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Tutto il potere all’impresa armata!

Peggio. Cancella i contrattti nazionali di lavoro, ma solo nelle ferrovie (per ora), così da fare un regalo enorme a Montezemolo Della Valle e Mauro Moretti.

L’arbitrio totale sostotuisce il diritto. E’ ora di dire basta e muoversi. Subito. Abbiamo uno sciopero generale il 27 gennaio. Riempiamo le piazze!

Gli articoli che qui di seguito proponiamo sono sufficientemente informativi. La bozza, che pubblichiamo, anche di più.

La bozza del governo:

pdfparte2.pdf1.09 MB12/01/2012


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Via l’art. 18 E i contratti nelle ferrovie

Una raffica di disposizioni contro il lavoro spacciate per misure sulla crescita. Ricchi premi per le assicurazioni e soprattutto la privatizzazione dei servizi pubblici locali
Andrea Palladino
Licenziare e privatizzare. Questa la fase 2 del governo Monti, che parte dalla riscrittura dall’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. È l’articolo 3 del decreto – ancora in forma di bozza – che verrà discusso nei prossimi giorni, a seppellire la pietra miliare dei diritti, aumentando da 15 a 50 la soglia del numero dei dipendenti per le aziende che vogliono licenziare senza giusta causa. All’articolo 18 della legge 300 del 1970 viene aggiunto il comma 1 bis, che recita: «In caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d’opera pari o inferiori a quindici, il numero di prestatori d’opera di cui al comma precedente è elevato a cinquanta».

Nella bozza di legge che il manifesto ha potuto consultare c’è poi il commento dell’estensore: «Chiarire che non peggiora lo status quo dei lavoratori». Una frase evidenziata, prima di una relazione illustrativa di appena sette righe, per rafforzare la scelta che aprirà il varco ad una estensione della possibilità di licenziare: è evidente, infatti, che la possibilità di innalzare il tetto dei 15 lavoratori verrà richiesta dalle aziende per ora non incluse in quanto c’è «distorsione del mercato».
L’intenzionalità contro il lavoro dipendente è confermata e amplificata dall’art. 24, che titola: «eliminazione dell’obbligo di applicare i contratti collettivi nazionali di settore nel trasporto ferroviario». Un regalo «ad personam» per i neo-entranti nel settore – Montezemolo e Della Valle – ovviamente compensato con la stessa «liberalità» a favore di Mauro Moretti e Ferrovie dello stato (cui viene però sottratta Rete Ferroviaria Italiana, che dovrà diventare società indipendente che permette «a tutti gli operatori» di usare i binari, pagando. È il «modello inglese», che ha distrutto la celebrata sicurezza delle «ferrovie britanniche», moltiplicando gli incidenti gravi o gravissimi.
Anche la privatizzazione dei servizi pubblici locali è ampiamente inserita nel testo, in forma talmente generica (Capo V) da affidare soltanto alla relazione illustrativa un mini-chiarimento anodino: «l’evidente finalità delle disposizioni è quella di consentire ai servizi pubblici di rilevanza economica di accedere ampiamente al mercato riducendo la gestione cosiddetta ‘in house’». Nulla è dunque escluso, nemmeno l’acqua.
Anzi. Il boccone ghiotto che tanti esponenti del governo Monti ormai nominano apertamente è proprio questo, oltre agli altri servizi già ampiamente avviati a privatizzazione dal governo Berlusconi, con l’articolo 4 della manovra del 13 agosto. Mossa che si cela dietro l’intervento sulle liberalizzazioni, dalle licenze dei taxi fino alle farmacie e agli ordini professionali (la prevista abolizione delle «tariffe minime e massime»). Anche le edicole vengono investite in pieno da questa furia che confonde la moltiplicazione dei punti vendita con la crescita degli acquisti (che dipendono ovviamente dalle disponibilità di portafoglio).
Qualche dettaglio – fondamentale – in più sul provvedimento che Monti e Passera stanno preparando, con l’importante aiuto dell’ex antitrust Catricalà, era già apparso ieri. Si prevede la creazione di un ufficio presso Palazzo Chigi dedicato al monitoraggio sull’apertura ai mercati dei servizi pubblici locali. Una vera propria operazione «fiato sul collo» nei confronti dei comuni e delle regioni, ridotte in questa maniera a semplici esecutori delle direttive di Monti.
Questo nuovo ufficio dovrebbe monitorare «la normativa regionale e locale (ovvero dei comuni, ndr) e individua, anche su segnalazione dell’Antitrust, le disposizioni contrastanti con la tutela e la promozione della concorrenza; assegna all’ente interessato un congruo termine per rimuovere i limiti alla concorrenza; supporta gli enti locali nel monitoraggio e nelle procedure di dismissione delle loro partecipazioni societarie nei servizi pubblici locali». L’unica precisazione arrivata dalla presidenza del consiglio riguarda i poteri dell’organismo, che «non avrà la possibilità di ispezione – ha spiegato palazzo Chigi – presso le aziende e presso i soggetti che possano detenere informazioni utili».
Tra gli altri capitoli interessanti, nella fretta della lettura, appaiono l’«estensione della possibilità di azione di classe» (la class action anglosassone, con curioso equivoco politico-lessicale), e il divieto per chi importa, raffina o produce carburanti di qualsiasi tipo di distribuirli in proprio. In pratica, si invitano gli esercenti singoli o associati ad acquistare le pompe di distribuzione.
Lo stesso principio viene applicato anche all’energia elettrica e al gas per uso domestico, e prepara quindi il terreno legislativo allo scorporo di SnamReteGas dall’Eni.
Un regalo alle assicurazioni arriva dall’eliminazione delle «microinvalidità», che saranno risarcite solo se saranno riconosciute come «invalidità» a pieno titolo (la fine del «colpo di frusta», insomma). Sempre nello stesso senso pro-società va l’intensificazione delle sanzioni per frodi, contraffazioni, false certificazione, ecc. Il resto è paccottiglia buona per imbellettare un provvedimento furiosamente anti-lavoro. Tipo la «possibilità di applicare sconti», o «l’autorizzazione in commercio dei farmaci generici».


da “il manifesto”

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da Il Sole 24 Ore

Arriva il piano sblocca imprese

di Davide Colombo e Carmine Fotina
Non solo le liberalizzazioni nei servizi economici. Il piano del governo prevede subito una cura anti burocrazia che vada soprattutto nella direzione di facilitare le attività imprenditoriali. Il pacchetto “sblocca imprese” dovrebbe entrare nel decreto concorrenza, il primo Dl legge del programma, con cadenza quasi mensile, immaginato dal premier Mario Monti e dal ministro per lo Sviluppo economico, le infrastrutture e i trasporti Corrado Passera. L’esecutivo è pronto all’abrogazione di tutti i procedimenti di autorizzazione ritenuti non necessari o comunque in conflitto con la direttiva servizi.
Le semplificazioni, che stanno definendo gli uffici tecnici dei ministri Patroni Griffi e Passera, mireranno inoltre in modo diretto ad agevolare la nascita di nuove imprese eliminando gli intralci burocratici e riducendo i tempi per lo start up. Il tema della direttiva servizi (recepita dall’Italia con il Dlgs 59 del 2010) è finito al centro dell’agenda del governo già a fine novembre, dopo gli incontri di Monti con i commissari europei Rehn e Barnier che avevano sollecitato all’Italia un’applicazione più stringente ed efficace.

Sono almeno altri due i provvedimenti pro-imprese già pronti per una prima illustrazione nel consiglio dei ministri di venerdì e che, quasi sicuramente, saranno varati la prossima settimana insieme al pacchetto liberalizzazioni che il governo chiuderà dopo il confronto con i partiti della maggioranza. Il primo intervento ha il profilo di un atto regolatorio in deroga alla normativa sui controlli alle imprese: per evitare controlli ripetuti da parte di enti o amministrazioni diverse (Inail, Inps, ispettori del lavoro, Vigili del Fuoco) si punta da una parte ad affidare a un unico soggetto più funzioni ispettive e, dall’altra, ad avviare un più stretto coordinamento per concentrare in una sola visita all’azienda più verifiche. La seconda misura di deregulation prevede invece l’attribuzione di poteri sostitutivi ai dirigenti della Pa per evitare il ricorso al giudice in caso di contenzioso. La norma dovrebbe avere impatto sulla disciplina sostanziale che regola le procedure di pagamento della Pa ai fornitori o le procedure per la concessione di licenze edilizie. In caso di superamento dei termini il fornitore potrà rivolgersi a un dirigente responsabile che potrà rilasciare nuovi termini ridotti per la chiusura della pratica. Sul fronte dei cittadini, invece, si punta ad un allargamento della de-certificazione avviata dal vecchio Governo con l’estensione del principio “taglia-certificati” ad alcune categorie protette. Le certificazioni di invalidità, per esempio, avranno valore automatico per l’accesso a una serie di servizi locali che oggi prevedono la produzione di documentazione aggiuntiva.

Nei piani del governo la deregulation camminerà in parallelo alle liberalizzazioni che spazieranno nei principali settori economici compresa l’energia sulla quale Passera studia un meccanismo per ridurre i costi in bolletta. Sul decreto però si sono già alzati venti di bufera. La prossima settimana Passera dovrebbe tenere una serie di incontri bilaterali con le parti sociali su questo e sugli altri temi relativi alla crescita. Ad ogni modo, in vista della scadenza del 20 gennaio indicata dal sottosegretario Catricalà per le liberalizzazioni, le categorie hanno già iniziato a far sentire forte la loro voce. I tassisti ieri hanno mandato in tilt il traffico a Genova e sono in fermento anche in altre città («siamo pronti a scatenare l’inferno» dice Loreno Bittarelli di Uritaxi), i farmacisti hanno già incontrato il ministro della Salute per ribadire il loro no a interventi troppo «pesanti». Anche i gestori di carburanti, con Femca Cisl, provano a mettere un argine parlando di migliaia di posti a rischio. Intanto gli edicolanti, interessati dalla liberalizzazione inserita nell’ultima manovra, ieri hanno incontrato il governo confermando che la serrata, originariamente prevista per i giorni 27, 28 e 29 dicembre scorsi, resta sospesa (e non revocata) «in attesa di risposte concrete che dovranno pervenire entro questa settimana».
Non c’è dubbio che proprio la previsione di un cammino parlamentare lungo e difficile e di proteste serrate abbia via via convinto il governo alla scelta del decreto legge, strada valutata fin dall’inizio come la meno impervia rispetto al Ddl (si veda Il Sole 24 Ore del 17 dicembre).

LE LIBERALIZZAZIONI

Carburanti
Nel pacchetto l’eliminazione degli ultimi vincoli alla vendita di prodotti non oil, spinta alla diffusione di operatori indipendenti dalle compagnie petrolifere, anche multimarca, e di impianti completamente automatizzati

Energia
Interventi per ridurre il caro-energia elettrica sulle imprese. Catricalà ha spiegato che non è al momento una priorità lo scorporo di Snam Rete Gas da Eni. Ma ci saranno comunque interventi per la concorrenza nella distribuzione del gas

Farmacie
Si preannuncia un intervento per aumentare il numero delle farmacie intervenendo sulla pianta organica. Si punta poi a liberalizzare la vendita dei farmaci con prescrizione medica ma a totale carico del paziente (fascia C)

Professioni
Arriverà l’aumento del numero dei notai. L’intervento, richiesto dall’Antitrust e confermato da Catricalà come parte del decreto concorrenza, prevede la modifica della pianta organica. Il governo si attende un aumento dei notai considerevole

Taxi
Si punta a liberalizzare questo servizio di trasporto locale rimuovendo la restrizione alla multi-titolarità delle licenze e assegnandone di nuove agli attuali titolare come compensazione. Più mezzi in circolazione dovrebbe garantire più concorrenza

Treni
Dopo la costituzione di un’Authority per i trasporti chiamata anche a vigilare sulla concorrenza nelle Ferrovie si punta a introdurre una serie di misure per aprire l’accesso alla rete e cancellare il regime di monopolio delle Fs sulle tratte regionali

Acqua
Ancora una volta spazio ai servizi pubblici locali. Ci sarà un intervento per chiarire i margini di manovra degli enti locali in materia di affidamenti per il gestione idrico. Ma fatto salvo quanto stabilito dal referendum assicura Catricalà

Banche
Maggiore trasparenza sui mutui casa. Il governo, accogliendo una delle indicazioni giunte dall’Antitrust, eliminerà i margini esistenti per l’abbinamento “forzato” al mutuo erogato di una polizza assicurativa

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