In una città blindata da un’incredibile schieramento di forze dell’ordine, il dissenso verso la vera e propria operazione di “immagine” voluta dal Sindaco Filippeschi si è espresso sin dal primo mattino, quando un folto gruppo di giovani abitanti del CEP (quartiere popolare periferico) ha atteso l’arrivo di Napolitano di fronte al Comune di Pisa con uno striscione che diceva “Milioni spesi per il centro vetrina e i quartieri popolari in rovina”, a ricordare i calcinacci caduti in testa dei bambini della scuola elementare del quartiere poche settimane prima, dichiarata poi inagibile e tutt’ora chiusa.
La seconda contestazione si è tenuta in Piazza Dante, delimitata dalle mura della Sapienza, dove Napolitano, accolto dall’establishment locale al completo, ha aperto la cerimonia di inaugurazione dell’anno Accademico.
In piazza oltre centro tra studenti universitari dei collettivi più combattivi, lavoratori e precari hanno scandito per oltre due ore slogan contro l’orientamento antipopolare e guerrafondaio dell’attuale Presidente della Repubblica.
Nei volantini, negli striscioni e nelle parole d’ordine risuonavano gli obiettivi del movimento che si è battuto contro la riforma Gelmini, ma anche quelli che hanno caratterizzato la manifestazione del 15 ottobre, contro il pagamento del debito e la crisi.
Le minacce securitarie di Maroni e Di Pietro non hanno frenato una iniziativa in grado di smarcare la mobilitazione dal rischio di un repentino riflusso. Dopo la contestazione di Roma al convegno della banca d’Italia con Draghi e Napolitano, a Pisa è stato battuto un colpo di alterità e di lotta, che fa ben sperare per il prossimo futuro.
Il prossimo appuntamento è per mercoledì 26 ottobre, quando arriverà in città una delegazione del movimento No TAV, per una delle tappe del loro giro lungo la penisola.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa