Questa storia dei “tabù” è rivelatrice della filosofia – diciamo così – di questo governo. Come ha spiegato ieri monti nell’intervista a Lucia Annunziata, “non ci devono essere temi indiscutibili quando si comincia una trattativa”. Ma questa flessibilità viene richiesta solo alla “controparte” sindacale che deve concedere tutto – e lo farà, ci possiamo scommettere – sul merito della “riforma struutturale”.
Il governo invece ha un programma “poco flessibile”, anzi per niente, come ha ammonito lo stesso Monti prima che il Parlamento comincia a discutere il decreto sulle liberalizzazioni. C’è un filo logico tra le varie misure che non si può spezzare, e quindi le variazioni non potranno che essere minime.
Ergo, ci sono tutte le condizioni di un replay del film sulle pensioni. Il governo “ascolta” quel che i sindacati pensano, poi decide quel che gli pare. Spargendo al massimo una lacrima…
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Mario Monti ha lasciato dopo una sua breve introduzione il tavolo a Palazzo Chigi sulla riforma del mercato del Lavoro. Nella delegazione del governo sono al momento al tavolo il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà, il ministro del Lavoro Elsa Fornero con il viceministro Michel Martone, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli.
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da Il Sole 24 Ore
Al via il tavolo sul lavoro. Fornero: riforma in 3-4 settimane. Monti: non si procederà per decreto
Il Governo vuole andare fino in fondo anche sulla riforma del mercato del lavoro. Per questo il premier Mario Monti fissa l’orizzonte del tavolo tra esecutivo e parti sociali in corso a Palazzo Chigi. Solo un’introduzione, la sua, prima di volare a Bruxelles per l’Eurogruppo in programma oggi e l’Ecofin di domani, ma i paletti individuati dal professore sono chiarissimi. Innanzitutto strumento e tempi dell’intervento del Governo. «Non si procederà per decreto», spiega Monti ai rappresentanti datoriali e sindacali, «ma i tempi non possono essere lunghi. Voi, forze produttive, avete il mondo dove competere, noi come Governo agiamo in Italia e abbiamo un non facilissimo lavoro da condurre in Europa, spero che il maggiore spazio che stiamo creando per le forze produttive del Paese vi aiuti – aggiunge – a far sì che quello che verrà fuori dal vostro tavolo serva a migliorare la situazione di imprese e lavoratori ma anche a migliorare la situazione dell’Italia nell’Ue».
Monti: servono buone soluzioni strutturali
Quindi il premier torna a ribadire i confini della ricetta che dovrà uscire da questo confronto. «Servono buone soluzioni strutturali per il mercato del lavoro. Spero che si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all’articolo 18». Con un messaggio implicito, ovviamente: dobbiamo guardare oltre l’articolo 18, ma è chiaro che, come aveva detto anche ieri nel salotto tv di Lucia Annunziata, non possono esserci tabù al tavolo con le parti sociali.
Fornero detta i tempi: riforma in 3-4 settimane
Ma è Elsa Fornero, ministro del Lavoro, a sciogliere meglio timing e mission del negoziato che si è aperto oggi. Il confronto sul mercato del lavoro, chiarisce, si dovrà concludere in tre-quattro settimane avvalendosi del coordinamento dell’esecutivo. Tempo un mese, dunque, il Governo dei professori vuole portare a casa anche l’altro, fondamentale capitolo della fase due, dopo il via libera alle liberalizzazioni venerdì scorso.
Il ministro: ammortizzatori sociali importantissimi, ma poche risorse
Ed ecco cosa l’Esecutivo si aspetta da questo tassello. La riforma degli ammortizzatori sociali, spiega Fornero, è «un capitolo importantissimo», ma bisogna considerare che, nel breve periodo, «non abbiamo risorse da spendere su questo». Il ministro ha poi illustrato un documento, composto da cinque punti, contenente le linee guida per la riforma del mercato del lavoro: tipologie contrattuali, formazione-apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro. Serve, chiarisce ancora Fornero,«un contratto unico» che «evolve con l’età piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per ogni età».
Reddito minimo in riforma ma partenza dilazionata
Dunque, è il ragionamento di Fornero, è necessario ridurre le tipologie contrattuali, superando il dualismo del mercato del lavoro. Il ministro chiarisce anche che nella riforma del mercato del lavoro dovrà esserci spazio per il reddito minimo. Ma ci sono problemi di copertura. «Lo schema di reddito minimo richiede risorse ora non individuabili. Per ragioni di bilancio potrebbe essere già individuato in questa riforma, ma – ha detto – l’applicazione normativa potrebbe essere dilazionata».
L’esecutivo propone alle parti sociali l’apertura di tavoli tematici via web
Il Governo ha quindi proposto alle parti sociali di aprire dei gruppi tematici informatici per il prosieguo del lavoro sul riassetto del mercato del lavoro. «È una riforma ambiziosa che non abbiamo la pretesa di fare senza il vostro largo consenso – ha detto secondo quanto si apprende chiudendo il suo intervento -. È dovere di questo governo portare tutti a discutere non per conservare l’esistente, ma per il futuro, per la crescita e per l’Europa. Il modo in cui declineremo queste linee di tendenza dipenderà da voi».
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Monti: l’articolo 18 non sia tabù, eurobond sì ma non tanto presto. Mettere la fiducia sulle liberalizzazioni? Ancora non lo so
Dopo la partecipazione a “Che Tempo che fa” su Rai Tre, dove aveva spiegato le linee ispiratrici del decreto “cresci Italia”, il premier Mario Monti torna in tv, e sulla stessa rete, ospite di Lucia Annunziata e di “In 1/2 ora”.
Dove riflette sugli ultimi giorni di intenso lavoro del suo governo, a partire dalle liberalizzaziioni, ma anche sulla riforma del mercato del lavoro, sulla lotta all’evasione e anche sui presunti “conflitti d’interesse” all’interno del suo governo.
Le contestazioni del Carroccio: «Eppure l’azione del governo richiama la Lega delle origini»
Anche il rapporto con i partiti, in vista del prossimo arrivo del decreto liberalizzazioni in Parlamento, è in primo piano. Si parte infatti dalla manifestazione della Lega Nord a Milano, dove Monti è stato fortemente contestato, ma che considera «parte dell’attività che temporaneamente svolgo». In realtà, ha aggiunto Monti, l’azione del governo per certi versi è in linea con i principi originari della Lega stessa: «Nella Lega c’è un’evoluzione recente che ha portato questo partito a essere frontalmente opposto al governo che presiedo, è un fenomeno di cui prendo atto con rispetto e su cui non mi pronuncio», ha premesso il premier. Tuttavia, ha aggiunto, «avendo seguito con simpatia i primi passi della Lega ritengo che molte cose che stiamo facendo rispondano all’ispirazione originaria della Lega» di «un’Italia più libera di dare corso a impulsi imprenditoriali e di dare respiro alla concorrenza». «Quindi sono sicuro che se Lega pensa ai propri principi fondamentali dentro il suo cuore sarà meno opposta a quello che stiamo facendo», ha assicurato.
La fiducia sulle liberalizzazioni? Vedremo
Ma servirà la richiesta della per l’approvazione del decreto? «Non so ancora se la vorremo porre – ha detto Monti – Trovo che le prime reazioni dei partiti a questo incisivo provvedimento siano nel complesso positive». Abbiamo molta fiducia nel fatto che il Parlamento sappia apprezzare questo provvedimento».
Per anni si sono rispettati gli interessi delle signole categorie più di quelli generali
Dal Nord al Sud, una riflessione sul “movimento dei forconi” che ha bloccato la Sicilia per una settimana per richiedere tariffe più convenienti per i camionisti ma anche condizioni diverse per l’isola in generale.
«Bisogna contenere le cause – risponde Monti – C’è una caratteristica importante e pericolosa di questo paese: per anni si sono rispettati gli interessi delle singole categorie che quelli generali – aggiunge Monti – Interessi che sono legittimi, ma l’insieme degli interessi delle varie categorie dà luogo ad una gabbia che fa danno al proprio Paese, che sprofonda». «Gli interessi delle singole categorie molto spesso sono legittimi; diventano illegittimi quando sostenuti con modalità non conformi alla legge e questo deve essere stroncato, ma – ha detto ancora Monti – un insieme vasto di interessi legittimi di centinaia di categorie dà luogo ad una gabbia, ad un paese che nella legittimità delle singole categorie perde la visione generale e sprofonda un po’ per volta, fa il danno dei propri figli, compresi i figli degli appartenenti a ciascuna delle categorie».
Sulle liberalizzazioni nessun atteggiamento dilatorio
Il governo, per Monti, non ha affatto assunto un atteggiamento «dilatorio» sulle liberalizzazioni, laddove non si è agito immediatamente è stato per evitare conseguenze negative e, comunque, si è seguito lo stesso schema usato da Pier Luigi Bersani quando, da ministro fece le liberalizzazioni nel mercato dell’energia elettrica. Parlando in particolare della rete ferroviaria, Monti ha detto: «Se ricorda il caso dell’energia elettrica, si è fatta a suo tempo la delegificazione: uno dei provvedimenti di Bersani ha introdotto in linea di principio la possibilità di separare, poi la decisione applicativa non aveva bisogno di una legge e così è nata Terna. Per le ferrovie abbiamo applicato questo meccanismo».
«Perché abbiamo resistito a impulso liberalizzatore immediato? – ha aggiunto – Non sono iperliberista, non sono un privatizzatore. Non andiamo a creare situazione dove un eccesso di zelo astratto possa portare non sufficienti benefici per i consumatori e vantaggi solo per le imprese straniere». Per esempio, ha detto Monti, «non sono necessariamente di opinione favorevole su quello che è stato fatto per Alitalia».
Anche sulle imprese serve un mercato unico, no al “colbertismo de noantri”
Monti ha anche invitato ad evitare una difesa «protezionistica» delle imprese italiane da possibili scalate straniere. «Se si fa una battaglia è meglio vincerla. Non si può applicare un “colbertismo de noantri”, come lo avevo definito nel caso Parmalat», ha sottolineato il premier. Per il quale «l’ideale è un mercato quanto meno europeo sempre più unico, in cui chi è più forte e riesce a penetrare altrove lo fa, nel pieno rispetto di regole comuni e con un pavimento omogeneo», ha spiegato Monti, e «un po’ per volta ci si sta avviando, nonostante alcuni riflessi nazionalistici degli ultimi tempi». Per il premier, «lo stato peggiore è quello in cui un Paese ha un sentimento nazionale anche nel campo industriale e della proprietà delle imprese, e quindi vuole che fioriscano e si sviluppino imprese, nel nostro caso italiane, ma quando dall’estero si tenta di acquisire aziende c’è una reazione nazionale». In questa situazione, «è cruciale capire se la rivendicazione è tardiva e rivendicativa, perché non sono state fatte le cose giuste per restare competitivi».
La separazione del mercato del gas: abbiamo superato le annose opposizioni della politica a riguardo
Non c’è stato nessun intento dilatorio neppure nelle norme del decreto liberalizzazioni sulla separazione di Snam Rete gas da Eni. A Lucia Annunziata che definiva «democristiano e dilatorio» l’atteggiamento dell’esecutivo, Monti ha replicato seccamente. «Democristiano in questo caso è un giudizio soggettivo che mi lascia indifferente», ha detto, «dilatorio invece lo respingo con cortesia al mittente». «Lo scorporo della Snam da Eni, tra la generazione di energia e la sua trasmissione, è un punto su cui in Italia non si è mai osato andare avanti, per la grande opposizione da parte dell’Eni e di componenti molto importanti del mondo politico», ha ricordato. Quanto ai tempi, «i sei mesi e due anni se facciamo attenzione si riferiscono a momenti tecnici di applicazione di una decisione presa con questo decreto», ha ricordato. «Se non abbiamo detto che la separazione scattava dall’entrata in vigore del decreto è perchè si tratta di società che hanno azionisti e procedure da rispettare nei consigli di amministrazione, e che devono tenere conto del mercato», ha insistito. Tuttavia, «la volontà politica del governo non avrà più bisogno di esprimersi, nè quella del parlamento una volta che il decreto sarà convertito in legge», ha assicurato. Dunque, «eventi come le elezioni saranno totalmente irilevanti», ha assicurato.
Il capitolo lavoro: sull’articolo 18 non ci devono essere tabù
«Dobbiamo riformare il mercato del lavoro a favore dei giovani», ha poi detto Monti, «tutto si lega. Più agiamo su altre cose meno dobbiamo agire sul lavoro che però è quota molto grande dei costi delle imprese». «La semplificazione del mercato del lavoro, con la riduzione delle segmentazioni e una attenzione particolare ai giovani e al miglioramento qualitativo dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, sono obiettivi» da raggiungere.
Sullo scottante tema dell’articolo 18, il premier afferma di essere «contrario a trattative che assumano la forma di tabù. Ci deve essere apertura mentale totale dai tre lati del tavolo al quale ci si siede: governo e parti sociali». Ma il suo è un sostanziale «no comment»: l’appuntamento sulla questione è rimandato a domattina, quando il governo inizierà «un negoziato serio con i sindacati e le forze sociali». Pertanto, anche qui, nessuna anticipazione.
Sull’evasione non va alimentato un clima da caccia alle streghe
L’evasione fiscale «è un problema sacrosanto che deve non determinare un clima di caccia alle streghe, basato su sospetti, ma un serio contrasto con sanzioni se necessario. Nel contrasto all’evasione fiscale siamo andati alcuni gradini in su. Ci aspettiamo un gettito abbastanza rilevante dagli strumenti che abbiamo introdotto per un maggiore contrasto all’evasione», ha detto il premier.
Il governo dei poteri forti e delle banche? Critiche di una visione provinciale
In Italia c’è una visione «nebulosa e provinciale, lontani anni luce da ogni visione internazionale» del conflitto di interessi inteso come impossibilità per chi ha avuto incarichi privati di giungere a ruoli pubblici. Monti ha aggiunto che qualora un suo ministro si trovasse in una posizione di conflitto di interessi, «sarei io il primo a chiedergli di dimettersi». «Prima di diventare commissario europeo venivo da posizioni in alcuni Cda di banche o imprese», eppure da commissario ricorda di aver colpito imprese e banche. In Italia, rimarca ancora Monti sulla questione del conflitto di interessi ci sono «nebulose visceralfantasistiche».
Un altro fatto a dimostrare la natura del suo governo è che le stesse banche e assicurazioni «sono state molto molto turbate» dalle novità introdotte dal decreto di dicembre. «Non mi amareggia perché la mia storia personale avrà infinite debolezze ma non questa. Mi amareggia perché questa storia viene spesso fatta valere nei confronti dei miei colleghi di governo, che hanno lasciato posizioni di prestigio, di potere durevoli per venire su una barchetta che ora sembra navigare abbastanza, ma che non era neppure chiaro se poetesse essere varata. Mi disturba profondamente per loro questa concezione nebulosa dei conflitti di interesse. Se vedo che un mio ministro porta nella sua attività traccia di conflitto di interesse sarò io a chiedergli di dimettersi». Il riferimento di Lucia Annunziata era al ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera.
Lo sguardo all’Europa: Eurobond probabili, ma non subito. Non mi piace criticare le agenzie di rating
E’ molto probabile che l’Europa arriverà a dotarsi di «eurobond», ma di sicuro «non subito». Ho «speranze molto alte, con la certezza di non vederli subito, molto presto. Non sono sicuro che li vedremo entro la primavera del 2013», ha detto Monti. Che ha parlato anche delle agenzie di rating: «Non le ritengo perfette, ma sono l’unico leader – se posso dire così – europeo che non ha criticato. Come responsabile pro-tempore di un Paese che ha avuto un downgrading, sarebbe stato facile ma non costruttivo dare addosso alle agenzie di rating. Non mi piace tanto chi critica l’arbitro se perde la partita».
Le semplificazioni in agenda la prossima settimana
Varato il decreto concorrenza-infrastrutture e «avere la prossima settimana le semplificazioni vuol dire che la condizione delle imprese è destinata a migliorare: risparmieranno sui costi», ha poi detto Monti. Che però, sulla possibilità di nominare un commissario per accelerare i tempi delle pratiche non si pronuncia: «Mi piace un paese che corre in avanti ma l’abitudine che voglio seguire è quella di correre in avanti con decisioni, non con indiscrezioni sulle decisioni». Questo anche per difendersi da quelle che Monti ha definito «anticipazioni a volte selvagge».
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