Una dimensione ciclopica, abbozzata per la prima olta da Alessandro Profumo (ex boss di Unicredit e già candidato da Enrico Letta a fare il candidato premier del Pd), ma ora “tematizzata” anche dalla maggioranza. Che vi intravede un’occasione per rinviare la crisi di governo.
I primi articoli che mettono i piedi nel piatto.
*****
da Il Sole 24 Ore
Avanza il fronte anti-debito, maggioranza in fibrillazione
di Lina Palmerini
Non c’è solo il gestaccio che Umberto Bossi fa a chi gli parla di riforma delle pensioni. C’è pure il gelo su un nuovo condono mentre la patrimoniale ha i suoi fans soprattutto tra la Lega e in una discreta pattuglia di Pdl. Cresce nella maggioranza il fronte a favore di una nuova manovra con l’obiettivo preciso di far scendere di un 25% il livello del debito pubblico attraverso, appunto, previdenza, patrimoniale e condono. L’ipotesi lanciata sul Sole 24 Ore da Massimo Corsaro, vicepresidente vicario dei deputati Pdl, sta creando più di una fibrillazione tra il Pdl e la Lega che si apprestano a votare la fiducia all’attuale manovra. In ballo, infatti, non c’è solo l’ammissione dolorosa che serve di più di questo decreto ‐ che oggi verrà votato dall’Aula di Montecitorio ‐ ma ci sono le implicazioni politiche dentro il Pdl e con la Lega. A dire apertamente che «serve di più» non è solo Corsaro ma un nutrito gruppo di parlamentari pidiellini (ex An) ‐ che ieri i cronisti hanno ribattezzato ‘corsari’ ‐ in polemica con Giulio Tremonti. Una guerra smentita da alcuni di loro come Viviana Beccalossi ma intanto i movimenti per indurre ‐ o facilitare ‐ l’Economia a presentare un nuovo pacchetto per abbattere il debito aumentano. E non solo tra i deputati più vicini a Corsaro (a sua volta vicino a Ignazio La Russa) ma anche tra chi è vicino al premier come Osvaldo Napoli che non si nasconde davanti ai nuovi record dello spread sui Bund e ai tassi di interesse record dei Btp a cinque anni volati al 5,6% nell’asta di ieri.
«Temo che diventi una necessità di fronte a un andamento dei nostri titoli del debito come quello di queste ultime settimane. C’è poi anche la pressione dell’Europa di cui dovremo farci carico. E di cui il premier si farà carico». Il vicepresidente dei deputati Pdl, Napoli, attende che intanto venga approvata definitivamente questa manovra per poi dire la sua sulle nuove misure. «Ma non c’è molto da scegliere. Lo sappiamo tutti ‐ ammette Napoli ‐ che i nodi sono due, patrimoniale e riforma delle pensioni. E la Lega dovrà farsene una ragione di fronte alle pressione dell’Ue». Nessuno fa cenno a un condono ma alcuni parlamentari Pdl della Bilancio sanno quanto potrà valere: «45 miliardi», dicono.
Insomma, il dibattito politico è già in pieno svolgimento nelle stanze della maggioranza anche perché ieri è stata un’altra giornata da brivido che continua a mettere a rischio anche l’obiettivo di pareggio di bilancio di questa manovra. Lo spread infatti si è allargato di nuovo sopra i 400 punti (407) un livello che era stato toccato ad agosto prima che la Bce intervenisse per comprare i nostri titoli di Stato. E pure dall’asta dei Btp quinquennali non è arrivata una notizia rassicurante: è stato registrato, infatti, un tasso di rendimento record del 5,6% (dal 4,93% dell’ultima asta),un livello mai raggiunto nei 12 anni di vita dell’euro.
Di fronte a tutto questo sono piovute dichiarazioni a sostegno dell’ipotesi lanciata da Corsaro di una nuova manovra da 400-450 miliardi di euro per ridurre il debito al 90% sul Pil attraverso una patrimoniale, un condono, la riforma delle pensioni e la vendita del patrimonio immobiliare da fare «in un patto con le opposizioni». E così è cresciuto il fronte anti debito pubblico che ha tra i suoi seguaci i deputati Pdl Marco Marsilio, Viviana Beccalossi, Fabio Rampelli, Carlo Nola, Barbara Saltamartini, Agostino Ghiglia, Pietro Laffranco. Ma anche nella Lega ci si pone il problema senza negarlo. «Quella che stiamo approvando ‐ ammette il leghista Maurizio Fugatti della commissione Finanze ‐ è già una manovra molto pesante e potrebbe indurre a decelerazioni della crescita così come lo spread o alti tassi di interesse, quindi, nuove misure sono possibili. Ma purtroppo rischia di diventare un circuito vizioso, un cane che si morde la coda». E c’è già chi dal Pd, come Enrico Letta, punta l’indice contro un Governo «che ci sta trasformando nella Grecia».
*****
Sviluppo a «costo zero», le misure in un decreto
di Davide Colombo e Marco Mobili
Le nuove misure per la crescita in un decreto e le correzioni aggiuntive nel disegno di legge di stabilità (la ex Finanziaria). Sarebbe questo lo schema su cui punta il governo per anticipare, a costo zero, entro la prima settimana di ottobre e dopo l’aggiornamento degli indicatori di finanza pubblica e dei tendenziali sul Pil, gli ulteriori interventi necessari per assicurare la tenuta dei saldi. Nel Dl andrebbe il cosiddetto «tagliando crescita» con le liberalizzazioni, la «fase due» delle semplificazioni, per il Sud la messa a regime dei contratti di sviluppo e forse un meccanismo di recupero dei fondi Ue a rischio, più interventi su reti energetiche e tlc. Nel Ddl, invece, le misure per ridurre il debito: oltre alle eventuali norme sulle privatizzazioni, verrebbe inserito un nuovo «pacchetto previdenziale» e, su spinta della maggioranza, una qualche forma di condono.
Sul fronte pensioni, al netto dei gesti espliciti di Umberto Bossi contro un eventuale intervento sulle anzianità, la previsione di base riguarderebbe proprio i ritiri anticipati. Si potrebbe anticipare quota 97 il prossimo gennaio (62 anni + 35 di versamenti o 61+36) per poi agganciare l’aumento del requisito anagrafico di un anno nel triennio a seguire per arrivare a «quota 100» nel 2015. Si bloccherebbe in questo modo circa un terzo dei pensionandi di anzianità (gli altri due terzi continuerebbe a pensionarsi a prescindere dall’età avendo cumulato 40 anni di contributi), con risparmi crescenti tra il miliardo e 200 milioni e i due miliardi tra il 2015 e 2016. Il pacchetto si completerebbe con una seconda misura sulla vecchiaia: dal 2026, quando entra a regime il requisito dei 65 anni anche per le lavoratrici del settore privato, si eleverebbe l’età pensionabile a 67 anni per tutti, con eventuali disincentivi per chi optasse per un ritiro a 65 o 66 anni.
Se al momento all’Economia non si lavora ad alcuna forma di sanatoria, dal Parlamento arriva più di una sollecitazione al Governo a ricavare risorse per la riduzione del debito. Il condono non piace al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Già questa estate, nel pieno del dibattito sulla manovra correttiva, Tremonti aveva categoricamente smentito la possibilità che venisse introdotta una qualsiasi forma di sanatoria, ritenuta una tantum e non strutturale. C’è poi da ricordare il veto dell’Europa che già ha bocciato i condoni del 2002 imponendo per altro all’Italia il recupero dell’Iva. Veti e obiezioni che, però, non bloccano la maggioranza. Il gancio giusto potrebbe essere il concordato preventivo biennale previsto dalla delega fiscale all’esame della Camera. Misura che potrebbe operare sul futuro, mentre per il passato c’è chi, come Maurizio Leo (Pdl), propone un concordato di massa. Che, per sua natura, nulla ha a che vedere con un condono. Si tratta di riproporre ‘di massa’ ciò che già oggi nella prassi fanno gli uffici finanziari individualmente. In sostanza il fisco potrebbe inviare una proposta di accertamento con un abbattimento del 20-30% e in cambio dell’ok del contribuente rinuncerebbe a ogni forma di accertamento analitico-induttivo.
Sulla manovra si è espresso ieri anche il presidente di Febaf, Corrado Faissola: «Bene le misure previste ma in una situazione di assoluta emergenza i mercati e le istituzioni si aspettano dall’Italia una significativa riduzione dello stock del debito». Percorso destinato ad essere parallelo a quello sulla crescita. Ieri il ministro dello Sviluppo Paolo Romani ha affrontato il tema anche con le Regioni e ha preannunciato a giorni i tavoli con le parti sociali per provvedimenti sulla crescita su «alcuni fronti fondamentali» tra cui anche «semplificazioni e revisione degli strumenti finanziari per le imprese»: obiettivo rilanciare il venture capital e rimettere ordine agli strumenti di garanzia per il credito.
*****
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa