I locali dell’Arci nazionale hanno ospitato la quarta riunione delle forze che si sono prese la responsabilità di convocare la giornata di mobilitazione nazionale prevista per il 15 ottobre. In apertura di riunione si segnala la difficoltà del percorso di avvicinamento comune alla data che vedrà manifestazioni in parecchie capitali europee contro le manovre antipopolari imposte dalla Bce e dai governi subalterni alle banche. Il groviglio è sembrato svilupparsi ancora una volta intorno al nodo del percorso del corteo, percorso che alcuni vorrebbero veder sfilare nel centro politico della capitale, mentre altri ritengono non dirimente il percorso che porterà la conclusione del corteo lontano dal centro e dunque in piazza San Giovanni.
La delegazione che era andata in Questura riferisce che la trattativa non è andata a buon fine: no al percorso su via Nazionale (dove c’è la sede della Banca d’Italia); no al passaggio in piazza Venezia, viene concesso solo l’allungamento del percorso sulla tradizionale via Cavour per poi girare verso il Colosseo e dirigersi a piazza San Giovanni. In Questura annunciano di aver ricevuto segnali allarmanti dalle intercettazioni telefoniche e quindi diviene esplicita la intenzione di tenere il corteo del 15 Ottobre lontano dai palazzi del potere e dal centro politico della capitale. Un diktat odioso di fronte al fatto che a New York sia stato bloccato il Ponte di Brooklyn con ben 700 fermi tra I manifestanti o che in Spagna dodici attivisti del movimento M 15 siano stati arrestati per aver bloccato il Parlamento della Catalogna nel giugno scorso.
La discussione gira intorno a questo che viene giudicato un blocco della agibilita politica nelle manifestazioni, accentuato dai diktat del sindaco Alemanno, che dopo aver preteso che venissero bloccati gli operai di Termini Imerese, ha dichiarato off limits alcune piazze del centro. Gli interventi delle forze riconducibili al vecchio Social Forum (Arci, Fiom,Cobas,UdS, Uniti per l’Alternativa etc.) spingono per attestarsi su questo percorso e misurare la riuscita della giornata di mobilitazione attraverso la forza dei numeri. Altre forze (Stati generali della precarietà. rete Roma Bene Comune, Usb) insistono per tenere aperta la trattativa con la Questura sul percorso. La conclusione della discussione è forse la peggiore in occasioni come queste: si prende atto che la maggioranza accetta il percorso indicato e si rinvia alla prossima settimana la discussione sulla composizione del corteo e gli interventi per la conclusione a piazza San Giovanni.
Una conclusione questa che sembra allontanare una gestione comune e coordinata della manifestazione del 15 ottobre. Alcuni interventi sottolineano criticamente quella che definiscono la pretesa del coordinamento 15 ottobre di governare tutta la spinta alla mobilitazione e alla partecipazione, “l’eccedenza” si sarebbe detto fino a pochi mesi addietro. I segnali che giungono dalle varie citta indicano infatti la crescita di quella che era stata identificata come la militanza nomade o che altri definivano autorganizzazione, cioe una spinta alla partecipazione crescente e diffusa a questo appuntamento.
Se ne discuterà nei prossimi giorni ma a questo punto piu per aree omogenee che nel coordinamento 15 ottobre. I punti San Precario/Stati generali della precarietà comunicano che lo faranno e manifesteranno il 15 ottobre nel corteo centrale ma per conto loro. La rete Roma Bene Comune ha convocato una assemblea cittadina alla Sapienza per giovedi e una assemblea nazionale per sabato prossimo al Volturno occupato per discutere obiettivi e forme con cui stare nella manifestazione. Le forze che hanno animato la assemblea del 1 Ottobre ne discuteranno in una riunione martedi ma nel frattempo hanno deciso di dare vita ad un proprio spezzone unitario nel corteo sui contenuti emersi dal loro percorso e che appaiono difficilmente conciliabili con lo slogan “Cambiare l’Europa cambiare l’Italia”. Uno slogan questo che a detta di alcuni interventi “ognuno puo interpretare come vuole” ma che appare evidente come voglia rappresentare la cifra del corteo del 15 ottobre per edulcorarne il segno rispetto al piu combativo “People of Europe Rise Up!” che rappresenta lo slogan comune della mobilitazione europea. Alla fine della riunione si respira un aria un pò da dejavu, cioè quel clima che ha condizionato il conflitto sociale nel nostro paese fino al governo Prodi del 2006, una rappresentazione del conflitto piuttosto che la sua pratica. Ma nel 2006 non era ancora esplosa la crisi che sta determinando pesantemente in negativo tempi e sorti di milioni di persone in tutta Europa. Per alcuni il percorso dei prossimi mesi sembra convergere sulle “primarie”, per altri con quanto emerge dai movimenti di lotta in Grecia, Spagna, Gran Bretagna. La “quadra” sul 15 ottobre insomma non si è trovata e forse era difficile ipotizzare il contrario.
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