12.15 E’ iniziata da poco la conferenza stampa organizzata – nuovamente davanti al Cipe – per denunciare i gravissimi fatti avvenuti venerdì 9 Marzo scorso davanti alla sede del CIPE, con il pestaggio dei manifestanti e l’arresto degli attivisti del movimento di lotta per la casa, con ,l o sgombero della tendopoli dello spreco in Via Marcello Boglione (VII Municipio), il tentativo di sgombero di Via Casal Boccone (IV municipio),
La conferenza stampa, nelle parole di Irene Di Noto che ha aperto gli interventi, denuncia la restrizione degli spazi di agibilità democratica operata dal governo Monti e dal Ministro degli Interni Cancellieri, nei confronti di chi rivendica i propri diritti e manifesta le proprie idee. Dal movimento No Tav fino al movimento di lotta per la casa, si sta manifestando una preoccupante escalation repressiva alla quale è necessario rispondere con un’ampia e plurale mobilitazione democratica e civile. Nel corso della conferenza stampa verranno annunciate le mobilitazioni previste nei prossimi giorni, tra cui una assemblea cittadina giovedi e un corteo sabato. Alla conferenza stampa partecipano: il senatore Stefano Pedica, i parlamentari regionali Fabio Nobile, Ivano Peduzzi, Luigi Nieri,il consigliere provinciale Gianluca Peciola, il consigliere comunale Andrea Alzetta,il presidente dell’VIII municipio Roberto Mastrantonio ,Giorgio Cremaschi Cgil-Fiom, Pierpaolo Leonardi dell’Usb. La conferenza stampa è stata promossa unitariamente da Usb, ASIA-sb, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, Blocchi Precari Metropolitano, Comitato Nazionale No Debito.
E’ intanto partito un appello di solidarietà con Paolo Di Vetta e gli arrestati teso a denunciare la gestione dell’ordine pubblico nella Capitale verso le lotte sociali.
Appello contro arresti di Roma davanti al Cipe da firmare! Per firmare, mandate una mail a iralinks@hotmail.com
Quando alle parole è necessario far seguire i fatti: non serve tensione ma attenzione sociale
La tensione sociale che si sta generando intorno all’emergenza abitativa e all’indebolimento di meccanismi di welfare, di tutela dei diritti primari, di sostegno al reddito, rischia di produrre momenti difficili come quello registrato di fronte al CIPE lo scorso venerdì. Le necessità dei movimenti sociali, delle associazioni territoriali, dei comitati di quartiere, delle realtà sindacali e studentesche sempre più spesso non trovano riscontri adeguati nelle risposte che arrivano dal governo e di conseguenza dalle amministrazioni locali.
Sempre più spesso gli organismi istituzionali di prossimità sono ingabbiati dalle misure anti crisi gestite a livello centrale, misure che peggiorano continuamente le condizioni economiche di milioni di persone.
Gli strumenti di copertura sociale diventano sempre più inadeguati se non decisamente insufficienti.
A poco serve affermare che attraverso le grandi opere e il rilancio degli investimenti ad esse collegati si può uscire dalla crisi, se a questo non si accompagnano misure concrete di tutela sociale generalizzata.
La precarietà di vita che cresce tra strati sociali sempre più ampi non consente più a nessuno di avere dubbi: bisogna mettere mano a un rinnovato sistema di welfare che impegni risorse e patrimonio pubblico a tutela dei diritti.
La pressione che sale dal basso e che chiede casa, reddito, servizi, lavoro non precario, accoglienza non può essere trascurata e affrontata con un inasprimento delle misure di controllo e di gestione dura dell’ordine pubblico.
Il disagio sociale che monta non è frutto di strumentali operazioni di questa o quella fazione o parte politica, è lo stato reale della società italiana e non solo, in questo momento. Risolvere tutto con misure cautelari e rafforzamento degli apparati repressivi avrebbe le stesse caratteristiche di chi vuole svuotare il mare con un cucchiaino. Significa inoltre altre risorse impegnate impropriamente, togliendole di fatto a necessità più impellenti.
Per questo riteniamo che fino a quando la gestione delle risorse pubbliche non sarà chiaramente mirata verso un riconoscibile welfare di cittadinanza, noi saremo impegnati in una mobilitazione permanente che intende poter decidere sull’uso del denaro, del suolo, del nostro futuro, insieme ai fratelli e alle sorelle migranti, abitanti dei nostri territori, per un’emancipazione collettiva e solidale. Tanti uomini e tante donne che non consideriamo come numeri o come forza lavoro precaria, ma come cittadini e cittadine in lotta per i propri diritti.
Invitiamo tutti e tutte a sostenere questo appello e a partecipare alle mobilitazioni dei prossimi giorni:
lunedì 12 marzo ore 12 conferenza stampa davanti al CIPE, via della Mercede 9
giovedì 15 marzo ore 16.30 centro congressi di via Cavour assemblea pubblica per la libertà di movimento
sabato 17 marzo ore 15 concentramento a piazza Vittorio per una manifestazione cittadina
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