle vittime dei preti pedofili, la Snap (Survivors network of those abused by priests) e il Centro per i diritti costituzionali (Center for Costitutional Right) hanno depositato presso la Corte penale internazionale dell’Aja un ricorso in cui accusano il Papa e tre alti esponenti del Vaticano – il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e il prefetto della Congregazione della dottrina della fede, cardinale William Levada – di crimini contro l’umanità per la copertura dei reati commessi da prelati contro i minori. Le due associazioni spiegano di aver deciso questo “storico passo” per proteggere “tutti i bambini innocenti e gli adulti vulnerabili”. Nella denuncia si chiede alla Corte penale internazionale di “incriminare il Papa” per la sua “diretta e superiore responsabilità per i crimini contro l’umanità degli stupri e altre violenze sessuali commesse nel mondo”. Nei prossimi giorni i responsabili della Snap lanceranno un tour in Europa per illustrare le loro accuse e sostenere la denuncia al Cpi, che si occupa di crimini di guerra e contro l’umanità.

Ma la denuncia alla Corte internazionale dell’Aja ha trovato anche la decisa indignazione nell’editoriale del quotidiano ultraliberale Corriere della Sera, editoriale in cui Aldo Cazzullo sostiene apertamente il doppio standard secondo cui davanti al tribunale internazionale “non sono tutti uguali”. Ad esempio Obama o il Papa non potrebbero o dovrebbero mai finire sul banco degli accusati, questo infatti è riservato solo ai reietti che di volta in volta gli Usa, la Nato etc. mettono sulla lista nera. Ma c’è un altro dettaglio che rischia di mettere in sollecitazione l’intero impianto sul quale è stato costruito – arbitrariamente a nostro avviso – il Tribunale Internazionale e la successiva dottrina della “ingerenza militare umanitaria”. La denuncia contro il Pontefice infatti non lo accusa di essere un pedofilo (quindi un reato specifico) ma di non essere intervenuto contro i sacerdoti pedofili per impedirgli di utilizzare le loro funzioni pubbliche e spirituali per le loro perversioni. L’accusa, secondo gli standard su cui è stato istituito il tribunale internazionale è pertinente. Anzi, ai vari leader dei paesi sulla lista nera finiti sui banchi del tribunale (in Jugoslavia o in Sudan), non sono stati imputati reati specifici (aver ucciso o aver torturato di persona) ma di non essere intervenuti affinchè i loro sottoposti non commettessero crimini contro l’umanità. Se questo concetto è vero, esso è perfettamente adattabile alle responsabilità pontificie.

Accettiamo scommesse sul fatto che il procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, non procederà contro il Pontefice, ma non ci vengano a dire che non è possibile perchè non ci sono gli estremi giuridici, non si procederà solo perchè il Tribunale Internazionale è una creatura delle potenze occidentali ed ha uno scopo meramente politico, lontano anni luce da ogni diritto internazionale applicabile “erga homnes”.

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