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La manovra inarrestabile

E’ in gran parte un insieme disomogeneo di misure già note, anticipate, minacciate o promesse (a seconda dei puti di vista).

Vi proponiamo qui alcuni articoli che ne sintetizzano i contenuti più rilevanti, nonché il testo completo del maxiemendamento.

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pdfMaxiemendamento_seconda_parte.pdf1.9 MB10/11/2011, 09:45

pdfMaxiemendamento_terza_parte.pdf192.23 KB10/11/2011, 09:46

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da “il manifesto”

Niente crescita, solo lacrime Privatizzazioni obbligatorie
Francesco Piccioni
In pensione a 67 anni. Nuovi tagli agli enti locali I cantieri Tav in Val Susa «area di interesse strategico»; chi vi entra o li contesta finisce dritto in carcere

Per essere un maxiemendamento che dovrebbe far «crescere» l’economia bisogna ammettere che è stato fatto lo sforzo diametralmente opposto. La parola più usata nel testo è infatti «riduzione». Delle spese dei singoli ministeri, di quelle degli enti locali di ogni ordine e grado, dei dipendenti pubblici. L’elenco appare quasi sterminato.
C’è il nuovo intervento «definitivo» sulle pensioni, che fissa per la vecchiaia l’età minima di 67 anni. Tutti meccanismi di «adeguamento» dell’età pensionabile alle «aspettative di vita» vengono accelerati in modo tale da portare tutti a questo limite entro il 2026. Proprio il tema su cui Bossi e la Lega avevano dichiarato una propagandistica «linea del Piave».
Nulla di nuovo nemmeno per quanto riguarda la dismissione degli immobili pubblici non residenziali, da «conferire a fondi comuni di investimento immobiliare» o società private «anche di nuova costituzione». L’incasso servirà a ridurre il debito pubblico e si punta a ricavare 4,8 miliardi. Stessa procedura per i terreni agricoli – anche delle «aree protette» – del demanio, che potranno essere ceduti a trattativa privata fino a 400.000 euro di valore (poi scatta l’obbligo di asta pubblica). Con il più la norma-belletto della «corsia preferenziale» riservata ai «giovani imprenditori agricoli».
Gli enti locali vengono aggrediti su più lati. Debbono ovviamente «contribuire a ridurre il debito pubblico», e quindi si tagliano ai loro bilanci altri trasferimenti (745milioni nel 2012, 1,6 miliardi l’anno successivo). Ma debbono anche vendere obbligatoriamente tutte le quote detenute nelle società che gestiscono servizi pubblici. Per «convincerli» vengono utilizzati diversi strumenti. Per esempio, si tagliano 926 milioni al «sostegno di sviluppo del trasporto». Ma si dispone anche la «liberalizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica» (come nel vecchio decreto) con un’aggiunta. Se non lo faranno entro i termini stabiliti (31 marzo 2012 per gli «affidamenti diretti», entro il 30 giugno per le società miste), i prefetti avranno il potere di fissare un «termine perentorio» entro il quale eseguire l’ordine. Trascorso il quale li rimuoveranno dalla carica commissariando l’ente locale. Ciò vale – tranne che per l’acqua – anche per tutti quei servizi che ricadono tra gli effetti del referendum dello scorso giugno. In questo modo, insomma, si eliminano le «possibilità di resistenza» dei tanti sindaci che puntavano a ricorrere in tribunale contro queste disposizioni.
Confermata anche la riforma degli «ordini professionali», la «semplificazione dei pagamenti» da parte delle amministrazioni pubbliche verso fornitori o appaltisti. E nello stesso spirito si muove la «riduzione degli oneri amministrativi per imprese e cittadini»; ovvero le «zone a burocrazia zero», dove è permesso praticamente di tutto se gli organi di controllo (comuni, ecc) non rispondono alle richieste entro un determinato tempo. Ivi compresa la necessità di presentare «certificati», dando per scontato che l’amministrazione pubblica li possa acquisire per vie interne.
Amministrazione che però viene completamente ridisegnata con la possibilità di mettere in «mobilità» il personale in eccesso. Dovranno farlo per forza, perché anche qui i dirigenti inadempienti rischiano grosso. Fatta la «comunicazione» ai sindacati, si provedde a ricollocarli in altra sede, anche in altra regione. Dopo tre mesi vengono messi in «disponibilità» con stipendio ridotto del 20% e senza tener conto di «altri emolumenti comunque denominati» (che costituiscono quasi sempre una componente elevata della retribuzione finale). Dopo due anni, se non si trova o non si accetta un altra sede, si è fuori.
Confermata infine, tra le tante cose che non c’è stato il tempo di studiare, anche la definizione della Val di Susa come «area di interesse strategico nazionale». Entrarci «abusivamente» e «impedire o ostacolare l’accesso autorizzato» (ai mezzi e alle persone che vi devono lavorare) «è punito ai sensi dell’art. 682 del codice penale» («contravvenzioni concernenti l’inosservanza dei provvedimenti di polizia e le manifestazioni sediziose e pericolose»). A quanto pare, l’unica «crescita» possibile con un decreto del genere è quella dei processi in tribunale…

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da Il Sole 24 Ore

Misure anti-crisi, chiusura in 4 giorni. Ecco le misure del maxi-emendamento

Approvazione definitiva della legge di stabilità con il maxi-emendamento anti-crisi entro sabato. La nuova impennata dello spread, l’ulteriore crollo dei mercati e l’appello del capo dello Stato a fare presto hanno costretto maggioranza e opposizione a trovare in poche ore un’intesa bipartisan su un una chiusura in tempi rapidissimi della sessione di bilancio in Parlamento. Dopo il pressing mattutino delle opposizioni al Senato, reso pubblico da Anna Finocchiaro (Pd), per una veloce approvazione del maxi-emendamento, la giornata si è snodata attorno a una trattativa lampo tra i due schieramenti.

Trattativa culminata con le convocazioni straordinarie delle conferenze dei capigruppo a Palazzo Madama e a Montecitorio che di fatto hanno chiuso l’accordo. Tanto è vero che i presidenti dei due rami del Parlamento, Renato Schifani e Gianfranco Fini, hanno subito annunciato il via libera del Senato entro domani mattina e il disco verde definitivo per sabato della Camera, che ieri ha approvato anche l’assestamento di bilancio.

Contemporaneamente maggioranza e opposizioni hanno ritirato quasi tutti gli emendamenti presentati in commissione Bilancio a Palazzo Madama, dove nel pomeriggio sono approdati gli emendamenti del Governo, a cominciare da quello più atteso che traduce in misure operative le priorità ‘anti-crisi’ indicate nella lettera di intenti inviata alla Ue. A depositare e illustrare il maxi-emendamento è stato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti in persona. Ai tre correttivi del Governo se ne sono aggiunti altrettanti del relatore, Massimo Garavaglia (Lega).
Tra le novità dell’ultima ora spiccano il nuovo patto di stabilità interno, proposto dal relatore, e l’abbattimento del debito pro-capite degli enti locali previsto dal maxi-emendamento (si veda pagina 21). Con la modifica al patto viene recepita e ripartito il gettito della Robin tax destinato ad attenuare l’impatto della manovra di ferragosto sui conti dei Comuni.

Il Governo per disinnescare la protesta dei benzinai ha anche reso strutturale la deduzione forfettaria Ires per i gestori dei distributori di carburante. Con un altro emendamento, il direttore dell’Agenzia delle Dogane già dal 2012 potrà aumentare l’accisa sui carburanti per garantire i 65 milioni destinati a finanziare la ripresa della riscossione agevolata (sconto del 40% sui tributi dovuti senza sanzioni e interessi) nelle aree terremotate dell’Abruzzo.

Prevista, poi, la proroga di tre anni del fondo di credito per i nuovi nati o adottati: le famiglie potranno contare su tassi agevolati fino al 2014. Nel capitolo dismissioni, dove si rilancia la costituzione della società di investimento targata Tesoro (si veda pagina 20), trova posto la vendita dei terreni agricoli con corsia preferenziale per i giovani agricoltori.

Nel maxi-emendamento confermati gli annunciati capitoli di intervento: pensionamento a 67 anni per tutti i lavoratori dal 2026, liberalizzazioni dei servizi pubblici locali e riforma delle professioni, semplificazioni sul collegio sindacale, de-certificazione, misure sul lavoro (esclusi i licenziamenti per motivi economici), accelerazione delle infrastrutture e giustizia civile. Torna la certificazione, almeno sulla carta, dei crediti vantati con le Pa locali. Confermata la mobilità obbligatoria biennale per gli statali in sovrannumero (indennità dell’80% dello stipendio).

Il relatore, infine, ha previsto la modifica del riparto delle entrate derivanti dall’asta per le frequenze. Una quota, pari a 750 milioni, andrà a coprire le esigenze di spesa di ministero della Difesa, Interno, Guardia di Finanza, edifici scolastici, difesa del suolo, fondo di garanzia. Ridotti anche i tagli all’editoria: i contributi sono pari a 19,55 milioni di euro nel 2012, di 16,25 milioni nel 2013 e di 12,902 milioni nel 2014.

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