A fare la sintesi, alla fine dell’incontro di oggi, è stato lo stesso premier Mario Monti in conferenza stampa: “Abbiamo accertato con scrupolo la posizione di ciascuna delle parti sociali che ci ha portato a concludere che tutte le parti acconsentono all’articolo 18 nella nuova formulazione ad eccezione della Cgil che ha manifestato una posizione negativa”. Ora, afferma scandendo la parole “la questione sull’articolo 18 è chiusa, perchè c’è rispetto per le parti sociali ma a nessuno è concesso potere di veto.L’accordo sulla riforma del mercato del lavoro “dal punto di vista del metodo non ha nulla di consociativo, valorizza il contributo delle parti sociali ma soprattutto valorizza appieno il ruolo del Parlamento, come richiede la Costituzione”. “Nè oggi nè giovedì ci sarà un accordo firmato dal governo con le parti sociali”. Lo dice il premier Mario Monti, al termine del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro.
Dopo due giorni di discussioni e vertici, Monti ha preso atto che Cgil, Cisl eUil non riescono a mettere quella dannata firma. Obiettivo della riunione di oggi a palazzo Chigi, ha detto, sarà «la verbalizzazione delle varie posizioni di accordo e disaccordo più che pensare a un documento contrattuale».
Ma questo verbale «costituirà la base di proposta che il governo presenterà successivamente al Parlamento che rimane l’interlocutore principale». Una espressione che di fatto relega il sindacato – come funzione e ruolo – tra i poteri esclusi da consultazioni obbligatorie. E’ la fine dell’era della “concertazione”, anche sul piano formale.
Più ipocrita Elsa Fornero, che ha dichiarato; «il dialogo non finisce oggi, ma continua per la scrittura delle norme». Una volta sistemata la cornice, si tratterà solo di un dettatura, in pratica, più che di un dialogo.
Intanto piazza Montecitorio dalle 15.00 di oggi pomeriggio si è riempita di manifestanti che intendono difedendere l’art.18 e invitano Cgil Cisl e Uil a non firmare un accordo mortale per i diritti e il futuro di tutti i lavoratori, stabili o precari che siano. In piazza stavolta c’erano decisamente tutti. Sventolano insiene le bandiere della Usb, della Fiom, dei Cobas, della Fds. Al microfono installato vicino al gazebo dove si raccolgono le firme a difesa dell’art.18, si alternano esponenti di tutte le realtà : Marco Ferrando, Alfonso Gianni, Piero Bernocchi, Giorgio Cremaschi, Sergio Cararo, Fabrizio Tomaselli, Paolo Ferrero. Da Cremaschi e da altri interventi l’invito a puntare e a partecipare in massa alla manifestazione nazionale di Milano il prossimo 31 marzo, il primo momento pubblico di dichiarata opposizione all’accordo dell’infamia sul lavoro e al governo Monti.
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pina m.
è ora ormai di costituire un fronte unito di tutti i comunisti e di tutti i lavoratori,
un FRONTE PROLETARIO
per una opposizione vera, continua e senza cedimenti agli attacchi, ormai al limite della sfrontatezza e della tracotanza, che si portano avanti