Secondo un articolo pubblicato oggi sul Washington Post, anche per gli Stati Uniti, come già accaduto in Grecia e Italia, è arrivato il “momento del coraggio in cui i leader devono rischiare il posto per prevenire il disastro”. Il presidente Barack Obama e lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner, hanno già dimostrato di essere pronti al compromesso, e dalle ultime proposte di democratici e repubblicani emerse dalla supercommissione ci sono segni di speranza che altri possano unirsi a loro. Se accadrà, scrive oggi Steven Pearlstein sul Washington Post, potrebbe scaturirne un accordo siglato da tre democratici e quattro repubblicani per 650-750 miliardi di dollari di entrate supplementari nei prossimi 10 anni come parte di una riforma radicale del fisco.
Oltre a circa 1,5 miliardi di dollari di tagli alla spesa e altre misure di stimolo immediato all’economia per arrivare a una riduzione del debito in totale di 2.500 miliardi. La prima tappa sarebbe al Senato, dove un gruppo bipartisan di 45 si è impegnato a votare il pacchetto, mentre alla Camera Boehner romperà con i suoi e voterà a favore del piano insieme a un centinaio di repubblicani e a un numero ancor maggiore di democratici. Questa sarebbe la risposta americana ai «governi di unità», che stanno andando al potere in Italia e Grecia, troppo tardi nel loro caso per evitare anni di dolorosa austerità e di ristrutturazioni. Se possa succedere anche negli Stati Uniti dipende dalla volontà di tre democratici e di quattro repubblicani di saltare insieme nelle gelide acque del compromesso bipartisan. Chi sostiene che ci vorranno le elezioni del 2012 per rompere lo stallo politico sta prendendo in giro se stesso. Gli elettori non sono nè attrezzati nè inclini a creare grandi occasioni, vogliono una leadership. Alcuni giorni fa – il 4 novembre – un altro articolo del Washington Post scritto da due “pezzi da novanta” ipotizzava che anche negli Stati Uniti il bipartitismo perfetto tra Democratici e Repubblicani si stava rivelando inadeguato per fare fronte ai problemi urgenti posti dalla crisi, soprattutto perché i due partiti fanno politica e “vogliono solo vincere le elezioni”. L’articolo . segnalato in evidenza dal sito della Commissione Trilateral – annunciava che stava entrando in campo una “terza forza” in diversi stati Usa chiamata “Elect american” che si pone il problema di ridurre la prevalenza del problema della rappresentanza rispetto a quello della governabilità. L’avvento al potere di Monti in Italiane di Papademos in Grecia ha dunque un retroterra e degli sponsor assai più ampi e inquietanti di quelli interni ai rispettivi paesi.
Su questo vedi https://www.contropiano.org/it/news-politica/item/4593-gli-inquietanti-sponsor-di-mario-monti
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