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Metà “tecnici”, metà delegati Pd-Pdl. I sottosegretari di Monti

Buttar giù Berlusconi è stato relativamentre facile, tra spread impazzito e titoli Mediaset nel burrone. Lo è probabilmente anche imporre una serie di “riforme lacrime-e-sangue”, visto che da destra non si pensava ad altro, che nel Pd la pensano esattamente nello stesso modo e che i sindacati confederali possono firmare qualsiasi cosa venga loro messa sotto il naso.

La difficoltà è fare quel che sono stati inviati a fare senza dover troppo mediare con interessi davvero troppo particolari per poter essere tenuti nel dovuto conto quando si tratta di “rivoluzionare” in senso liberista una società.

E qui si notano i “paletti” che il partito della rendita immobiliare e dell’evasione fiscale (il Pdl, insomma, con qualche robusta iniezione di mafiosità) è riuscito ad imporre ai “tecnici”.

Spicca il nome di Vittorio Grilli, certamente, braccio destro di Tremonti al ministero dell’economia. Più “tecnico” di Marco Milanese, certamente, ma davvero non estraneo alle manovre tormentate della gestione del “tributarista di Sondrio”. Che sia lui il ministro dell’economia “operativo” – avendo lo stesso Monti conservato l’interim del dicastero-chiave in questa congiuntura – è un fatto che dovrebbe allarmare Confindustria prima di altri. Ma evidentemente il potere di interdizione del “blocco sociale” berlusconiano è ancora abbastanza forte da poter condizionare certe scelte. Un fatto che non lascia moltissime speranze a quanti appoggiano questo esecutivo, “da sinistra”, sperando magari in una “patrimoniale importante” che dia il segno dell’”equità”.

Non può non preoccupare l’opposizione politica e sindacale, invece, l’aver infarcito il ministero dell’interno di… funzionari dello stesso ministero. La funzione di polizia, in situazioni di crisi economica, diventa socialmente molto sensibile. E non è mai stato considerato un bece – in ambito liberale – che fossero gli stessi “poliziotti” a essere investiti delle scelte politiche sulla propria funzione. Il rischio di “dimenticare” che l’opposizione è una posizione legittima è, nella loro “formazione culturale”, particolarmente forte.

Mettere a gestire l’editoria, infine, l’ex presidente della Fieg – l’associazione degli editori – è una dimostrazione patente dello stesso “conflitto di interessi”. Come può esercitare l’”interesse pubblico” su un tema così delicato come la libertà di stampa (e delle condizioni anche economiche in cui sie sercita) colui che fino a un attimo prima rappresentava un “interesse di parte”, anzi assolutamente di parte? E’ come mettere Marchionne a ministro (o sottosegretario) dell’automobile…

Chiudiamo con la nota più dolente. Marco Rossi Doria, per decenni “maestro di strada” a Napoli, benemerito della cultura popolare e della militanza di sinistra, imbarcato con questa congrega di “sacerdoti dell’efficienza” insofferenti della dialettica sociale e “sorveglianti” per conto degli interessi di Pd e Pdl…

Marco, ma chi te lo ha fatto fare?

 

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la lista ricostruita da “il fatto quotidiano”

 

Filippo Patroni Griffi, magistrato napoletano e consigliere di Stato, è stato nominato ministro della Funzione pubblica, con delega anche alla Semplificazione normativa. E’ il primo nome reso noto dopo il consiglio dei ministri che ha deciso anche i nuovi viceministri e sottosegretari del governo presieduto da Mario Monti, che sono 26 (più tre viceministri) contro i 40 dell’esecutivo precedente. In totale il nuovo governo conta 47 membri, contro i 60 di quello guidato da Silvio Berlusconi. Il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, dato per favorito alla vigilia, è viceministro dell’Economia. Grilli rinuncerà al 70% dell’attuale stipendio da dirigente ministeriale. Sarà infatti in aspettativa e percepirà solo la retribuzione da viceministro. Al suo fianco i sottosegretari Vieri Ceriani, già a capo dei servizi fiscali di Bankitalia, e l’economista Gianfranco Polillo.

Il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara diventa sottosegretario all’Interno, insieme a Carlo De Stefano (prefetto esperto di antiterrorismo) e Saverio Ruperto. Ma gran parte dei nomi del nuovo esecutivo, strettamente tecnico anche nei vice, sono poco noti fuori dai rispettivi ambienti professionali. Alla Giustizia, altro dicastero delicato nelle trattative dei giorni scorsi, approdano due docenti dell’Università Roma tre. Uno è Salvatore Mazzamuto, ex Pci e Rinnovamento Italiano, poi consigliere giuridico di Angelino Alfano, per il quale ha contribuito a scrivere la bozza di riforma del Csm. L’altro è Andrea Zoppini, consigliere giuridico della Presidenza del consiglio dai tempi del secondo governo Prodi, con Enrico Letta. Giampaolo D’Andrea, l’unico politico tra tanti tecnici, già parlamentare della Margherita e poi membro del Pd, e Antonio Malaschini, già segretario generale del Senato, sono stati nominati sottosegretari ai rapporti con il Parlamento. Carlo Malinconico è stato nominato sottosegretario all’Editoria, dopo essere stato presidente degli editori italiani (il suo nome compare nelle intercettazioni della “cricca”). Paolo Peluffo, in servizio alla Corte dei conti, è invece sottosegretario alla Comunicazione e all’informazione. Mario Ciaccia, amministratore delegato di Biis, controllata da Intesa, è stato nominato viceministro dello Sviluppo Economico con delega alle Infrastrutture. Lavorerà quindi con l’ex ad dello stesso gruppo, Corrado Passera. Dove si insedia anche, come sottosegretario, Guido Improta.

Agli Esteri vanno invece Marta Dassù, di Aspen Institute e già consigliere di Massimo D’Alema, e Staffan De Mistura, diplomatico italo-svedese con un passato all’Onu. Alla Difesa, i sottosegretari Filippo Milone e Gianluigi Magri. Adelfio Elio Cardinali, medico radiologo all’università di Palermo è stato nominato sottosegretario alla Salute. Al Lavoro va come viceministro il giovane giuslavorista Michel Martone, figlio del magistrato Antonio (il cui nome è comparso nell’inchiesta P3), con l’economista della Voce.info Cecilia Guerra sottosegretario. Per l’Istruzione, i nomi sono quelli di Elena Ugolini e Marco Rossi Doria (il “maestro di strada” napoletano), entrambi sottosegretari. Roberto Cecchi è stato nominato sottosegretario ai Beni culturali, dove già ricopriva la carica di Direttore generale per i Beni Storico, Artistici ed Etno-antropologici. Francesco Braga diventa sottosegretario all’Agricoltura, mentre all’ambiente va Tullio Fanelli.

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