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Val Susa, il giorno della protesta

«Abbiamo scontentato tutti quelli che gufavano, che volevano le botte»: lo ha detto Alberto Perino, uno dei leader del Movimento No Tav all’ assemblea in corso alla baita del Movimento, alla Maddalena di Chiomonte. «L’appuntamento – ha aggiunto Perino – è per la prossima manifestazione che verrà decisa dal coordinamento dei movimenti». L’assemblea ha in particolare applaudito Perino quando ha detto che «rifaremo manifestazioni vita natural durante, fino a quando le reti del cantiere non cadranno. La partita continua – ha concluso – è lunga, ma la vinceremo, siamo convinti che la vinceremo».

«Comunque uno la pensi non si può che essere soddisfatti al termine di una giornata in cui in molti avevano pronosticato il finimondo e per fortuna non è accaduto nulla». Così il sindaco di Chiomonte, Enzo Pinard, commenta la manifestazione che si è svolta oggi promossa dai movimenti No Tav contro la realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria. «Da parte degli organizzatori -ha detto- c’è stata la dimostrazione della capacità di saper tenere i violenti e questo significa che la protesta può essere governata, che può essere una protesta civile. E anche le forze dell’ordine -ha concluso- hanno fatto un buon lavoro evitando che la parte più violenta prendesse il sopravvento su ciò che c’è di buono e di giusto tra i movimenti».


h 15.10_ L’assemblea #notav è finita.. Molti rimarranno alla baita a dormire.. Si torna verso Giaglione.. Il popolo #notav con una partecipazione enorme è riuscito ad entrare nella zona rossa, baipassando i divieti e tagliando le reti poste da un’imponente dispositivo di sicurezza (si parla di più di 2000 uomini delle forze dell’ordine). La Val di Susa si è ripresa la sua terra impartendo lezioni a tutto l’apparato politico e mediatico che nei giorni scorsi aveva cercato di screditare in tutti i modi possibili il movimento.

I notav: “Siamo noi i padroni a casa nostra e oggi l’abbiamo dimostrato!! Nessun divieto e nessuna zona rossa possono fermarci!! Capito Maroni? la battaglia continua..”

h 14.45_ Iniziata l’assemblea #notav nella baita all’interno della zona rossa

h 14.32_ Si aspetta ancora facendo picnic e scaldandosi.. la marea di notav continua ad arrivare.. grande è la determinazione del popolo #notav.. Nessuno torna indietro.. aspettando l’assemblea..

h 14.18_ In baita si aspettano i #notav che ancora a migliaia devono arrivare dai boschi.. A breve inizierà l’assemblea..

h 14.05_ si continua ad arrivare in migliaia e migliaia alla baita.. fra un pò assemblea #notav alla baita per decidere cosa fare! #diamociuntaglio

h 13.53_ polizia circondata all’altezza del ponte del clarea

ore 15. «Credo che possiamo dirci più che soddisfatti. La manifestazione ha raggiunto gli obiettivi»: lo ha detto Alberto Perino, uno dei leader No Tav, all’assemblea dei manifestanti in corso alla baita della Maddalena, in Val di Susa. L’assemblea ha accolto il suo discorso con un applauso.

ore 14. A centinaia i manifestanti No Tav hanno raggiunto la baita, dove stanno pranzando in attesa di un’assemblea convocata per le 14:30. L’area del cantiere del tunnel geognostico della Torino-Lione, poco lontana, è presidiata da un primo cordone di forze dell’ordine al di fuori delle reti di recinzione. Dalla baita si notano i mezzi della polizia all’interno del cantiere pochi metri dietro le reti.

La protesta dei manifestanti No Tav contro la Torino-Lione «è una lotta di grande valore sociale, civile ed economico perchè con questi chiari di luna significa buttare via 20 miliardi di euro per un’opera inutile». Così il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi, che ha partecipato al corteo No Tav. «Sono qui -ha aggiunto- perchè mi sento parte di quei milioni di persone, dei tanti lavoratori che nelle fabbriche che pensano che il palazzo della politica sia estraneo ai bisogni del paese. Il centrosinistra e il centrodestra -conclude Cremaschi- litigano infatti su una cosa soltanto, ciò che riguarda Berlusconi, per il resto sono d’accordo su tutto e questo è il vero dramma del paese a cui manca una rappresentanza politica».

ore 13. Le donne alla testa del corteo No Tav hanno tagliato la rete e aperto un varco nella recinzione dell’area della Tav in Val Susa. Le donne stanno entrando nell’area una alla volta. La forzatura del primo sbarramento è avvenuta senza incidenti. Dopo una breve trattativa tra i dirigenti di Polizia e una delegazione di No Tav le forze dell’ordine sono arretrate, lasciando che la violazione avvenisse per mano di alcune donne munite di tronchesine che sono entrate nella zona off limits. Il corteo si è poi diretto a un altro sbarramento, con doppia rete in acciaio montata su un blocco in cemento, ma lì i manifestanti hanno fatto dietrofront, dirigendosi verso due sentieri nei boschi per tentare la strada verso l’area del cantiere, che si trova ad alcune centinaia di metri di distanza.

ore 12.30. La divisione del corteo – spiegano i siti del Movimento No Tav – è avvenuta al cosiddetto bivio delle ‘Gorgè, punto di partenza del ‘Sentiero dei monacì che porta a frazione San Rocco. La parte del corteo che ha imboccato questa strada scenderà di nuovo verso la baita, mentre la restante che ha proseguito lungo il sentiero principale è diretto verso il perimetro delle reti che costeggiano la strada interponderale. Alcune vedette del movimento No Tav – spiegano i siti – stanno precedendo il gruppo che ha deviato dal sentiero principale per verificare la percorribilità della strada attraverso i boschi.

ore 12.20. Le avanguardie del corteo No tav hanno cominciato a dividersi per cercare di eludere il blocco sulla strada principale. È previsto che si percorrano tre sentieri diversi nei boschi.

(Ansa) I fermati prima dell’inizio – Sono schierati quasi 4mila agenti e, già dai giorni scorsi, sono stati intensificati i controlli sul territorio. Prima della partenza del corteo sono stati fermate sedici persone nell’ambito dei controlli in vista della manifestazione No Tav di oggi in Val di Susa. Tre di loro sono stati denunciati a piede libero perchè trovati in possesso di arnesi atti ad offendere. Altri 11 sono stati identificati e fermati, sempre perchè trovati in possesso di materiale atto ad offendere e idoneo al travisamento durante un controllo alla barriera autostradale di Bruere e a Rivoli. Infine, a Torino sono state sottoposte ad accertamenti altre 2 persone appartenenti al centro sociale El Paso, di cui una donna trovata in possesso di una maschera antigas. Da giovedì sono stati 419 gli identificati e 286 i veicoli controllati. E ieri è stato fermato dai carabinieri del Ros a Chieti per l’assalto al blindato dei carabinieri dato a fuoco in piazza San Giovanni, a Roma, il 15 ottobre scorso durante gli scontri tra “incappucciati” e forze dell’ordine un giovane in partenza proprio per la Val di Susa.

ore 12- L CORTEO NELLA “ZONA ROSSA”. La testa del corteo No Tav, a cui partecipano migliaia di persone, ha da poco fatto il suo ingresso nell’area che secondo l’ordinanza del prefetto di Torino emanata venerdì scorso, risulta interdetta dalla circolazione di persone e mezzi. Il corteo sta sfilando pacificamente scandendo slogan e lungo il percorso al momento non vi sono blocchi delle forze dell’ordine anche se sullo svolgimento della manifestazione vigila un elicottero. Nell’ordinanza del prefetto l’interdizione per il Comune di Giaglione riguarda la strada comunale per frazione San Rocco e la strada comunale per frazione San Giovanni. In testa al corteo partecipa anche una delegazione del Legal Team, gli avvocati che assistono legalmente i No Tav e la Comunità montana nella protesta contro l’opera.

ore 12. (Ansa) L’attività preventiva delle forze dell’ordine è ancora in corso e ha portato all’identificazione in città da parte della Digos di altre cinque persone dell’area anarchica di cui due già colpite da provvedimento di rimpatrio emesso dal Questore nel 2010. Fra le persone fermate per identificazione e controllate questa mattina da Polizia e Carabinieri, quasi tutte di Torino e provincia, ci sono anche manifestanti provenienti da Mantova, Bergamo, Cuneo e Biella. In tutto in questi giorni in Val di Susa le forze dell’ordine hanno identificato 419 persone e controllato 286 veicoli.

ore 10. Piccoli gruppi di dimostranti No Tav si sono staccati dal concentramento di Giaglione e hanno cominciato, alla spicciolata, a esplorare i sentieri alla ricerca dei blocchi istituiti dalla polizia. Gli agenti hanno telecamere con cui ne filmano i movimenti. Un elicottero delle forze dell’ordine sta sorvolando la zona. I primi perlustratori No Tav hanno raggiunto alla spicciolata lo sbarramento istituito dalla Polizia sul tracciato principale, chiamato sentiero Balcone. Dietro una rete metallica che impedisce il passaggio sono assiepati i Carabinieri. Una volta verificata la situazione, i No Tav sono tornati indietro.

ore 10. Il presidente della Comunità montana Valli di Susa e Sangone, Sandro Plano, e i 23 sindaci schierati su posizioni contrarie alla Torino-Lione hanno riunito l’unità di crisi nei locali del Comune di Giaglione. Seguiranno la manifestazione in contatto telefonico con i dimostranti e con gli ‘osservatorì del movimento ammessi nella ‘zona rossà. «Speriamo – dice Plano – che contribuiscano a mantenere la calma se ci saranno episodi di tensione».

ore 9. Nelle ore che precedono il corteo a Rivoli i carabinieri hanno fermato cinque giovani: andavano verso la Val Susa portando in auto maschere antigas e protezioni

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I media e la pegiore classe politica che sia mai esistita in questo paese fanno a gara per aumentare la pressione sui No Tav.

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l movimento No Tav torna a far sentire la propria voce. Il corteo di protesta, secondo quanto riferito dagli organizzatori, partirà alle 10.30 da Giaglione e giungerà al cantiere dell’alta velocità Torino-Lione. Qui, armati di pinze e cesoie, i manifestanti taglieranno le reti di recinzione: un gesto simbolico per ricordare a tutti che quell’opera gli abitanti della Val di Susa, e non solo loro, proprio non la vogliono. Il prefetto di Torino, che già aveva dichiarato off limits la zona del cantiere, ha allargato ancora di più la striscia rossa dove non sarà consentito ai manifestanti di entrare; vietati dalla mezzanotte di ieri anche i sentieri, le strade e i boschetti che portano al cantiere.

Il coordinamento dei comitati ha fatto sapere che la marcia sarà pacifica e che si camminerà a volto scoperto e senza oggetti che possano essere scambiati per armi. Il rischio di nuovi scontri tra le frange estreme del movimento no Tav e  le forze dell’ordine non è però da escludere. Per ora in Val di Susa ci sono 1.700 uomini, idranti, mezzi blindati ed elicotteri.

http://www.fanpage.it/no-tav-il-giorno-della-protesta-diretta-twitter/#ixzz1baWkYN3f
http://www.fanpage.it

 

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da La Stampa, capofila dei criminalizzatori (si veda l’episodio del cronista Zancan, nell’articolo precedente e nel video).

La lunga marcia No Tav, con l’incubo infiltrati

inviato a giaglione (torino)

Ieri ci sono riusciti, Una ventina, valsusini. In maggioranza del comitato di lotta popolare di Bussoleno. Sono le quattro e mezza del pomeriggio quando una cinquantina di No Tav lascia il campo sportivo di Giaglione dove la squadra locale si è fatta rimontare tre gol e c’è il rischio che scoppi una rissa tra pubblico e giocatori avversari, per imboccare la strada comunale di frazione San Giovanni. Di lì si va verso la baita della Clarea. Siamo in piena zona vietata ma la via è libera e si va avanti. In testa c’è Giorgio Vair, capogruppo delle liste civiche in Comunità Montana, e si avvia con passo deciso verso il bivio delle Gorge.

Lì si biforcano due sentieri, uno sale verso la montagna per sbucare dietro il museo archeologico. L’altro scende verso la Clarea. A bloccarli ci sono i Cacciatori di Calabria. Vair è in missione diplomatica per trattare con il comandante della compagnia dei carabinieri di Susa, Stefano Mazzanti, e il numero 2 della Digos di Torino, Cecilia Tartoni, la possibilità di inviare 15 osservatori alla baita/presidio della Clarea. Il permesso arriverà in serata: chi passa dovrà indossare una pettorina visibile per farsi riconoscere.

Una ventina di persone, invece, si ferma prima della curva, scende a fatica da un dirupo e si avventura nel bosco fino alla baita abusiva. In quelle tre ore si sono svolte le prove generali degli scenari per la giornata di oggi. Canali di dialogo aperti tra amministratori e responsabili della sicurezza, come chiesto dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Prove tecniche di avvicinamento alle reti da parte del movimento a conferma della volontà dichiarata e ribadita ancora ieri di «cercare di raggiungere e tagliare le reti». E azioni di prevenzione e controllo da parte delle forze dell’ordine nei boschi e sulle strade di accesso verso Chiomonte.

L’azione di filtro punta ad individuare i valsusini dagli «stranieri», siano essi di Torino, di altre regioni d’Italia o di altre nazioni. Due di loro sono stati fermati alle porte di Giaglione e identificati perché trovati in possesso di cesoie. Valsusini doc, infatti, sono i quindici che si sono fermati questa notte nella baita presidio e che oggi saranno raggiunti dagli osservatori. Tutti inseriti in una lista. Le regole d’ingaggio decise dai comitati sono state nette: viso scoperto, mani nude (cesoie a parte) e nessuna azione di offesa verso le forze dell’ordine. Il timore di infiltrati o di azioni a sorpresa di chi punta a replicare gli scontri di Roma – ieri a Chieti è stato arrestato uno dei black bloc protagonisti dell’assalto a furgone in partenza per la Valsusa – è alto, altissimo.

Il movimento è pronto ad isolarli. Lo spiega Patrizia Triolo. Nel 2005 le fotografie del suo naso spaccato e del collare di protezione, conseguenze visibili della manganellata ricevuta nella notte dello sgombero di Venaus, hanno fatto il giro delle redazioni. Oggi ci sarà e spiega: «Ognuno di noi è garante del comportamento del suo vicino. è stata decisa una linea di comportamento. Chi non la rispetta è fuori e io sarò la prima a fermare, se necessario, chiunque proverà a comportarsi in modo diverso da quanto abbiamo deciso». Il dispositivo messo in campo dalla Prefettura, comunque, è imponente. Per tutto il pomeriggio un elicottero ha controllato dall’alto i boschi mentre fin dal mattino sono state piazzate barriere di jersey lungo le strade comunali e i sentieri più larghi. Non solo a Giaglione ma anche verso Chiomonte ed Exilles.

Su piazza ci dovrebbero essere dai 1700 ai 2000 uomini con l’ordine tassativo: impedire a chiunque di arrivare alle reti. Per questo è stata allargata la zona rossa. Ma dal governo si lasciano aperti spiragli di dialogo. Ieri il sottosegretario agli Interni, Michelino Davico, che nel pomeriggio ha sorvolato a bordo di un elicottero l’area con il questore Aldo Faraoni, ha rilanciato la sua proposta: «Sono pronto ad ascoltare gli amministratori No Tav e a trovare un percorso che li includa nel processo decisionale». Difficilmente troverà gli interlocutori visto che la maggioranza delle amministrazioni comunali non vuole l’opera punto e basta. Oggi arriverà il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero.

Ci saranno anche i Cub, i sindacati di base e Legambiente. Anche i sindaci e gli amministratori delle liste civiche hanno annunciato la loro presenza a Giaglione mentre quelli vicini al Pd, pur contrari, non ci saranno anche se nel movimento c’è chi scommette che alla fine il presidente Sandro Plano verrà. Ne è convinto, ad esempio, Sergio Chiamparino, l’ex sindaco di Torino che in un’intervista a ilsussidiario.net, attacca: «Temo che alcuni sindaci democratici parteciperanno comunque. Idv e Sel? Se fossi stato nei panni di Bersani a Vasto avrei detto: cari Vendola e Di Pietro, la foto con voi due la faccio solo se dite pubblicamente che siete d’accordo con la Tav».

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“Tolleranza zero”- L’avviso della procura

MASSIMO NUMA

giaglione

Alberto Perino è stato convocato in questura. Lui, venerdì mattina, s’è presentato con un avvocato al seguito. Gli hanno consegnato la copia dell’ordinanza del prefetto, con le nuove prescrizioni che rendono, di fatto, conclusa tra l’altro la storia del presidio-baita (abusiva) di Clarea, ormai inserita nella zona proibita. Perino non voleva firmare, poichè il movimento No Tav non ha personalità giuridica e nessuno, in teoria, può rappresentarlo sotto il profilo legale.

Alla fine però ha firmato lo stesso e se n’è andato via in apparenza tranquillo e senza i soliti proclami. Un po’ meno tranquilli gli autonomi e gli anarchici torinesi che sono stati, in via preventiva, perquisiti ieri dalla Digos. Niente armi ma, nelle case degli attivisti, c’erano (ospiti) alcuni giovani baschi. Polizia, carabinieri e Finanza hanno stretto in una morsa i comuni di Giaglione (da dove partirà la manifestazione, ore 10,30, campo sportivo), Chiomonte ed Exilles. Nuove barriere di New Jersey (robuste recinzioni di acciaio con una base di cemento armato) sono state sistemate in via dell’Avanà, davanti al varco 1, poi nella strada sterrata che va da Giaglione al cantiere; sbarrate da posti di blocco, disposti da Susa a Exilles dal capitano Stefano Mazzanti, le vie alternative, mentre i «Cacciatori di Calabria» dei carabinieri perlustrano boschi e sentieri.

Ieri la Digos ha identificato una ventina di attivisti sorpresi nella zona vietata e ha dato loro un ultimatum: o andarsene o una denuncia penale. Un gruppo di «stranieri» sono stati fermati ai posti di blocco, sulle loro auto cesoie e maschere anti-gas, sequestrate. Segnalati gruppi di anarchici francesi, già protagonisti degli incidenti avvenuti nei mesi scorsi e altri estremisti provenienti da tutta Italia. Molti in treno, ospiti della rete di accoglienza organizzata dai No Tav in valle ma anche a Torino.

Da Roma la notizia che l’uomo che ha incendiato il blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni il 15 ottobre, identificato, era in procinto di raggiungere la Val Susa per la manifestazione di oggi.

Sono ore cariche di tensione ma non è detto, anzi tutti auspicano il contrario, che la manifestazione contro le reti illegali per i No Tav ma totalmente legittime per Ltf, si concluda, alla fine, senza gravi incidenti. I No Tav sono stati chiari, non vogliono gente incappucciata, non vogliono atti ostili contro le forze dell’ordine schierate fuori e all’interno del cantiere, non vogliono militanti in vena di agire senza accettare le regole imposte dall’assemblea di giovedì sera a Villardora.

Venerdì lungo sopralluogo del capo della Digos, Giuseppe Petronzi, nell’area del cantiere, per verificare gli ultimi dettagli del piano di difesa delle recinzioni. L’ordine che arriva dal ministro Maroni è semplice e conciso: «Nessuno dovrà avvicinarsi e tagliare le reti». Chi lo farà, dovrà accettare tutte le conseguenze previste dalla legge. Anche la procura della Repubblica è stata chiara al riguardo: «Danneggiare le reti è un reato e sarà perseguito». Il pool legale di Ltf denuncerà per danni le singole persone che, armate di cesoie, attaccheranno il dispositivo di sicurezza del cantiere, dove le recinzioni, nei settori più a rischio, sono state ulteriormente potenziate.

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