L’ideologia è nota: liberalizzare e privatizzare garantiscono – secondo la suola di pensiero economico liberista – prezzi più bassi e servizi migliori.
Secondo la vita reale, accade esattamente il contrario. Prezzi e tariffe aumentano (basta guardare Autostrade e assicurazioni, per accorgersene), nessun servizio migliore viene fornito. Anzi, la ristrutturazione dei contatti con la “clientela” tramite call center ha allontanato fino all’indifferenza il rapporto tra prestatori del servizio e utenza finale.
Ma non basta discutere di teoria. La crisi sta divorando le capacità di “intrapresa” del capitale italiano, stretto da una concorrenza dal basso dei paesi emergenti (che ormai sanno produrre le stesse merci a bassa intensità tecnologica a costi infinitaente minori) e quella dall’alto dei paesi più avanzati (padroni del know how più avanzato). Le privatizzazioni appaiono dunque l’ultima spiaggia in cui i nostri “prenditori” incapaci di pensare sviluppo, anche se capitalistico, possono sperare di arraffare una “posizione di rendita” senza troppi sforzi.
Qui vi proponiamo il peana intonato da Il Sole 24 Ore e il testo completo della relazione dell’Antitrust.
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L’Antitrust: liberalizzare servizi pubblici, poste, banche, energia e garantire l’equità sociale
Dai servizi pubblici locali alle poste, dai trasporti alle banche all’energia, fino alle professioni e alla semplificazione dell’attività amministrativa. Sono queste alcune delle proposte tecniche inviate dall’Antitrust al Parlamento per favorire la concorrenza e «fare ripartire al più presto la crescita economica».
«Garantire l’equità sociale»
Le liberalizzazioni sono necessarie, scrive l’Antitrust, ma vanno «accompagnate con interventi che garantiscano l’equità sociale e che favoriscano, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, nuove opportunità di inserimento per i soggetti che ne uscissero particolarmente penalizzati».
Scorporare Banco Posta da Poste Italiane
Scorporare Banco Posta da Poste Italiane, ridefinire il servizio universale, limitandolo ai servizi veramente essenziali e ridurre la durata dell’affidamento a Poste, attualmente fissata a 15 anni. È quanto si legge nella segnalazione a Governo e Parlamento dell’Antitrust, che spiega: per Banco Posta, occorre prevedere la costituzione di una società separata da Poste, che abbia come oggetto sociale lo svolgimento dell’attività bancaria e che risponda ai requisiti della normativa settoriale.
«Superare le incrostazioni corporative»
L’Antitrust, si legge ancora nel testo, «ha consapevolezza che per superare le numerose incrostazioni corporative e le resistenze dei grandi attori economici a un’effettiva apertura del mercato, la politica di liberalizzazioni dovrà inevitabilmente essere una sorta di work in progress»; ma – aggiunge – «l’urgenza della crisi richiede di non indugiare e di attuare gli interventi di immediata applicazione». Per l’autorità «non vanno sottovalutati i costi sociali sottesi, nel brevissimo periodo, alle liberalizzazioni».
L’Autorità per il settore ferroviario
L’Antitrust auspica che sia «resa rapidamente operativa l’Autorità dei Trasporti» per il settore ferroviario. «Sarà così possibile vigilare sulla “terzietà”» della gestione di tutte le infrastrutture ritenute essenziali per lo svolgimento di un corretto confronto concorrenziale nei servizi di trasporto ferroviario merci e passeggeri – spiega l’Antitrust -. La stessa Autorità dovrebbe individuare misure idonee a mantenere in equilibrio il finanziamento degli obblighi di servizio pubblico. Nel trasporto ferroviario regionale vanno previsti premì, in termini di risorse pubbliche, per le amministrazioni regionali che decidano di non rinnovare per altri sei anni l’affidamento diretto con Fs.
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