Sembrerebbe una buona notizia, perché accelera l’uscita di scena dello psiconano affetto da satiriasi. Ma dietro il fondale luminoso c’è un programma sanguinario.
Quello che gli industriali compattamente vogliono è riassunto in cinque punti, meglio articolati nel documento che alleghiamo a questo articolo, per disegnare un’altra Italia: povera, schiavizzata, completamente nelle loro mani.
Vogliono che le pensioni di anzianità (dopo 40 anni di lavoro!) siano semplicemente abolite; che l’età pensionabile sia elevati fino a 68 anni, cominciando col portare a 65 quella delle donne nel settore privato. Voglio vedersi regalare a prezzi stracciati il patrimonio pubblico, perché sono incapaci di creare come categoria nel suo insieme, anche scontando piccole e poche “isole di innovazione” – una dinamica che ricostruisca il proceddo di produzione e dei profitti; quindi “una bella rapina” sul patrimonio pubblico può irrobustire il patrimonio loro.
Vogliono “liberalizzare le professioni”, senza nemmeno chiarire a che titolo poi chiunque potrebbe esercitarla (il titolo di studio mantiene o no il valore legale?). Ma il risultato che si vuole raggiungere è semplicissimo: prezzi bassi nelle prestazioni richieste, e chi se ne frega della qualità media (tanto “chi ce li ha” sa bene quali sono i professionisti bravi, e può permettersi di pagarli per quanto chiedono).
Vogliono grandi opere a tanbur battente, senza naturalmente doverci mettere una lira, anche se questo significa spalancare i portoni all’imprenditoria malavitosa specie lì – nel Mezzogiorno dove le grandi opere sarebbero più necessarie (non si è riusciti a finire la Salerno-Reggio Calabria dopo oltre 40 anni di lavori!).
Infine le comiche: annullamento dell’Irap per le imprese (uan tassa che finanzia la sanità) e meno Irpef per i lavoratori. Le risorse? “Confindustria è pronta a discuetere di un aumento dell’Iva e di una piccola patrimoniale ordinaria”. Bontà loro, l’Iva la paghiamo tutti uguale in cifra fissa, anche se i redditi sono profondamente diseguali; la “patrimoniale” (che dovrebbe ricadere solo sulle loro spalle) deve invece essere “piccola”. Ci mancherebbe….
Voglio tutto e lo vogliono subito. Senza opposizioni (parte del Pd ha già fatto trapelare la propria entusiastica adesione, a scanso di equivoci). E anche ai sindacati complici vien fatto sapere che per le imprese l'”art. 8″ della manovra appena approvata non è affatto in contraddizione (come continua a ripetere una Camusso al di sotto di ogni giudizio) con “l’accordo del 28 giugno”. Anzi, per lasciar capire le sottili implicazioni sadomaso della discussione, la Marcegaglia ritiene che «l’accordo del 28 giugno di fatto ‘lubrifica’ l’articolo 8 della manovra per il quale siamo a favore”. Ad Arcore saranno sicuramente interessati al concetto di “lubrificante”.
Noi siamo invece alquanto drasticamente contrari.
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Il documento completo di Confindustria:
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da Il Sole 24 Ore
«Ora risposte o lasceremo i tavoli del Governo»: Marcegaglia presenta il manifesto delle imprese
di Nicoletta Cottone
«Non c’è più tempo servono riforme coraggiose, subito. La situazione è complessa e preoccupante, siamo pronti a fare la nostra parte. ma serve una politica economica diversa». Lo ha detto la leader degli industriali, Emma Marcegaglia, nel corso della presentazione del Manifesto delle imprese per l’Italia. Un documento stilato dagli imprenditori, un fronte comune per sollecitare una politica di riforme contro la crisi e per lo sviluppo economico. Cinque le priorità: spesa pubblica e pensioni, riforma fiscale, cessioni patrimonio, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia.
Risposte o lasceremo i tavoli
Emma Marcegaglia ha anche annunciato che nell’ultima giunta di Confindustria ha avuto «la delega di portare avanti proposte forti e coraggiose, se queste non andranno avanti mi é stata data anche la delega per non stare più ai “tavoli” con il governo».
Patrimoniale solo se serve a tagliare Irpef e Irap
La presidente degli industriali ha anche sottolineato che «c’é la nostra disponibilità, del tutto eccezionale, ad accettare una patrimoniale solo se serve ad abbassare l’Irpef e l’Irap». E illustra così la proposta di patrimoniale condivisa con le altre associazioni: si tratta dell’1,5 per mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari delle persone fisiche con l’esenzione dei patrimoni inferiori all’1,5 milioni di euro.
Il paese ha bisogno di politiche economiche diverse
Marcegaglia ha sottolineato che Confindustria e le altre associazioni datoriali, firmatari del ‘Manifesto’, non sono interessati alla via spagnola, cioè alle elezioni anticipate. Di certo «la situazione è complessa e preoccupante – ha affermato Marcegaglia – il paese ha bisogno di politiche economiche diverse, basate sui punti del “Manifesto”».
Serve una maggiore flessibilità
«C’é la necessità di una maggiore flessibilità – ha sottolineato Emma Marcegaglia – sia in entrata che in uscita. Il tema va ripreso in mano e dobbiamo ragionare con governo e sindacati».
Preoccupa lo spread tra titoli italiani e tedeschi
Il presidente di Confindustria ha ricordato che se lo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi si mantiene così alto ci saranno problemi sul versante del credito per le banche e per i cittadini. «Non sta a noi dire che il Governo deve cambiare – ha dichiarato – ma c’è una grande urgenza di fare delle cose, le riforme profonde che portano sacrifici per tutti, ma anche vantaggi. Ci vogliono scelte forti per individuare le risorse per la crescita, per investire sull’occupazione dei giovani e per ridurrre le tasse».
Salvare l’Italia non è uno slogan retorico
Nel Manifesto è scritto che «Salvare l’Italia non è uno slogan retorico». Viene precisato che: «Deve essere chiaro. Non intendiamo minimamente sostituirci ai compiti che spettano al Governo, alla politica, a chi rappresenta la sovranità popolare. Avvertiamo però l’esigenza di non limitarci alle critiche, ma di indicare all’attenzione di tutti alcuni punti assolutamente prioritari. Chiediamo quindi di agire senza indugi».
Malavasi: scelte immediate e coraggiose
«Oggi il tempo si è fatto brevissimo – ha sottolineato il presidente di Rete Imprese Italia, Ivan Malavasi – Ciò impone scelte immediate e coraggiose». A essere in gioco non è solo «la credibilità del governo e della politica, sono a rischio anni e anni di sacrifici». Dunque, «salvare l’Italia – ha detto Malvasi – non è uno slogan retorico».
Ora concretezza o stop al dialogo
Un documento giunto al termine di due giorni di confronto, tra i leader delle organizzazioni imprenditoriali e a livello tecnico per la messa a punto del documento, il mondo delle imprese si è compattato su una agenda comune per la crescita da presentare al Governo. Misure definite sulla base del «manifesto delle imprese per salvare l’Italia» che la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, aveva anticipato nei giorni scorsi avvertendo il governo: ora concretezza o stop al dialogo, «non saremo più disponibili, scindiamo le nostre responsabilità».
Alla conferenza hanno partecipato: Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia; Luigi Marino, presidente Alleanza Cooperative Italiane; Emma Marcegaglia, presidente Confindustria; Giuseppe Mussari, presidente Abi; Fabio Cerchiai, presidente Ania.
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I punti della proposta
Pensioni: interventi su anzianità e donne
La spesa previdenziale italiana è il 2,5% più alta rispetto alla media Ocse. Bisogna quindi accelerare l’eliminazione delle pensioni di anzianità e aumentare rapidamente l’età in cui si va in pensione, oltre ad intervenire sulla pensione delle donne
Via alle dismissioni dei beni dello Stato
Al secondo punto del Manifesto le dismissioni dei beni dello Stato, immobiliari e di società. Una decisione che va presa non solo, ha detto la Marcegaglia, per ridurre il debito, ma anche per comprimere il confine «troppo dilatato» dello Stato nell’economia
Liberalizzare professioni e servizi
Tutte le professioni dovranno essere liberalizzate. Bisognerà intervenire anche sui servizi pubblici locali con privatizzazioni e liberalizzazioni, dall’energia, ai trasporti, al gas, per ridurre i prezzi ai cittadini e ampliare il mercato
Tempi rapidi per le grandi opere
Sul capitolo delle infrastrutture si punta a rendere più veloci i tempi di realizzazione sollecitando procedure d’urgenza per superare gli ostacoli burocratici. L’obiettivo è anche quello di coinvolgere i capitali privati
Ridurre le tasse a lavoratori e imprese
Ridurre l’Irap sulle imprese e l’Irpef per i lavoratori. Per trovare le risorse Confindustria è disposta a discutere di un aumento dell’Iva, una piccola patrimoniale ordinaria, mettendo nell’Irpef la ricchezza personale. Altra misura, che servirebbe a combattere l’evasione, limitare l’uso del contante a 500 euro
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