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Manovra. Gazzarra in Senato

Il presidente del consiglio delle banche e della Trilaterale è stato interrotto più volte prima che Schifani decidesse di sospendere la seduta.

Le interruzioni sono partite dai banchi leghisti che hanno esposto cartelli contro la manovra  (‘Basta tasse’ e ‘Giù le mani dalle pensioni’).E’ politicamente terribile che “l’opposizione” sia rappresentata da gentaglia che ha presidiato Berlusconi fino all’ultimo giorno solo per tutelare le proprie poltrone….

Quando ha potuto riprendere a parlare, Monti ha annunciato l’apertura dell’Italia, in sede europea, alla tassa sulle transazioni finanziarie, dicendo che “non sarà la strada per arrivare al ‘basta tasse’ del monito rivoltomi, ma a nessuno, o almeno a nessuno tra quanti ascoltano, che questo è uno dei modi per poter realizzare il ‘meno tasse’ su famiglie e imprese”. “In sede europea uno dei modi per arrivare, se non a ‘basta tasse’, perché sarà impossibile, a ‘meno tasse’ su chi produce e sulle famiglie è anche quello di avere una fiscalità estesa anche al mondo della finanza e della grande finanza.

Mi richiamo al monito ‘meno tasse’ – ha quindi aggiunto Monti – dicendo che in sede europea si è sottolineato che un modo per avere meno tasse su imprese e famiglie è anche quello di non considerare al di là di ogni ipotesi la tassazione sulle grandi operazioni finanziarie. Volevo segnalare – ha detto Monti – che ho notificato in sede europea che l’Italia è disposta a cambiare la propria posizione: l’Italia, e in particolare il passato governo, ha tenuto una posizione contraria all’ipotesi della tassazione sulle transazioni finanziarie, la Tobin tax. L’Italia – ha quindi annunciato Monti – è pronta a riconsiderare questa posizione e a unirsi a quelli che vorrebbero, sul piano almeno europeo, un’adeguata tassazione sulle transazioni finanziarie”.

Un modo per stornare l’attenzione da quel che c’è nella manovra che sta presentando, e su cui alleghiamo qui alcuni articoli dai giornali di oggi.

 

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C’è la fiducia. Non per tutti

Il maxiemendamento del governo conferma la sua «attenzione» per i possidenti. Pensioni indicizzate fino a 1.400 euro, ma solo per un anno. Sconto Ici in base al numero dei figli a carico Braccio di ferro sulle liberalizzazioni tanto promesse. Frenata sugli stipendi parlamentari

Francesco Piccioni
Un governo con lo slittino. Giorno dopo giorno è andata aumentando la lista delle materie che vengono rinviate ad altra data. La più importante sono le liberalizzazioni, con i temutissimi tassisti a gridare vittoria (momentanea). La più impopolare riguarda la riduzione delle indennità per i parlamentari, dilettantescamente inserita nel decreto (per Costituzione il governo non può intervenire su prerogative del Parlamento; ma Fini e Schifani promettono iniziative immediate, già in gennaio).
A tempo quasi scaduto – deve presentare oggi il testo su cui metterà certamente la fiducia – ieri pomeriggio il governo ha messo a verbale il suo maxiemendamento. Le novità ci sono, ma nessuna sembra di grande rilievo. Anzi qualcuna dovrebbe risultare persino insultante.
Sulle pensioni, per esempio. Dopo molto pensare l’indicizzazione è stata portata fino al «triplo del minimo» (1.400 euro), ma soltanto per il 2012. L’anno successivo saranno adeguate soltanto quelle fino a 935 euro (o giù di lì). Metà di quanto «promesso» per giorni dal ministro Fornero, che aveva anche proposto – ieri mattina – un «contributo di solidarietà» del 25% sulle pensioni d’oro, al di sopra dei 200.000 euro annui (quelle di Giuliano Amato et similia, insomma). È stata accontentata, ma nella misura del 15% e solo fino al 2014. Mica vorremo farli stare nelle ristrettezze, no?
Idem per l’alleggerimento dello «scalone» cui erano stati obbligati i nati nel 1952: potranno ritirarsi prima pagando solo l’1% di penalizzazione per i primi due anni mancanti al limite minimo di legge (invece del 2%). Se sono di più, si paga il 2% per ogni anno. Discorso simile anche per l’Imu (Ici, rifiuti, ecc). Le famiglie più «povere» avranno una detrazione della tassa sulla prima casa pari a 200 euro più 50 per ogni figlio a carico e convivente al di sotto dei 26 anni; ma non oltre i 400 euro. In compenso, aumenta la rivalutazione delle rendite catastali degli immobili di proprietà di banche e assicurazioni: 80%, invece del 60 dei comuni mortali.
Sul fronte welfare, l’unica notizia positiva arriva per quei lavoratori ormai in «mobilità lunga» che rischiavano di non arrivare alla pensione con le nuove regole. Verrà prolungata quanto serve, ma soltanto per chi rientra negli accordi firmati fino al 4 dicembre. In pratica, ci rientrano i lavoratori di termini Imerese e dell’Alenia.
Un atto dovuto, nulla di più. Così come lo è l’estensione dei bonus fiscali (36 2 55%) per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli immobili anche alle aree colpite da calamità naturali.
Chiarito infine il giallo del bollo sui conti correnti. Era corsa voce di aumento per tutti. Invece resta a 34 euro annui per le persone fisiche e sale da 73,8 a 100 euro per le società. La maggiorazione servirà ad abolire il bollo per chi, nella media annua, non ha più di 5.000 euro in banca. Ma non è un atto di bontà: «se facciamo una lotta al contante e chiediamo alle banche di non far pagare ai piccoli correntisti certe spese, allora dobbiamo togliere anche questo bollo», ha spiegato il sottosegretario Vieri Ceriani.
La misura è stata pensata per incentivare l’uso delle carte di credito, in modo da poter rendere cogente il divieto dell’uso dei contanti per cifre al di sopra dei 1.000 euro. Ma se non associata a un paniere di spese deducibili (valgono sempre gli esempi dell’idraulico o del meccanico, come se fossero questi gli «evasori tipo») difficilmente potrà diventare una battaglia vinta. Come si fa, infatti, a dimostrare che i 1.000 euro che ritiro in banca non siano stati spesi in tante operazioni spicciole?
Il resto sono dettagli, come il bollo dello 0,76% sul valore delle case possedute all’estero, il leggero aumento dei contributi previdenziali per gli «autonomi» o l’imposta di bollo dell’1% (ma non doveva essere dell’1,5?) sui capitali «scudati» o quella dello 0,1% sulle attività finanziarie detenute all’estero. O la definizione di un tetto massimo – pari al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione – per i dirigenti della pubblica amministrazione. Briciole che solo per irrisione possono essere definite «misure di equità».
Anche sul finale, dunque, si conferma che la squadra dei «professori» è molto sensibile alle istanze dei benestanti o dei ricchissimi (e quindi alle pressioni del Pdl), mentre resiste senza problemi a quelle – assai timide, peraltro – poste dai sindacati e dal centrosinistra. Questione «di classe».

 

da “il manifesto”

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Casa e previdenza, si lima la stretta

di Marco Mobili e Marco Rogari

Un lungo tira e molla sulle liberalizzazioni e la chiusura dopo una lunga attesa delle partite su Imu, pensioni, capitali scudati, province e tagli agli stipendi dei parlamentari. La no-stop delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera è andata avanti fino a tarda notte all’insegna di una convulsa trattativa tra il Governo, da una parte, e Pdl, Pd e Terzo polo dall’altra.

Un confronto che ha prodotto una correzione dell’Imu sulla prima casa e ritocchi alle pensioni sostanzialmente in linea con le attese dei partiti. Il pacchetto di interventi complessivamente vale circa 2 miliardi che, alla fine di una lunga caccia a nuove risorse, è stato coperto principalmente con la riformulazione dell’imposta di bollo su conti correnti e depositi, l’introduzione di un prelievo strutturale sull’anonimato, una patrimoniale sugli immobili detenuti all’estero nonché un bollo ad hoc sulle attività finanziarie oltreconfine.
L’ultimo nodo sciolto per arrivare al via libera nella notte delle commissioni, prima dell’approdo del testo oggi in Aula dove il governo dovrebbe porre la fiducia, è stato quello delle liberalizzazioni: è stata ritirata la modifica dei relatori che posticipava l’entrata in vigore al 31 dicembre 2012, con l’avvio di fatto dal 2013. Dalle liberalizzazioni resta confermata l’esclusione per i taxi. Sulle questione farmaci viene prevista una liberalizzazione di quelli di fascia C vincolata alla preventiva pronuncia dell’Agenzia italiana del farmaco, d’intesa con il ministero della Salute.

Su fisco e pensioni si è giocata la partita dell’equità. Sul versante dell’Irap va registrato il mantenimento della deduzione forfettaria del 10% dall’Ires e dall’Irpef sul tributo regionale pagato per interessi passivi. Si attenua la patrimoniale sui beni di lusso, collegandola alla data di costruzione dei mezzi: per le super-car costruite da 5, 10 e 15 anni il super-bollo sarà rispettivamente del 60%, del 30 e del 15 per cento. Stessa riduzione delle imbarcazioni: in questo caso la tassa di stazionamento è ridotta dopo 5, 10 e 15 anni dalla data di costruzione rispettivamente del 15, del 30 e del 45 per cento (gli sconti li pagheranno i fumatori). Per l’Imu sulla prima casa arriva una maggiorazione biennale della detrazione pari a 50 euro ogni figlio convivente fino a 26 anni di età. Il tetto massimo della maggiorazione sarà di 400 euro. Un collegamento al nucleo che è previsto esplicitamente per il nuovo Isee.

Con i ritocchi sulle pensioni viene attenuato l’impatto sui lavoratori della classe ’52 con 35 anni di contributi, che potranno uscire a 64 anni di età, e sulle donne alle quali, anche a regime viene garantito il pensionamento di vecchiaia con 64 anni vincolato però ad alcune condizioni. Penalizzazione più leggera (1%) per chi esce a 60 e 61 anni con il canale contributivo. Garantita l’indicizzazione piena per il 2012 a tutti gli assegni fino a tre volte il minimo (1.402 euro). Scattano un contributo di solidarietà del 15% sulle pensioni oltre i 200mila euro lordi l’anno e un ulteriore aumento delle aliquote contributive sugli autonomi. Quanto agli altri capitoli, si allenta ancora la stretta sulle province. Scompare l’addio automatico per gli organi in carica che era stato fissato al 31 marzo 2013. Sugli stipendi dei manager arriva un tetto pari al trattamento del primo presidente della Cassazione (maggiorato del 25% per i magistrati) mentre per quelli dei parlamentari, il taglio sarà deciso dalle Camere e dal Governo ma non più per decreto. Nella notte dai relatori è arrivato un emendamento per garantire nuovi fondi all’editoria.

da Il Sole 24 Ore

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