Menu

I cinque dogmi sulle privatizzazioni

Si tratta della privatizzazione di tutto ciò che può tornare profittevole, in quanto tutto viene definito “bene privato”. Allo Stato, esplicitamente, vengono lasciati tre soli compiti: ordine pubblico, disefa esetrna, politica estera (con qualche limitazione).

Utile la sintesi estrema fatta da Pierluigi Sullo su “il manifesto” del 13 gennaio.

Ancora più utile è la lettura integrale delle 16 pagine del rapporto.

i cinque dogmi della privatizzazione:

“Uno: l’esperienza ci dice che le aziende private operano in maniera più efficiente e più innovativa.

Due: (…) In un’attività di mercato il settore dell’economia privata dovrebbe avere la precedenza. Lo Stato non è adatto per assumere il ruolo di imprenditore.

Tre: (…)A parte la promulgazione e l’attuazione di un ordine legale e competitivo da mettere a base del mercato, (il ruolo dello Stato) comprende anche altri compiti sovrani come la sicurezza interna ed esterna, nonché le relazioni estere.Questi sono indicati come “beni pubblici”.

Quattro: dato che l’attività del governo in un’economia di mercato ha fondamentalmente effetti distorsivi, ci deve essere una prova convincente per giustificare il suo coinvolgimento. (…)L’attività del settore privato è necessaria non solo per l’area vasta di beni privati??, ma in linea di principio anche in settori come le infrastrutture e altri, indicati come servizi di interesse generale, ampiamente considerati come parte del dominio pubblico.

Cinque: (…) in linea di principio, ci sono anche i benefici che derivano dalla privatizzazione dei servizi pubblici di interesse generale, ad esempio i servizi idrici, le strutture sanitarie e compiti amministrativi che non attengono alla sovranità: fondamentalmente, si tratta di beni privati”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *